Mercoledì 6 luglio
Se ne andrà stasera? O tenterà un ultimo colpo di scena?
Di certo non farà come il suo collega americano per colore di capelli; è un istrione come lui, ma non è golpista e la tragedia non è nelle sue corde; si spera piuttosto che gli venga una buona battuta - almeno quella! - perché la meteora Boris Johnson alla guida della più antica democrazia del mondo, lasci alla Storia qualcosa che non risulti buffonesco.
Qualcosa di buono comunque sta accadendo.
Il primo populista d’Europa lascia la scena: non lo manda via il popolo, ma il suo stesso partito, che prima ha cominciato a sospettare di lui, poi lo ha mandato al patibolo, in nome della “decenza”. E dire che BoJo, il re della Brexit, quello che promette di cacciare gli immigrati, quello che tiene gli irlandesi e gli scozzesi al loro posto, quello che ammicca al Grande Impero che fu, quello che cerca di copiare Churchill, al partito conservatore aveva fatto un gran piacere: gli aveva fatto vincere le elezioni.
Lo trovavano buffo e simpatico, ai ricchi piaceva perché lo sentivano, a pelle, uno di loro.
Scapestrato, arrogante, incompetente su tutto, purtroppo per lui, però, i tempi lo hanno eliminato; la Brexit, come era evidente, si è dimostrata motore di miseria economica; la chiusura agli immigrati, anche. Ha gestito il Covid come un irresponsabile, il suo champagne a Downing street, mentre – tardivamente - vietava la birra nei pub, ha il sapore delle brioches di Maria Antonietta.
Poi sono venute le sconfitte elettorali, fragorose per i tories, le commissioni d’inchiesta sulle cene allegre della sua corte, un party addirittura la sera prima dei funerali di Filippo, un fidato collaboratore con le mani lunghe sui giovani deputati… Too much, Boris. Aveva cercato di risollevarsi con quella passeggiata a Kiev con Zelensky, ma non è bastato.
Ieri, dopo una mozione di sfiducia votata dal 41 per cento dei suoi deputati, due suoi ministri chiave (economia e salute) si sono dimessi, con la semplice motivazione: “non ne possiamo più”. Ora, anche la BBC scherza sulla data della sua morte politica, paragonata a quella, feroce, di Rasputin.
Di una cosa occorrerà essergli grati: ha dimostrato che il populismo può essere battuto, senza neppure troppi sforzi. BoJo ha aperto la via.
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