Diario di bordo

Italia prossima serva di Putin? C’è tempo fino a mercoledì

Venerdì 15 luglio

Non so voi, ma immagino (spero) che la pensiate più o meno come me.
Questa storia della fine del governo Draghi è molto seria, può diventare tragica e può decidere le sorti di questo paese per un bel po’. Non è un Papeete, è molto peggio.

Ho letto sul Corriere la cronaca allarmata di Fabrizio Roncone sul clima di incoscienza dei senatori 5 stelle e sul terrore dipinto sul volto di Giuseppe Conte, ho visto come tutti l’immediata reazione di felicità della Russia; “un governo che ci era nemico, è caduto. Vittoria nostra!”. C’è del vero, ed evidentemente i talk show sulla RAI con i vari professori Orsini, il pacifismo d’accatto, la resistenza (morale, addirittura!) all’invio di armi, la simpatia per il povero Putin, il realismo del gas e della benzina, l’antiamericanismo sempre presente nella sinistra storica, i presunti affari di Salvini con Mosca, hanno trovato in breve tempo il loro sbocco nel parlamento italiano.
L’Italia in questo momento non è più schierata con l’Ucraina, non è più in Europa, non è più nella Nato. Siamo tornati ad essere il paese cialtrone che tante volte siamo stati nella storia.

Però Mattarella ha resistito e ha rimandato Draghi alle Camere. Parlerà mercoledì. E da qui a mercoledì può succedere di tutto.
L’avvocato Conte forse si sta rendendo conto di come finalmente passerà alla storia: il Quisling di Volturara Appula?
Il “capitano” Salvini, i cui uomini erano a Mosca probabilmente per trattare finanziamenti elettorali mascherati da forniture di petrolio, dicono che tentenni.
La sorella d’Italia si crede molto forte e si vede già a palazzo Chigi, ma forse è inebriata dai sondaggi.

Qualcosa mi dice, o almeno mi lascia sperare, che qualcosa succeda, prima ancora di mercoledì, e che ci tolga da questo imbarazzo.
L’imbarazzo di essere ostaggi di quattro - perché non sono poi molti di più - che hanno chiaramente sbagliato mestiere.

A meno che quello fosse il loro mestiere, fin dall’inizio.  

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