Giovedì 9 Dicembre
Temendo che il ponte dell’Immacolata si sia portata via la notizia, decisamente eccezionale, delle ultime parole del Papa, le riprendo da Il Foglio (dell’8/12), a firma di Adriano Sofri:
“Il Papa ha fatto un altro viaggio ammirevole, e ha detto cose preziose sui migranti e sull’Europa. Poi, sull’aereo, dove la gravità si riduce fino ad annullarsi, ha detto cose forti, senza precedenti sull’arcivescovo di Parigi, Michel Aupetit, di cui aveva appena accettato le dimissioni. Ha detto: “Le piccole carezze, i massaggi che faceva alla segretaria, così sta la cosa. E questo è un peccato, ma non è un peccato grave. I peccati della carne non sono i più gravi. Così Aupetit è un peccatore come lo sono io, come è stato Pietro il vescovo su cui Gesù ha fondato la Chiesa e che lo aveva rinnegato. Come mai la comunità del tempo aveva accettato un vescovo peccatore? Era una chiesa normale, nella quale si era abituati a sentirci tutti peccatori, umili. Si vede che la nostra Chiesa non è abituata a dire vescovo peccatore, siamo abituati a dire che è un santo, il vescovo. Il chiacchiericcio cresce e toglie la fama di una persona. Il suo peccato è peccato, come quello di Pietro, il mio, il tuo. Ma per il chiacchiericcio, un uomo al quale hanno tolto la fama così non può governare. Questa è una ingiustizia. Per questo ho accettato la rinuncia di Aupetit: non sull’altare della verità, sull’altare dell’ipocrisia”.
…
Citando un’agenzia di stampa cattolica che ha immediatamente stravolto le parole di Francesco (per esempio: i peccati della carne non sono i più gravi, che diventa i peccati della carne sono i più gravi)“, l’articolo di Sofri conclude:
“Suscitano pensieri contrastanti le parole di Francesco. A me sembra che li superi e li riscatti tutti la conclusione: “Per questo ho accettato la rinuncia di Aupetit: non sull’altare della verità, sull’altare dell’ipocrisia”. Il Papa, sia pure da un corridoio d’aereo, lontano dalla cattedra, dichiara di aver ceduto al chiacchiericcio e alla sua ingiustizia, e di averlo fatto sull’altare dell’ipocrisia. Chissà se ci sono ancora orecchie capaci di sentire la coraggiosa enormità di queste parole”.
Tutti speriamo, immagino, che – nell’avvicinarsi del Natale - si tornerà su questa questione
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