Silicon Biella, pronta risposta a Zerocalcare

Venerdì 3 Dicembre

Praticamente messa alla berlina da Zerocalcare, che nel suo hit Netflix “Strappare lungo i bordi” la definisce “città morta dentro”, dove non succede mai niente, buona solo per la depressione giovanile, la città di Biella (per chi non lo sapesse, lassù in Piemonte, dal 1995 capoluogo di provincia (BL), patria della migliore industria tessile italiana, 44.000 abitanti) è balzata alla ribalta dell’epopea della vaccinazione.

Sentite che storia: due giorni fa, all’hub vaccinale di Biella si presenta un signore di cinquant’anni. Scopre il braccio (il minimo indispensabile, fa freddo a Biella), ma l’infermiera si accorge che la sua pelle ha qualcosa che non va: è infatti un braccio finto, di silicone! Ah, turpe no vax! esclama l’infermiera, volevi un finto Green Pass!
Ma l’uomo cerca di corromperla: “non si potrebbe chiudere un occhio?”. Non ha però fatto i conti con il senso del dovere di Biella, qualcosa che qui si succhia con il latte della mamma.
Non per nulla qui nacque – sì, vabbè, a 5 km di distanza -  il famoso Pietro Micca, che diede la vita per Torino nell’assedio del 1706. Con fermezza la vaccinatrice lo denuncia e, “per la prontezza e la bravura” riceve l’encomio nientemeno che del presidente della Regione, Alberto Cirio, che è nato ad Alba, la città dei tartufi.

Ma l’affare sembra non finire qui: dove ha preso il braccio al silicone, il callido no vax biellese? Quanto l’ha pagato? È vero che uno stock di braccia finte è arrivato dalla Russia? È vero che si vendono sul dark web per 1500 euro? È la punta di un iceberg, di un disagio collettivo, un grido di allarme per la nostra democrazia? Se ne parliamo troppo, non rischiamo di renderlo un martire? Parteciperà ai talk show? Che ne dice Massimo Cacciari? E, soprattutto, non dovrebbe Zerocalcare chiedere umilmente scusa alla città di Biella?