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Jennifer Guerra consiglia Di là dal fiume e tra gli alberi di Ernest Hemingway

L'avevamo incontrata qualche mese fa e sin da subito ci era piaciuta. Jennifer Guerra è una studiosa e scrittrice di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Ma è anche di più. Grande appassionata di Ernest Hemingway ci racconta come lo ha scoperto e ci suggerisce un suo romanzo, in cui è curiosamente incappata per poi innamorarsene follemente.

Sono particolarmente legata a Di là dal fiume e tra gli alberi, che di solito non viene annoverato nei grandi libri di Hemingway, ma curiosamente è stato il mio primo incontro con questo autore

Jennifer Guerra

Di la dal fiume e tra gli alberi è uno dei romanzi che tra la produzione letteraria di Hemingway ha un ruolo di secondo piano, un po’ come Avere e non avere, Uomini senza donne o Torrenti di primavera. Per non parlare, poi, dei titoli che non sono stati nemmeno tradotti in italiano…

Di là dal fiume e tra gli alberi
Di là dal fiume e tra gli alberi Di Ernest Hemingway;

Un colonnello americano cinquantenne reduce di due guerre mondiali è follemente innamorato di una giovanissima nobildonna veneziana. Un'antica ferita di guerra, occorsagli trent'anni prima nella campagna veneta di Fossalta, si è riacutizzata e mina la sua salute. Il protagonista va incontro alla più difficile delle esperienze umane, la morte.

Eppure, questo romanzo è stato scritto in un momento rilevante della vita di Hemingway. Arriva, infatti, dopo dieci anni di silenzio, ovviamente letterario, che aveva avuto l’autore americano. Il silenzio era arrivato dopo la pubblicazione di Per chi suona la campana, grande successo del 1940. È il 7 settembre 1950 che la voce di Hemingway torna a farsi sentire e lo fa proprio con il romanzo suggerito da Jennifer Guerra. Ma vediamo un attimo qual è la sua trama.

Il protagonista è Richard Cantwell, un colonnello di fanteria ormai cinquantenne, che viene assegnato a Trieste. Conosce già questa città, perché è qui che ha combattuto la Prima guerra mondiale. Va da sé che il libro si caratterizza subito come una storia carica di ricordi giovanili. Tra gli struggimenti e le reminiscenze giovanili, entra in gioco un nuovo elemento, forse un forse insolito nella produzione hemingwayana: l’amore. Richard incontra, infatti, Renata, una nobile ventenne veneziana.

Un libro che ha molto poco a che fare con gli altri libri di Hemingway perché è un libro estremamente romantico dove, sì, c’è l’elemento della virilità, dell’eroismo, però l’elemento centrale è l’amore

Jennifer Guerra

La differenza di età tra i due protagonisti è tanta, ma questo non impedisce all’amore di sbocciare. La relazione è fatta di romanticismo, confessioni, Richard si apre totalmente a Renata, raccontandole le sue esperienze e la sua carriera militare che ora, nel pieno dell’innamoramento, questa sembra un pallido ricordo.

Ma come ogni storia d’amore perfetta, anche la loro subisce una battuta d’arresto: Richard ha problemi di cuore. È nella scoperta di un tempo che sta per finire che Di là dal fiume e tra gli alberi fa coesistere amore e ricordi. Il colonnello, approfittando del suo soggiorno in Italia, ripercorre i luoghi che lo hanno segnato maggiormente. Tra questi ce n’è in particolare uno, Fossalta di Piave, dove anni prima era stato ferito gravemente. Avanti e indietro tra passato e presente, la storia continuerà a mischiarsi con l’amore, mentre Richard si appresterà a finire i suoi giorni.

Svelata la trama, possiamo dire che Di là dal fiume e tra gli alberi ha tutte le carte in regola per essere considerato un grande romanzo. La sua storia, però, lo ha visto attraversare stagioni di insuccessi e gloria. Ultimamente rivalutato e ristampato, è stato anche tradotto in maniera eccellente da Tennessee Williams che lo ha definito “il migliore e più onesto lavoro che Hemingway abbia mai fatto”.

Nel 1950, però, la critica non accolse bene questo romanzo. Lo stile di scrittura era diverso rispetto ai lavori precedenti dell’autore, il linguaggio era dimesso, l’azione proseguiva in maniera troppo lenta. Per alcuni, le sue pagine erano intrise di una sensualità decisamente eccessiva. Se guardiamo poi ai dialoghi, oltre a essere ritenuti puerili, in alcune parti del libro erano visti come irreali. 

La verità è che, sebbene il romanzo abbia avuto numerose critiche negative, esso ci fornisce uno sguardo privilegiato su Hemingway-narratore. È proprio con Di là dal fiume e tra gli alberi che l’autore cerca di vivificare un suo pensiero che aveva già intuito in Morte nel pomeriggio: uno scrittore deve creare gente viva: gente, non personaggi”. Il personaggio ottocentesco lascia il posto alla gente, a Richard, Renata, all’esperienza.

E se parliamo di esperienza non possiamo che raccontare di amore, guerra, ma soprattutto morte se è Hemingway il nostro autore di riferimento. Tematica onnipresente nella letteratura dell’autore, per la prima volta qui non arriva all’improvviso, ma è frutto di un’attesa silenziosa. È nell’attesa della morte che Richard vive i suoi ricordi e il suo amore per Renata. La presenza costante della finitezza viene esorcizzata da Richard con alcool, emozioni dei ricordi di battaglia, ma soprattutto con l’amore. Niente di nuovo anche qui rispetto alla produzione di Hemingway. È nel sentimento tenero e complesso per Renata che Richard cercherà un sollievo. L’amore, però, non sarà una salvezza, ma più un accompagnamento verso una possibile rinascita. È per questo che la donna amata si chiama proprio Renata?

Di là dal fiume e tra gli alberi è un romanzo carico di simbolismo e simbologie. Oltre a Renata, infatti, e al suo nome parlante, anche il protagonista maschile nasconde dei segreti che stiamo per svelarvi. No, non si tratta di spoiler, tranquilli. Richard è l’alter ego dello scrittore americano, ma è anche la naturale continuazione degli altri personaggi maschili di Hemingway. Nick Adams, Frederich Henry, Robert Jordan, sono tutti precedenti al colonnello, ma a lui molto simili per certi versi. E qualcosa si nasconde anche nei colori, associati a diversi periodi della vita di Richard. Il bianco per l’infanzia, il legno per l’adolescenza, il rosso per la guerra. Il nero.

Da qui è nato un rapporto profondo con Hemingway che l’ha reso non solo il mio autore preferito ma anche oggetto di studio. Ho scritto due tesi su di lui, una, quella della magistrale, su questo libro. Posso dire che questo libro mi ha cambiato la vita

Jennifer Guerra

Un libro controverso, ancora da studiare sia per Jennifer Guerra, sia per noi. Dalle tematiche note ai lettori di Hemingway, all’ambientazione inedita, dolce. Guerra, ricordi, morte e amore si intrecciano tra Venezia, la laguna di Caorle, Trieste e le rive del Piave. Un’ambientazione proveniente dalla vita dell’autore stesso che nel 1948 si trovava a Latisana, in Friuli, ospite nella casa del conte Federico Kechler.

Non solo i paesaggi, le campagne piatte e monotone e le pochissime strade viste da Hemingway in Di là dal fiume e tra gli alberi, ma anche l’amore. È nella dimora del conte, infatti, che l’autore americano conobbe Adriana Ivancich, diciannovenne bellissima, e se ne innamorò, nonostante la presenza della moglie. Incontro che ha segnato molto l’autore quello con la ragazza, tanto da trasporlo nel romanzo, quando Renata viene descritta. Avrebbe colpito il cuore di chiunque.

E se da molti è stato criticato, non amato, noi vogliamo dare una possibilità a Di là dal fiume e tra gli alberi. Ok, la narrazione potrà avere anche un ritmo lento, i dialoghi potranno sì essere puerili, ma tra quelle pagine si nasconde l’anima di Hemingway. Hemingway uomo e scrittore. Pieno di amore per la scrittura, l’autore sembra lasciarci con questo romanzo una sorta di testamento. E se l’amore è un sentimento improvviso, ma che va anche costruito giorno dopo giorno, anche noi pagina dopo pagina stiamo lentamente amando Di là dal fiume e tra gli alberi.

L’ho incontrato mentre facevo le scuole superiori a 15 16 anni ed è stato un amore a prima vista

Jennifer Guerra

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Conosci l'autore

Il padre (medico) lo avvicinò alla caccia e alla pesca durante le vacanze in Michigan, tra laghi e foreste e seguendolo nelle visite agli ammalati delle riserve indiane, ebbe le prime violente impressioni del dolore e della morte. Studiò a Oak Park, ma rinunciò all’università per diventare cronista allo «Star» di Kansas City. Fondamentale, nell’aprile 1918, l’esperienza volontaria della guerra, come autista della sanità sul fronte italiano. Nel luglio viene ferito, e questo trauma, l’incontro diretto con la morte, segna la sua vita. Da allora, per esorcizzarla, cercherà spesso il confronto con la violenza e con il rischio. Dal 1921 al 1927 viaggia in Europa come corrispondente di vari giornali, soggiornando a lungo nella Parigi degli espatriati americani, dove conosce Gertrude Stein, Ezra Pound, Fitzgerald e gli altri interpreti della generazione che la Stein definì «perduta». In quegli anni si struttura la sua tecnica narrativa che, partendo da modelli eterogenei, sia letterari (il Mark Twain di Huckleberry Finn, Flaubert e Conrad) sia musicali e pittorici (Cézanne), mira a rendere la «cosa reale», ossia «la sequenza costituita dall’emozione e dall’evento che l’ha prodotta».Nel 1925 appare Nel nostro tempo (In our time), raccolta di racconti brevi in cui si delinea la figura del giovane eroe uscito dalla guerra, Nick Adams, destinato a ricomparire nella narrativa più tarda. Nel 1926, dopo Torrenti di primavera (Torrents of spring), parodia di Riso nero di Sherwood Anderson, la pubblicazione di Fiesta (The sun also rises) lo consacra scrittore. Del 1929 è Addio alle armi (A farewell to arms), dove alla guerra sul fronte italiano e alla ritirata di Caporetto si contrappone un idillio amoroso, una «pace separata», conclusa, anch’essa, dalla morte. Nel saggio sulla tauromachia come arte del rischio, Morte nel pomeriggio (Death in the afternoon, 1932) e nelle storie di caccia di Verdi colline d’Africa (Green hills of Africa, 1935) lo scrittore entra nelle proprie pagine come personaggio. Dopo la pausa di Avere e non avere (To have and have not, 1937), romanzo breve sul tema del crimine nella società capitalista, appaiono i 49 racconti (The first fortynine stories, 1938) che, nati in tempi diversi, sono esemplari di quell’oggettività, di quella tersa economia che fanno del suo linguaggio narrativo uno dei grandi modelli della prosa novecentesca.Inviato speciale sui vari fronti della guerra civile spagnola, pubblica nel 1940 Per chi suona la campana (For whom the bell tolls). Del 1950 Di là del fiume o tra gli alberi (Across the river and into the trees), che racconta la seconda guerra mondiale. Nel 1952 Il vecchio e il mare (The old man and the sea), ripensamento del modello epico del Moby Dick di Melville. Nel 1954 gli viene assegnato il Premio Nobel per la letteratura. Stanco e malato, consapevole del declino fisico e dell’impotenza che minaccia il suo destino d’artista, si suicida. Tra i libri apparsi postumi: Festa mobile (A moveable feast, 1964), Isole nella corrente (Islands in the stream, 1970), Il giardino dell’Eden (The garden of Eden, 1986).Tra le sue amicizie più strette si ricorda Fernanda Pivano, la sua traduttrice di riferimento per le edizioni italiane.

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