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Pavia: la capitale dimenticata

Illustrazione digitale di Ginevra Sacchi, 2023, frequenta il Triennio in Grafica d'arte all'Accademia di Belle Arti di Brera

Illustrazione digitale di Ginevra Sacchi, 2023, frequenta il Triennio in Grafica d'arte all'Accademia di Belle Arti di Brera

Pavia è un'antica bomboniera in cui trovi tutto quello che ti puoi immaginare in una fiaba medioevale: i draghi, i grifoni, i diavoli e le sirene di San Michele, i fantasmi di santi condannati a morte, i re e imperatori, le nebbie, i barbari, le leggende, le regine coraggiose, le epiche battaglie di Re e Imperatori, i lunghi assedi, antichi monasteri e angeli impressi nei muri, pozzi di acque miracolose, alberi magici che guariscono bimbi e antichissime chiese per battezzare solo fanciulle, le altissime torri squadrate e gli intrallazzi di Palazzo, i vescovi che diventavano tutti Santi, le cripte antiche, i monasteri di Badesse stuprate e leggende di fiume.

Fino alla fine del XII secolo Pavia fu una delle 5 città più importanti d’Europa. L’antica capitale Gotica, poi Longobarda, poi centro amministrativo del Sacro Romano Impero. Eppure a guardarla oggi è una tranquilla città di provincia, un po' anomala. Come se vi fossero gli embrioni di una grande metropoli soffocata dagli eventi storici e dalla morsa fatale della vicina nemica storica: Milano.

A Pavia cadde l’Impero Romano nel 472 DC per mano di Odoacre. Teodorico, che sconfisse poi Odoacre, ne fece una sua capitale in quanto Re italico. Vi costruì un Palazzo Reale, un anfiteatro, le terme.

Ma già in epoca romana Pavia godeva di notevole importanza. I Romani la fortificarono per la sua posizione strategica e vi costruirono una fabbrica di armi per l’esercito. Sembrava imprendibile, quindi ci misero pure la zecca. Notabili, nobili e generali dell’Impero si stabilirono nella cittadella e fu così che sparirono capanne, strade di fango e apparvero palazzi, vie lastricate, terme, il Foro e una fognatura che funziona ancora oggi. In breve divenne “La Piccola Roma”.

Durante l’Alto medioevo Pavia fu teatro di eventi incredibili: sinodi papali, riunioni di Re, battaglie epiche…. E fu perfino la Capitale della Religione ariana: in città vi erano vescovi cattolici e ariani, basiliche e prelati di entrambi le religioni. Pavia assediata da Alboino che cadde da cavallo entrando nella città arresa e a cui, dopo che si fu rialzato, un panettiere donò un dolce a forma di colomba; e siccome era Pasqua, quel dolce divenne il simbolo della Pasqua. Assediata poi da Carlo Magno per un intero anno, tanto a lungo che lui stesso con l’aiuto di soldati costruì una chiesetta, ancora oggi visibile in Santa Sofia.

Pavia di Rotari e la legge del Taglione, di Santa Adelaide, Imperatrice del Sacro Romano impero che risiedeva nel Palazzo Reale a poche decine di metri da quella macchina scenografica che è la Basilica di San Michele ove venivano incoronati i Re Italici, compreso il Barbarossa che amava, ricambiato, la sua Papie.

Pavia di Totila e Cuniperto, di Re Liutprando che riposa in San Pietro in Ciel d’Oro vicino alle spoglie di Sant’Agostino, davanti a Severino Boezio.

Una delle città più magiche e misteriose, recitava una guida, ben raccontata negli anni da Mino Milani, meraviglioso autore per ragazzi e grande amante della sua città. Ma poi ancora la città amata dal Petrarca tanto da invitare l’amico Boccaccio a visitarla e questi impressionato ambientò in San Pietro in Ciel D’Oro l’ultima novella del Decameron. In precedenza già Dante citava il nome della Chiesa nel Paradiso della Divina Commedia. Leonardo invece alloggiava in Pavia alla Locanda del Saracino in Piazza Vittoria con il suo giovane aiutante e amante Salari. Qui probabilmente iniziò la Gioconda mentre copiava la statua equestre Regisole posta in Piazza del Duomo che “più di ogni altra statua esprime il senso del movimento”.

E ancora città ove insegnava il Carducci, che abitava a pochi metri dal collegio Ghislieri dove lo studente Carlo Goldoni venne espulso per comportamenti libertini.

Il mio cielo d'oro
Il mio cielo d'oro Di Mino Milani;

Una città è fatta delle sue mura e case, ma anche del cuore dei suoi cittadini - scriveva Isidoro di Siviglia. E dal cuore di Mino Milani (che, da più di settant'anni, ha casa davanti al "suo" San Pietro in Ciel d'oro) sono sgorgate queste pagine su luoghi, figure, episodi della storia di Pavia.

Collegio a pochi passi da dove risiedeva l’inventore della pila Alessandro Volta e più giù verso il fiume la residenza di Ada Negri proprio a poche centinaia di metri dalla ditta della famiglia Einstein ove un giovane Albert scendeva verso il fiume Ticino a passeggiare. Albert e famiglia risiedevano nella stessa casa che fu del Foscolo.

Insomma Pavia è il fascino dell'Europa che inizia dove ormai il Mediterraneo è solo un ricordo. E se ci passi una sera d'inverno, con la nebbia, fra i suoi antichi vicoli che hanno visto Re e Imperatori, Papi e vescovi quasi tutti Santi, i cento monasteri medioevali, fra le sue altissime enigmatiche torri o la penombra di chiese millenarie, scopri che è una delle città più fiabesche e misteriose d'Italia, e non te la dimentichi più, proprio come una bellissima donna.

Gastronomia - Zuppa alla Pavese

Durante la famosa battaglia di Pavia, combattuta il 24 febbraio 1525 nell'ambito della guerra d'Italia (1521-1526) tra l'esercito francese guidato personalmente dal re Francesco I e l'armata imperiale spagnola di Carlo V, ebbe la peggio il Francese che, preso prigioniero, fu provvisoriamente trattenuto nella vicina Cascina Repentita, esistente ancora oggi. Il Re affamato chiese cibo e così la povera contadina mise insieme del brodo, panne raffermo, un uovo crudo e del formaggio grattuggiato: nacque la famosa Zuppa alla Pavese. Il Re ne fu tanto entusiasta da portarne la ricetta a corte a Parigi diffondendola in tutto il mondo come “Soupe a la Pavoise”.

XIII centenario dell'arrivo delle reliquie di Sant'Agostino a Pavia

Aurelio Agostino fu vescovo per 34 anni di Ippona, l’odierna Annaba in Algeria, diocesi ove morì, all’età di 75 anni, il 28 agosto del 430.

Quando il Nord Africa venne conquistato dagli Arabi, il suo corpo fu messo in sicurezza e trasportato a Cagliari e da qui a Pavia, il 28 febbraio 723, all’interno della Basilica di San Pietro in ciel d’Oro,  su decisione d Liutprando, forse il Re più autorevole della dinastia Longobarda.  

Le reliquie di Sant’Agostino presero così posto sull’altare maggiore, davanti alla cripta con i resti di Severino Boezio, dietro al quale vi è ancora oggi un pozzo di acqua considerata magica che nel medio evo era fonte rituale per i Re Italici.

Come ricorda un documento antico in Vaticano “Il Papa incorona a Roma l’Imperatore del Sacro Romano Impero e poi lo stesso viene incoronato come Re Italico dal vescovo di Pavia in San Michele maggiore ove il trono è posto su quattro cerchi al centro della navata principale

Sant’Agostino fu il primo filosofo a introdurre la storia nella filosofia, e il concetto di ragionamento differenziato tra religione e fede.

Pavia quest’anno celebra il suo Santo, nella ricorrenza dell’arrivo dei resti in città, attraverso una serie di eventi e incontri a partire dalla mostraSant’Agostino. La luce e l’immagine”, allestita presso la sala del Rivellino dei Musei Civici all’interno del Castello Visconteo: un racconto multimediale sulla storia del Padre della Chiesa in un viaggio interattivo da Ippona a Pavia. La mostra è visitabile fino al 29 dicembre 2023.


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