La letteratura di oggi deve molto a J.D. Salinger, personaggio enigmatico, autore di uno dei romanzi più noti al mondo, Il giovane Holden. Il primo giorno dell’anno è anche l’anniversario della sua nascita, avvenuta il 1° gennaio 1919 a New York.
Salinger ha lasciato storie dalla scrittura pungente, fatte di scene e dialoghi in apparenza semplici ma densissimi di significato, capaci di cogliere con analitica precisione anche gli stati d’animo più sottili. I suoi personaggi osservano con occhi impietosi una società borghese fatta di convenzioni e modelli a cui non intendono piegarsi: attorno a loro sono nate opere ancora attuali, simbolo di più di una generazione.
Sono passati più di sessant'anni da quando è stato scritto, ma continuiamo a vederlo, Holden Caufield, con quell'aria scocciata, insofferente alle ipocrisie e al conformismo, lui e tutto quello che gli è cascato addosso dal giorno in cui lasciò l'Istituto Pencey con una bocciatura in tasca e nessuna voglia di farlo sapere ai suoi. Il libro di J. D. Salinger ha sconvolto il corso della letteratura contemporanea influenzando ancora oggi l'immaginario collettivo e stilistico del Novecento.
Nella sua vita Salinger ha rilasciato pochissime interviste, e ha cercato di sottrarsi in ogni modo all’attenzione pubblica. Lo stesso ha fatto con le proprie opere, proteggendo gelosamente ciò che non intendeva pubblicare. Era contrario agli adattamenti cinematografici – diceva, scherzando ma non troppo, che avrebbe dovuto interpretare ogni personaggio – e sotto il suo nome in libreria troviamo solo copertine bianche, senza disegni, trama o biografia: desiderava che i lettori giudicassero solo il testo, senza essere influenzati da altro.
Che lo si legga alla stessa età del protagonista o più tardi, Il giovane Holden, nell’originale The Catcher in the Rye, lascia un segno indelebile. Per tre giorni Holden Caulfield vagabonda per New York, con tutto lo smarrimento e la ribellione dei sedici anni. I suoi pensieri, tanto bizzarri quanto condivisibili e universali, smascherano con nitidezza le ridicole norme sociali del mondo degli adulti. Al centro del suo linguaggio sferzante c’è la parola phony, tradotta come “fasullo” o “ipocrita”, con cui descrive tutto ciò che si ripropone di non voler diventare, e verso cui prova insofferenza e rabbia.
Il giovane Holden è uscito nel 1951. La Seconda guerra mondiale era appena finita, e Salinger vi aveva preso parte poco più che ventenne, combattendo in alcune delle battaglie più dure e partecipando alla liberazione del campo di Dachau, un’esperienza che lo avrebbe segnato per tutta la vita. Nello smarrimento di Holden leggiamo, a un livello più profondo, il sentimento traslato dell’incapacità di riadattarsi al mondo e alle sue convenzioni vissuto al ritorno dalla guerra. Affrontato in questo romanzo solo di riflesso, il ricordo traumatico di quell’esperienza è centrale in molte opere successive. In Per Esmé: con amore e squallore, forse il più struggente nella raccolta dei Nove racconti, l’alienazione del protagonista è tale da portarlo ad abbandonare nel narrato la prima persona in favore della terza, rivolgendosi a sé stesso con il nome di Sergente X. La medesima fatica a ritrovare il senso della propria esistenza si ritrova in Seymour, protagonista del primo racconto della raccolta, Un giorno ideale per i pescibanana.
Seymour è il maggiore dei fratelli Glass, la celebre famiglia costruita da Salinger nelle sue opere, i cui sette figli sono tutti a loro modo “bambini prodigio” (Wes Anderson vi si ispirò per I Tenenbaun), e tutti a loro modo in crisi con il mondo circostante. Due di loro sono i protagonisti di Franny e Zooey, piccolo capolavoro pubblicato nel 1961, che nei fitti dialoghi tra i fratelli entra in profondità nella psiche giovanile e nel dramma della famiglia media americana rovinata dal mito del successo. Ancora dei Glass si parla in Alzate l'architrave, carpentieri e Seymour. Introduzione, pubblicato nel 1963, in cui a raccontare è Buddy, scrittore riservato, che Salinger sceglie tra i sette fratelli come proprio alter ego.
Nel 1965 esce sul New Yorker il breve romanzo epistolare Hapworth 16, 1924; poi, Salinger smette del tutto di pubblicare, pur continuando a scrivere ogni giorno. Già ritiratosi da tempo nella sua casa di campagna a Cornish, si chiude in un esilio volontario che non fa che alimentare la morbosa ossessione del pubblico per la sua figura. Le ipotesi sulle ragioni di questa scelta si sprecano, molti la legano al trauma mai superato della guerra, altri all’infelice associazione di alcuni fatti di cronaca con Il giovane Holden – il più celebre quello dell’assassinio di John Lennon, il cui omicida Mark Chapman dichiarò di essere fortemente influenzato dal romanzo e di seguire Holden come modello di vita.
Figli, mogli, amanti e vicini che hanno parlato di Salinger lo hanno fatto in maniera tra loro molto discordante. Sono stati scritti libri sulla sua fuga dalla società; da alcuni è stato definito misantropo, oppure incapace di relazionarsi con le persone, o ancora un ingrato rispetto al successo ottenuto.
Per lui, forse, si è trattato solo di proteggere ciò che aveva di più prezioso: la scrittura, i suoi personaggi e le sue storie. Di volerne conservare la purezza, senza piegarla alle mode letterarie e alle pressioni dell’industria culturale. Non ha tradito il sedicenne Holden, non si è mai arreso a diventare phony. Nella sua ultima intervista, dice quasi con candore:
Non pubblicare mi dà una meravigliosa tranquillità. Mi piace scrivere. Amo scrivere. Ma scrivo solo per me stesso e per mio piacere
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