La redazione segnala

Il referendum sul divorzio: cinquanta anni fa vinse il no!

Immagine tratta dal ibro "Divorzio. Storia e immagini del referendum che cambiò l'Italia di Edoardo Novelli, Carocci, 2024"

Immagine tratta dal ibro "Divorzio. Storia e immagini del referendum che cambiò l'Italia di Edoardo Novelli, Carocci, 2024"

La trilogia della Patria del giornalista e scrittore Enrico Deaglio è una raccolta in presa diretta dei fatti più importanti che hanno segnato la storia del nostro paese dal 1967 al 2020. I volumi:

Patria 1967-1977, Feltrinelli 2018
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Patria 1978-2010, Il Saggiatore 2010
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Patria 2010-2020, Feltrinelli 2020 
Estratto da

Patria 1978-2010 di Enrico Deaglio

pp. 380-383

Patria 1978-2010
Patria 1978-2010 Di Enrico Deaglio;

Ma davvero è successo tutto questo? In un libro di novecento pagine, una cavalcata in quel vero romanzo che è stata l'Italia degli ultimi trent'anni. È come guardare un film sulla nostra vita, in cui gli avvenimenti sono raccontati mentre succedono.

12-13 MAGGIO: IL REFERENDUM SUL DIVORZIO 

La campagna referendaria è stata a dir poco infiammata. Il fronte del sì all'abrogazione della legge Fortuna-Baslini, capeg­giato dal Comitato promotore di Gabrio Lombardi, si è lanciato in un tentativo disperato di ricacciare l'Italia indietro nel tempo. Il più scatenato tra i suoi leader è il segretario della Dc Amintore Fanfani che ha percorso l'Italia da nord a sud, fino a raggiungere l'apice del fervore in un comizio a Caltanissetta, a suo modo pre­ veggente: "Ora vogliono il divorzio. Dovete sapere che poi vor­ ranno l'aborto, e poi ancora il matrimonio tra omosessuali, poi magari vostra moglie scapperà con la serva!". (Per la cronaca, nella Sicilia dove 13 anni prima il regista Pietro Germi aveva am­bientato Divorzio all'italiana vincerà il no, seppur di poco.)

Sono abbastanza minacciosi anche i toni del Movimento so­ciale di Giorgio Almirante, che nel frattempo ha imbarcato i mo­narchici. Hanno affisso un manifesto nelle città con la scritta "Contro gli amici delle Brigate rosse il 12 maggio vota sì", e sotto il simbolo della fiamma tricolore. Molti anni più tardi la vedova di Almirante confesserà che "Giorgio in realtà era a favore del divorzio".

Divorzio. Storia e immagini del referendum che cambiò l'Italia

Fra il 1965 e il 1974, il divorzio ha rappresentato uno dei principali temi della discussione pubblica e del confronto politico italiano, sul quale si sono contrapposte differenti idee di famiglia, società, paese; laici contro clericali, “fanfascisti” contro “instancabili cornificatori”.

Per cancellare una legge che nel migliore dei casi definisce permissiva, la Cei, presieduta dall'arcivescovo di Bologna Anto­nio Poma, ha dispiegato tutta la sua potenza di fuoco (le predi­ che dal pulpito, "Avvenire", i giornali curiali e parrocchiali, Comunione e liberazione - unico dei pochi movimenti cattolici per il sì). Addirittura il cardinale di Genova Giuseppe Siri arriva a premonire l'inferno per chi non sta dalla sua parte: "I fedeli ora sanno come regolarsi: se voteranno no, non credano di essere d'accordo con Dio".

Ma la verità è che il mondo cattolico è lace­rato come mai prima. Ci sono alcuni preti (dom. Giovanni Fran­zoni è stato sospeso a divinis), molti cattolici di base e associa­zioni come le Acli o l'Azione cattolica che scelgono di distinguere tra un'intima convinzione di fede e la legge di uno stato laico. A febbraio lo storico Pietro Scoppola ha promosso un appello dei cattolici democratici per il no, che ha raccolto 92 adesioni illu­stri, da Romano Prodi a Pierre Camiti, da Giancarlo Zizola a Leopoldo Elia. C'è poi una cospicua parte della Dc che ha tentato fino all'ultimo di evitare il referendum (anche Paolo VI era con­trario) e che, sicura di perderlo, non ha fatto campagna. Nem­meno il governo Rumor si è speso molto.

Il fronte del no è composto da tutto il resto dell'arco costitu­zionale (Pci-Psi-Pri-Psdi-Pli) e dai Radicali che stanno ancora fuori dal Parlamento e più di chiunque altro hanno creduto in questa battaglia civile dal primo minuto. Ma soprattutto, la cam­pagna pro-divorzio può contare su cantanti, attori, personaggi molto popolari che entrano in milioni di case con i loro caroselli, monologhi, brani musicali messi a disposizione della causa: Gianni Morandi ripreso nel salotto con moglie e figli, Gigi Proiet­ ti, Pino Caruso, Domenico Modugno, Arnoldo Foà. Nel suo spot, Nino Manfredi è seduto al trucco in un camerino, quando gli si avvicina un intervistatore:

Scusi signor Manfredi, lei è per l'abolizione?

Scusi sa, ma ce so' tante cose brutte da aboli', vogliamo aboli' proprio l'unica cosa bbona, il divorzio? [... ] Io sono per l'indissolubilità del matrimonio riuscito e non del matrimonio fallito. Meglio il divorzio delle coma quotidiane, delle botte con l'intervento dei vicini, delle pistolettate, delle coltellate, dell'arsenico nei cannolicchi, senza par­ lare delle conseguenze che tutto questo provoca sui figli.

Lei conosce personalmente qualcuno che abbia ottenuto il divorzio?

No, solo gente che era divisa da anni e ha sanato qualche situazione incresciosa. Invece conosco due amici che hanno ottenuto l'annulla­ mento del matrimonio dalla Sacra Rota. È costato qualche milionci­no, ma lui è uno che sta bene e ha ottenuto l'annullamento per impo­tentia coeundi. C'ha avuto quattro figli, come impotente me pare abbastanza prolifico. Ma qua entriamo nel campo della fede, dei mi­racoli... Bisogna crederci. La moglie non ha beccato una lira, perché l'annullamento ecclesiastico non prevede alimenti, difesa morale e materiale dei figli. E che difendi? Non ce so'. Quelli sono quattro ipo­tesi di figli, quattro immaginazioni, anche se mangiano. Oh, poi lei me deve spiega' perché si possono poter dividere soltanto i cattolici con i soldi mentre il divorzio non costa niente. Avanti, mi dica...

1974. Le stragi, le BR, il divorzio, il compromesso storico. L'anno che cambiò l'Italia

È successo di tutto, nel 1974: un anno che di fatto inizia mesi prima, con quel golpe di Pinochet che spinge Enrico Berlinguer a lanciare il compromesso storico. A livello internazionale, oltre al Cile, c’è il Medio Oriente, con gli arabi che chiudono i rubinetti del petrolio; la Grecia e il Portogallo, che tornano alla democrazia; gli Stati Uniti, che registrano le dimissioni di un presidente travolto da uno scandalo.

Milioni di italiani sono ansiosi di rispondere. Il quesito è molto semplice: "Volete che sia abrogata la legge del1 °dicembre 1970 numero 898, Disciplina dei casi di scioglimento delmatri­ monio?" Sì/No.

Domenica alle 12 - a urne aperte - papa Paolo VI, affacciato al Palazzo apostolico, affida la scelta degli italiani alla Madonna, stando però molto attento a non violare il silenzio elettorale.

Intanto arrivano i primi dati sull'affluenza e si capisce che il quorum non è a rischio. Si raggiungerà l'87,72 per cento. Lunedì sera, cinque ore e mezza dopo la chiusura dei seggi, è Marco Pannella a dare l'annuncio dal palco allestito a piazza Navona per il popolo del no: "Ci comunicano in questo momento che la vittoria del divorzio è ormai matematicamente certa".

Solo nella notte il Viminale diffonde i risultati definitivi (la raccolta dei dati è affidata per la prima volta ai cervelloni elettro­nici, ma qualcosa si intoppa):

 

No 59,26 % pari a 19.138.929 voti

Sì 40,74 % pari a 13.157.558 voti

 

La mappa del voto restituisce alcune sorprese: le isole hanno votato per mantenere il divorzio. E anche nelle regioni bianche in cui ha prevalso il sì - Trentino, Veneto, Molise, Campania, Pu glia, Basilicata e Calabria - il no è stato spesso competitivo. Insomma, tra gli elettori, e forse ancor di più tra le elettrici, sem­bra svanito il vecchio timore che Dio guardi nell'urna.

L'indomani "La Stampa" titola: L'Italia è un paese moderno. Vince il no, il divorzio resta. "L'Espresso" commenta: "Gli italiani devono essere grati alla Dc, al suo capo, alla Cei e a quei leader cattolici che hanno voluto e imposto al paese una prova assurda e tuttavia non inutile. Mai un test etico-politico, applicato ai nostri connazionali, era approdato a un risultato più confortante".

Esulta Berlinguer - che pure aveva tentato in tutti i modi di scongiurare una guerra civile referendaria: "È una grande vittoria della libertà, della ragione e del diritto. Una vittoria dell'Italia che è cambiata e che vuole e può andare avanti". La Democrazia cristiana e la Chiesa si rimettono con rammarico alla volontà de­gli elettori. Solo Fanfani qualche mese dopo si ostinerà a volgere l'esito a proprio favore: "La convergenza di 13 milioni di voti ver­so le nostre tesi non può rappresentare una sconfitta". 

Trilogia della Patria

Patria 1967-1977

Di Enrico DeaglioValentina Redaelli | Feltrinelli, 2018

Patria 1978-2010

Di Enrico Deaglio | Il Saggiatore, 2010

Patria 2010-2020

Di Enrico Deaglio | Feltrinelli, 2020

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