Diario di bordo

Lo sciopero generale è stato inutile? Dedicato a Luana D’Orazio

Venerdì 17 Dicembre

Ho una strana sensazione, osservando da lontano, a proposito dello sciopero generale di ieri (otto ore, mica simbolico; Cgil e Uil insieme, ma senza Cisl).
Mi ha stupito il poco risalto che ha avuto sui grandi media, il silenzio imbarazzato delle forze politiche di centrosinistra, e l’aperto dileggio di quelle di centrodestra: “inutile”, “roba del secolo scorso”, addirittura, “una manifestazione egoistica di categorie privilegiate che non si curano dell’ambiente o del futuro dei giovani”.
La sensazione strana si acuisce se si leggono, praticamente ogni giorno, notizie drammatiche che vengono dalla vita reale: siamo i primi per morti sul lavoro (altro che smart working!), interi settori dell’agricoltura, dell’edilizia e della logistica si basano sul lavoro coatto di immigrati in condizioni definite “semischiavistiche”, si muore di fatica nei campi a tre euro all’ora, si corre in bicicletta a consegnare le pizze per la stessa cifra, dilagano le false partite Iva, le false cooperative, abbiamo pensioni povere, addirittura i salari (fonte Censis) in trent’anni sono diminuiti di quasi il tre per cento, cosa che non ha uguali in Europa, nemmeno nella Grecia vessata dalla troika.
E siccome siamo nelle condizioni, mai viste prima, di poter spendere un sacco di soldi per la nostra ripresa e per correggere le nostre storture storiche, davvero mi sembra strano che si alzino strepiti se il mondo del lavoro – civilmente, e con le mascherine – chieda di essere ascoltato. Anche perché ol grande successo italiano (The Economist nomina l’Italia come il miglior Paese del mondo), sarà sicuramente merito di SuperMario, ma hanno dato una mano commesse, rider, infermieri, immigrati, braccianti, muratori, operai: uno striscione esposto alla manifestazione di Roma, era commovente: diceva “orgoglio metalmeccanico” e dietro sfilava quel materiale umano che ha fatto il secolo scorso, ma che sarà sostituito dai robot.

Questa nota è dedicata a Luana D’Orazio, 22 anni, un figlio; operaia tessile di Prato, però assunta come apprendista, morta perché i suoi capelli si sono impigliati nel telaio in cui stata lavorando. Incidenti che succedevano non nel Novecento, nell’Ottocento. Luana forse non avrebbe scioperato, per paura di perdere il posto di lavoro.    

 

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