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Come parlare di clima al parente negazionista

Spesso, durante le festività, ci si ritrova a confrontarsi con familiari con cui non sempre si condividono credenze e valori: pranzi e cene con i parenti diventano occasioni in cui la propria identità, le proprie scelte, e addirittura verità oggettive come l’esistenza della crisi climatica vengono ripetutamente messe in dubbio. 

In molti casi, la scelta migliore è limitare le interazioni e preservare la propria salute mentale. Nel caso in cui, invece, volessimo intraprendere una discussione con un negazionista climatico, la teoria della comunicazione offre dei consigli per avviare una conversazione rilevante che non sfoci in un conflitto irreparabile.

È importante iniziare facendo una distinzione fondamentale. Nel mondo ci sono negazionisti “attivi” e “passivi”: i primi hanno passato la loro vita a costruire una vera e propria macchina di disinformazione per scopi economici e politici. Spesso rappresentano fazioni politiche o interessi finanziari e fanno parte di sistemi di comunicazione e offuscamento complessi ed elaborati, di cui hanno parlato efficacemente Stella Levantesi ne I Bugiardi del Clima e Michael Mann ne La Nuova Guerra del Clima.

Al pranzo di Natale è però più probabile incontrare i secondi, i negazionisti “passivi”, che potremmo definire le vittime della disinformazione dei primi. Ricevono queste fake news e le diffondono inconsapevolmente, facendo quindi misinformazione. Sono spesso persone come noi che magari non hanno avuto il privilegio di poter studiare e informarsi, oppure semplicemente sono cadute nella "trappola" di gruppi negazionisti online.

Tuttavia, c’è da chiedersi: perché una persona che non ha interessi diretti a negare l’emergenza climatica dovrebbe credere a chi lo fa? Sicuramente c’è una motivazione irrazionale di paura. L'emergenza climatica è una minaccia esistenziale di dimensioni tali da sembrare letteralmente incredibile.

In secondo luogo, molte persone finiscono in ambienti in cui vengono bombardate di teorie del complotto e disinformazione. Nella confusione e complessità del mondo in cui viviamo, queste teorie offrono delle spiegazioni semplici a fenomeni complicati da comprendere.

La causa più eclatante e comune però è la politicizzazione dell’argomento, che è iniziata dalle prime pubblicazioni sul climate change. Le cause della crisi climatica sono legate al consumismo e alla produzione sfrenata e le principali soluzioni implicano da sempre un cambiamento di rotta.

Le prove sono incontrovertibili e la risposta dei conservatori è stata, semplicemente, di negarne l’esistenza o posticipare la necessaria presa di consapevolezza. In altre parole, se non ti piace la soluzione, nega che il problema esista.

Una persona può pensare che riconoscere l'esistenza della crisi climatica vada contro i suoi valori politici. Non è così per tutti gli elettori di centro e destra, ovviamente. Il parlamentare repubblicano statunitense Bob Inglis è attivo nella lotta al cambiamento climatico e sensibilizza i conservatori sulla necessità di combattere questa minaccia anche per salvaguardare i loro valori. Purtroppo però è un caso piuttosto isolato e rimane ancora tremendamente difficile parlare di clima con chi sente la sua intera sfera valoriale e la sua persona minacciate da una verità scientifica.

Il primo consiglio, quindi, è di ascoltare e capire cosa il commensale negazionista pensa e perché. Fate domande, interessatevi attivamente per avere il quadro della situazione. Se possibile, chiedete all’interlocutore di parlare in un momento di calma. Rimandate la discussione, un confronto in confusione in mezzo a un brindisi potrebbe sfociare in un conflitto.

Il secondo è di evitare in ogni modo di umiliare l’interlocutore. Anche se sta negando la scienza e l’evidenza, è assolutamente inutile deridere e sminuire.

Il terzo è affidarsi allo storytelling. Una storia personale in cui ci si può immedesimare funziona più di mille grafici.

Il quarto è di mantenere la conversazione rilevante per l’interlocutore: parlate di ciò che interessa a loro e non del clima in sé. Se parlate con qualcuno a cui piace sciare, evidenziate la grave scarsità delle nevicate negli anni.

E, infine, preparatevi a non averla vinta. Spesso ci vogliono più conversazioni e scambi per convincere una persona negazionista. Il cenone di capodanno non basterà.

Vale dunque la pena di impegnarsi a convincere un parente negazionista? Dipende, non siete costretti a educare chi avete intorno, può essere estenuante. Spesso la scelta migliore in questi è “pick your battles”: scegli quali battaglie combattere, a seconda delle tue  energie e di quanto credi sia importante. Però in questo preciso caso potremmo essere proprio noi a fare la differenza.

Secondo uno studio del 2019, i genitori di bambini che frequentano lezioni sul clima sono più sensibili all’argomento e cambiano le loro attitudini e i comportamenti di conseguenza.

Se decidete di farlo, provate a prepararvi con delle letture ad hoc, come Non pensare all’elefante di George Lakoff. Oppure guardate al passato leggendo L’arte di ottenere ragione di Schopenhauer, evitando poi ogni tattica consigliata dal filosofo. Perché il nostro obiettivo non è ottenere ragione, ma stimolare il cambiamento.

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