Chi è l'uomo? Una domanda tanto banale quanto complessa. L'uomo, questo strano animale, è stato oggetto di innumerevoli riflessioni e indagini nel corso dei secoli. Nonostante il progresso della scienza e della tecnologia, c'è ancora moltissimo da scoprire e capire su di lui. Forse perché è così profondamente ironico.
L'uomo è un essere sociale, dicono. Sì, ma cosa significa realmente essere "sociale"? A volte sembra che sia l'unico animale capace di creare complicati codici di comunicazione anche solo per chiedere un caffè al barista. E, stranamente, sembra che tutta questa sociabilità sparisca di fronte a una folla di sconosciuti in metropolitana, dove ognuno è impegnato a guardare il display del proprio smartphone come se fosse un portale verso universi paralleli.
Martin Parr, noto fotografo britannico, è famoso per la sua abilità nel catturare l'essenza dell'essere umano e i suoi comportamenti strani nelle sue fotografie. Attraverso un'ironia tagliente e un occhio acuto per i dettagli, Parr ci mostra un mondo in cui la normalità viene sovvertita, facendo emergere la stranezza che si cela dietro il velo dell'ordinario.
A partire dalla serie giovanile in bianco e nero “Non-Conformist” (1975-1980) ambientata a Londra e nelle periferie dello Yorkshire, e “Bad Weather”, in cui Parr si è gettato sotto gli acquazzoni in Inghilterra e Irlanda per documentare le reazioni delle persone a questo clima; fino ai celebri progetti a colori come “The Last Resort”, ironico reportage condotto dal fotografo sulle spiagge di Brighton, sobborgo balneare di Liverpool, nella metà degli anni 80, e “Common Sense”.
Fotografo le persone così come le incontro. Ma le persone hanno problemi con il loro aspetto
Martin Parr nasce nel 1952 e cresce nella zona di Epsom, a Londra. Grazie al nonno, fotografo amatoriale, Parr si avvicina alla fotografia fin da giovane e viene incoraggiato a seguire quella strada e sviluppare il suo talento. Studia fotografia al politecnico di Manchester e partecipa a numerosi concorsi fotografici tra il '70 e il '73.
A partire dal ’74, inizia la sua carriera di insegnante senza mai abbandonare la fotografia. Tra i suoi lavori più famosi si annoverano: Bad Weather (1982), The Last Resort (1986), The Cost of Living (1989) e Common Sense (1999). Pur ammirando, e trovando ispirazione nei maestri del passato, si distacca dai canoni classici per dare forma al suo stile. Sono fermamente convinta che le passioni che coltiviamo durante l’infanzia si riflettano in qualche modo nella nostra vita da adulti e non scompaiano mai completamente.
Parr ha coltivato la passione per la collezione fin da piccolo, quando, tra gli 8 e i 12 anni, allestì una sorta di museo di storia naturale all’interno della cantina di casa, raccogliendo, scrupolosamente, palline di uccelli rigurgitate dai rapaci. Oggi, invece, la sua passione si esprime nella raccolta di libri fotografici.
Le fotografie di Parr non sono semplici istantanee della vita quotidiana, ma lavori complessi che mettono in luce i paradossi e gli idiosincratici comportamenti umani. Il suo stile inconfondibile si basa su un uso audace del colore, su composizioni decise e una narrativa visiva che rende l'immagine immediatamente riconoscibile come sua.
Penso che l'ordinario sia un aspetto poco sfruttato della nostra vita perché è troppo familiare
Quello che rende le sue immagini così potenti è la sua abilità nel rendere tangibili le contraddizioni e le assurdità della società moderna.
Le fotografie sono spesso un mix di commedia, aspettative sociali ed esagerazioni stilistiche, che catturano una bizzarra realtà che altrimenti passerebbe inosservata.
L'ironia è un elemento chiave nel suo lavoro. Egli prende in giro i cliché, le convenzioni sociali e le aspettative culturali, smascherandone la tristezza e l'effimera bellezza. Le sue immagini spesso raccontano storie paradossali: un uomo imbronciato a una festa ricoperto di decorazioni festive, o turisti che si scattano selfie in mezzi di trasporto affollati, inconsapevoli del loro ambiente circostante.
Al MUDEC di Milano, fino al 30 giugno 2024, è possibile visitare la mostra: “Martin Parr. Short and Sweet”, con un percorso espositivo che si snoda tra le fotografie selezionate dallo stesso Parr, che ripercorrono i temi più caratteristici del suo percorso e del suo linguaggio espressivo. Ma la stranezza nelle fotografie di non si limita solo agli individui.
La sua ironia si estende alla società nel suo insieme e alle dinamiche di gruppo. Le immagini di Parr mostrano la distanza emotiva e l'alienazione che può sorgere in concomitanza con la modernità. Da viaggiatori distanti in aeroporti affollati a gruppi di giovani che fanno una pausa per scattare una foto invece di godersi l'esperienza reale, l’artista ci fa riflettere sulla nostra stessa partecipazione emotiva e sulla perdita del contatto autentico con il mondo che ci circonda. Pur essendo divertenti e spesso sconcertanti, la sua ricerca ci spinge a riflettere sulla condizione umana, sulla nostra innata ricerca di senso in un mondo globalizzato ed effimero.
In conclusione, le fotografie di Martin Parr possono essere considerate un'indagine profonda e articolata sull'essere umano e sulla società contemporanea. Alla fine, l'uomo è un enigma. Complesso e contraddittorio, profondo e superficiale, serio e ironico. Siamo creature che cercano connessione, conoscenza e giustizia, ma spesso ci perdiamo lungo la strada.
Eppure, nonostante tutti i suoi difetti e contraddizioni, l'essere umano continua a evolversi, a cercare un senso di appartenenza e a lottare per un futuro migliore. E chissà, forse proprio in questa strana combinazione di attributi, risiede il suo vero fascino.
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