La verità è che l’uomo va a stare da morto esattamente come stava prima di nascere: la vita del singolo è un tragitto brevissimo tra due assenze
Una volta scrisse di sentirsi come «quegli animali primitivi che a un certo punto uscirono di scena per il totale mutamento delle condizioni generali del pianeta», perché ogni sua scelta lo portava, in modo ineludibile, controcorrente. Alberto Asor Rosa nasceva 90 anni fa e con la sua scomparsa, l'anno scorso, ha lasciato dietro sé un’eredità intellettuale talmente ampia da non poter essere riassunta: una sintesi è possibile attraverso i suoi libri, ma anche lì sarebbe incompleta. La sua vita si dedicava, tra il tanto altro, alla didattica, e molto di lui resterà solo negli astanti ammaliati delle sue lezioni alla Sapienza, dove ha insegnato per cinquantadue anni dopo essere stato allievo di Natale Sapegno.
Da giovane aveva aderito al Partito comunista, ma poi se n’era distaccato, perché i sovietici avevano invaso l’Ungheria, e questo lui non poteva accettarlo: era contrario a ogni forma di violenza e coercizione, e non mancò di scontrarsi con chi, per qualsiasi ragione, questa violenza giustificava o tollerava. Se ne andò solo per essere ancora più vicino alla sinistra e al movimento operaio, distante da quei canoni dell’intellettuale che lo avrebbero voluto vicino al potere – tema, quello tra cultura e governo, che a lui fu sempre molto caro. Con Scrittori e popolo, una delle opere più significative di Asor Rosa, metteva in discussione la letteratura socialista e la sua cultura, senza risparmiare grandi mostri sacri come Vittorini, Pasolini, Pavese e altri.
Era un italianista, ma scrisse anche di Thomas Mann e di Joseph Conrad (l’ultimo libro è dedicato a lui, L’eroe virile). La direzione dell’opera mastodontica di Letteratura italiana per Einaudi gli valse il soprannome di barone rosso e un grande prestigio agli occhi di accademici e altri intellettuali. Sempre da via Biancamano è uscito il recente saggio su Machiavelli Racconto di una disfatta e la meno recente Storia europea della letteratura italiana. Ma si dedicò anche al memoir e alla narrativa: raccontò la sua vita e i suoi genitori che aveva settant’anni nel suo L’alba di un mondo nuovo e in Assunta e Alessandro, mentre due raccolte di racconti riprendono vicende autobiografiche trasfigurandole in finzione.
E, sebbene le condizioni del nostro pianeta fossero tanto mutate, nel tempo, e si presentassero tanto ostili a un intellettuale com’era lui, Asor Rosa non smise mai di tentare la propria sopravvivenza, che poi era quella di tutti i suoi lettori e studenti. Una sopravvivenza che non poteva essere anonima, né senza responsabilità, e neppure senza dibattito: non poteva appiattirsi, insomma, come spesso aveva minacciato. Nel tentativo di riassumere l’eredità di Asor Rosa, allora, intanto cominciamo da qui: continuiamo a studiare. Studiare e capire, perché è così che scamperemo alla selezione naturale, come ha fatto lui.
I libri per scoprire un grande intellettuale del nostro tempo
Di
| Einaudi, 2021Di
| Einaudi, 2019Di
| Einaudi, 2017Di
| Einaudi, 2010Di
| Laterza, 2009Ti potrebbero interessare
Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone? Scrivi alla redazione!
Conosci l'autore
Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente
Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente