Il mondo è dei bambini? Magari. È una frase che ci piace dire, ci piace pensare, ma da qui a inverarla passa tantissimo, a partire dai diritti, dai servizi e da tutto ciò che dovrebbe contribuire a rendere migliore, o anche solo più semplice, più leggero, il vivere quotidiano dei genitori e di chiunque si occupi di un minore.
E poi c’è un’altra questione, di cui sembra non si possa discutere se non in modo polarizzato, quella dell’immagine: è giusto o no pubblicare foto di minori sui propri social network? Sembra non possano esserci sfumature tra chi pubblica ogni foto o video dei figli per sottolineare quanto sono belli, buffi e intelligenti, e naturalmente per vendere un prodotto – fosse anche una versione di sé – e chi nega ogni diritto di cittadinanza a foto in cui compaia un minore, che al massimo può essere pixelato.
E poi ci sono quelli che a schierarsi preferiscono farsi consumare dai tarli, e alle prese di posizione in un conflitto preferiscono le domande che ne vengono fuori. E magari, come me, mettono una foto ogni tanto. Se è inquietante un mondo in cui la prima immagine di te che vendi è quella di tuo figlio – e spesso la più ruffiana – a me lo sembra altrettanto uno in cui l’infanzia, quella vera, sparisce. Se i social network raccontano una parte di noi, e plasmano un immaginario, l’immaginario che vogliamo dev’essere quello di un mondo senza bambini? Non mi piace un mondo in cui sono sovraesposti i bambini, non mi piace un mondo in cui sono spariti i bambini. Non sono sicura che tra tutte le scelte che dobbiamo prendere ogni giorno, ogni istante, per i nostri figli – come educarli, se vaccinarli o meno, se somministrare o meno un medicinale, in che scuola iscriverli, cosa sia adatto a loro in termini di abiti, di attività, di alimentazione – sia infine sensato che l’unica scelta su cui ci concentriamo riguardi il mettere o no una foto che ci ritrae con loro. Non so se è giusto in assoluto, non so è sbagliato in assoluto. So che questa discussione, in questi termini inutilmente accesi, dice molto di noi e poco di loro: dice del nostro rapporto controverso con i mezzi della nostra epoca, e tace su quel mondo selvatico e inaccessibile, misterioso, che è e resta l’infanzia.
Di
| Città Nuova, 2017Di
| Sperling & Kupfer, 2018Le ultime news
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