La redazione segnala

Lo spettacolo del calcio? Vale un buon libro

Il calcio cambia ed è in continuo movimento. I mondiali in Qatar del 2022 con lo stop di un mese tra novembre e dicembre hanno definitivamente dato un’accelerata a queste mutazioni. La destinazione finale del viaggio è però ancora ignota. Sappiamo che ci stiamo muovendo a ritmi velocissimi, ma non abbiamo la minima idea di dove arriveremo. Si muove su questi temi il nuovo libro del giornalista Maurizio Crosetti, Chi ha rubato il pallone? (Baldini+Castoldi) che mette subito in guardia il lettore: occhio al revisionismo malinconico, prima non erano tutte rose e fiori. Anzi. Partendo dal libro - che oscilla tra passato e futuro, cercando di darci gli strumenti necessari per comprendere le nuove sfumature del pallone - abbiamo incontrato Maurizio Crosetti per fargli qualche domanda.

Chi ha rubato il pallone?
Chi ha rubato il pallone? Di Maurizio Crosetti;

Il calcio è irriconoscibile. L’obbligo di giocare sempre e ovunque ha sfondato il tetto dei calendari e delle stagioni: l’ultimo Mondiale in Medio Oriente, a ridosso del Natale, ha segnato una strada da cui forse non si torna. Ogni nazione l’ha patito, ma nessuno ha potuto opporsi.

Dici che il calcio odierno ti piace per niente e tantissimo perché i grandi amori sono sempre un mistero. Partiamo da qui, dal tuo grande amore per questo sport…

Si tratta di un amore inossidabile e inestinguibile. Un amore iniziato quando ero bambino, in quel momento della vita in cui se ti appassiona per davvero qualcosa poi quella cosa ti accompagnerà per sempre. E questo introduce quell’ambivalenza di atteggiamento di cui scrivo nel libro: io lo so che non smetterò mai di amare il calcio...  però lo sanno anche loro!

Chi sono loro?

Quelli che lo hanno ridotto a una specie di ipermercato che ha messo sugli scaffali la nostra passione. A questo punto dell’intervista devo però fare una premessa.

Prego…

Non voglio passare da boomer che dice che era meglio il calcio di una volta. Non lo penso. Una volta era meglio per alcune cose, ma peggio, molto peggio, per tantissime altre.

Ad esempio?

Da ragazzino avrei pagato per avere Sky o simili, ma anche per avere i videogiochi, internet e gli smartphone. Penso proprio che non me ne sarei mai staccato. E anche da giornalista benedico tutte queste cose!

Cosa proprio non ti piace, invece?

Quando guardo una partita e non riesco nemmeno a capire che squadre ho davanti perché giocano con delle magliette totalmente diverse da quelle “classiche”. Se vedo la maglia del Napoli coi teschi (trovata dello sponsor tecnico per il mese di Halloween ndr) o con il disegno delle labbra perché gioca il giorno di San Valentino qualche domanda me la faccio.

Cosa amavi del calcio di una volta?

Era uno strumento per immaginare mondi, geografie e città lontane dai nomi esotici. Cosa che accadeva regolarmente nei mercoledì di coppa.

Ma il calcio cambia perché noi cambiamo a ritmi velocissimi o cambiamo perché ci adeguiamo alle sue mutazioni velocissime?

Qualcuno per primo ha iniziato a correre, ma non si sa più chi sia. Ormai viviamo dentro un flusso talmente rapido che non riusciamo a scendere dalla giostra. Il web ci obbliga a essere veloci e a cercar informazioni orizzontali e immediate che spesso però non vanno in profondità. Oggi, capita soprattutto ai più giovani, si seguono più gli highlights delle partite e ci ritroviamo a correre dietro al calcio che corre dietro a noi. Come nelle comiche di Stanlio & Ollio.

Questa tendenza delle nuove generazioni a cui basta guardare gli highlights è interessante. Pensi che sul lungo periodo cambieranno le regole per renderlo più veloce e fruibile ai nuovi tifosi?

È già successo, pensa al retropassaggio al portiere che rendeva le partite noiosissime. Il senso di quella regola era rendere il gioco più veloce. Poi da lì al grottesco il passo fu breve perché qualcuno propose anche di allargare le porte per aumentare il numero di gol.

È recente l’annuncio del mondiale 2030 che si giocherà su tre continenti: America, Africa ed Europa.

Il mondiale su tre continenti scardina le regole del gioco e spalanca le porte per un mondiale del 2034 di nuovo in Asia. Con l’Arabia - per adesso - fortissima candidata. E chissà quante novità ci saranno nel calcio da qui al 2034. La sensazione è di vivere in un gioco pieno di estreme conseguenze che però non arrivano al punto estremo.

Cos’è il calcio, alla fine dei giochi.

Il calcio è e sarà solo e soltanto colori, tifo, emozioni. Tutto ciò che non è prato, partita, rumori e profumo è una replica. Magari perfettamente confezionata, ma una replica. Oggi le TV sono strabilianti, ci mostrano i singoli fili d’erba del prato, ma il gioco del calcio resta quella cosa che si fa dal vivo. Il calcio non è YouPorn, il calcio è fare l'amore.

Credo che sia la definizione più bella e romantica del tuo libro.

Peccato che non mi sia venuta mentre lo scrivevo! (ride ndr)

I mondiali in Qatar, la fuga di atleti ancora all’apice della carriera in Arabia. Quanto gli ultimi dieci mesi influenzeranno il calcio del futuro?

Bisogna capire se è in corso un effetto Cina o se c’è qualcosa di diverso. Per effetto Cina intendo quella bolla che qualche anno fa sembrava dovesse conquistare il calcio con contratti faraonici. Ma il calcio cinese non aveva fatto i conti con il regime e tutto si sgonfiò in poco tempo.

Prevedi la stessa sorte per quello mediorientale?

Io ritengo che sia una situazione differente. Comandano le logiche di mercato e per adesso credo che a loro convenga continuare a investire nel calcio.

Quindi l’Arabia è il futuro?

Se decidono di portare avanti il progetto, non vedo alternative. Per ora, almeno. È complicato – del resto – davanti a certe offerte dire di no.

Sono papà da due anni e mi domando che calcio racconterò a mio figlio. In un certo senso te lo domandi anche a te, parlando dei tuoi nipoti. Hai qualche consiglio?

I miei nipoti li porterò allo stadio. Fallo anche tu con tuo figlio. Le cose belle della vita ci danno qualcosa in più e lo spettacolo sportivo vale un bel libro, un bel quadro o un bel disco.

Guardiamo con fiducia al futuro, allora?

Non so come sarà il calcio del futuro, ma se non stravolgeranno le regole sarà ancora bello. Se un giorno decideranno di fare un mondiale su Marte alle tre di notte, puoi stare certo che metterò la sveglia alle tre meno un quarto per guardare le partite.

Per chi ama rincorrere il pallone

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