Ce la faremo?
È questa la domanda che, leggendo le pagine di Guida rapida alla fine del mondo (Castelvecchi), ci poniamo più spesso. Altrettanto spesso ci verrebbe da dare la risposta: trovare una soluzione è impossibile, un’utopia, un guazzabuglio di idealismi irrealizzabili. Poi, però, più si procede nella lettura, più si entra dentro il meccanismo – molto onesto, bisogna ammetterlo – dei ragionamenti e delle idee contenuti qui, più ci si rende conto che non c’è nulla di così utopico. Tutt’altro, perché le soluzioni esistono e sono alla nostra portata. Dunque, alla fine di tutto (spoiler?) sorge un’altra, frustrante domanda: perché non ce la stiamo facendo?
Il cambiamento climatico, spiegato bene da chi lo sta studiando e prende parte alla lotta per contrastarlo. Un saggio a più voci che offre tante prospettive su un tema che ormai è diventato il più importante e il più urgente da affrontare.
Non mi dilungherò su temi che ormai conosciamo – anche perché, meglio di quanto possa farlo io, lo fa il libro –, come la temperatura da non superare per continuare a condurre una vita decente su questo pianeta, o quanto siamo indietro, noi mondo occidentale, nella corsa agli obiettivi degli accordi internazionali sul clima. Peraltro è facile, quando ci si avvicina a testi come questo, per alcuni non addetti ai lavori, sbuffare e alzare gli occhi: cos’altro di catastrofico mi si potrà mai dire che già non so? E invece, uno dei pregi di questa guida, è proprio di farci entrare in testa il fatto che siamo tutti addetti ai lavori. Non c’è qualcuno che può esimersi da questa corsa, e se ancora siamo un po’ confusi su cosa fare in proposito, be’, alcune idee sono tra queste pagine.
Sappiamo cosa fare, sappiamo farlo nel modo giusto. Non resta che rimboccarsi le maniche
Il libro è una miscellanea di saggi, brevi e concentrati, salvo il testo in apertura, Io resterò di Sara Segantin, che è un racconto, o una suggestione, o una fiaba apocalittica. Ed è diviso in tre sezioni, chiamate significativamente Il problema, Le soluzioni e L’azione. Credo che questa sia una nozione fondamentale per capire che ci si trova davanti a una pluralità, e non a una semplice teoria messa su pagina. Certo, come ci avverte Tecleme, qui nelle vesti di curatore, gli autori e le autrici convergono, più o meno, su molti aspetti dei temi che affrontano, ma voci diverse significano maggiore ricchezza. E, a un certo punto, vi sembrerà di essere tra amici a parlare del vostro futuro, e delle soluzioni per renderlo migliore.
Uno dei motivi principali per cui non ce la stiamo facendo è il sistema economico in cui viviamo, che ha questo vizio di mettere i bastoni tra le ruote a molte delle iniziative che si vorrebbero adottare per contrastare il cambiamento climatico. Uno dei saggi credo più illuminanti è quello di Monica Di Sisto, che ci pone di fronte a una realtà drammatica e apparentemente disperata. Non a caso si chiama I nemici della transizione, e da che mondo e mondo i nemici sono potenti, astuti e hanno armi cento volte più efficaci delle nostre. E infatti il capitolo è una rassegna dettagliata e precisa di come alcuni interessi particolari e privati, ma molto forti, facciano pressioni sulle istituzioni perché le soluzioni al cambiamento climatico tardino a essere messe in pratica.
Si macchiano, cioè, di lobbismo, di ingerenze indebite nella cosa pubblica, frenando uno sviluppo possibile e auspicato. Quando ci lamentiamo perché non sappiamo dove buttare la carta del prosciutto per fare correttamente la raccolta differenziata mentre di fronte alla nostra finestra una ciminiera continua a sputare fumi tossici nell’atmosfera, ecco, i motivi di questa sacrosanta indignazione sono spiegati bene con questo concetto.
Noi stiamo subendo la decisione politica, supportata da alcune grandi aziende, di non partecipare alla corsa
Il fatto è che noi siamo ancora piuttosto privilegiati, e non siamo capaci di vedere al di là del nostro naso. Sia in termini temporali – una cosa che continua a stupirmi è com’è possibile che degli adulti, per quanto ricchi, possano restare così indifferenti al futuro dei propri figli – perché non siamo capaci di sentirci responsabili per eventi che ancora devono accadere. Sia in termini spaziali, perché gli effetti del cambiamento climatico ci sono già, devastanti e drammatici. Non ci bastano le alluvioni che ormai colpiscono con regolarità l’Italia e l’Europa, perché sono ancora fenomeni considerati sporadici. E intanto, Paesi come l’India, Filippine, regioni africane e via dicendo pagano la nostra sregolatezza occidentale con carestie, allagamenti, siccità, fame.
La pagano ora come la pagherà chi arriverà al 2050. E le persone che oggi ne subiscono le conseguenze più immediate cominceranno a spostarsi, e gli spazi saranno sempre più affollati, o ci si troverà nella triste situazione di dover escludere qualcuno, o peggio, di lasciarlo morire.
Abbiamo tempo, ma non tempo da perdere
Quindi, questo libro non fa altro che dirci che la fine del mondo è prossima. Nient’affatto, non fraintendete. Per due ragioni, in sostanza. La prima, è che la guida ci rassicura spesso con delle soluzioni, che esistono e volutamente non sono scritte nella mia recensione. Sono proposte buone, realizzabili, tutto sta, appunto, nel volerle realizzare. La seconda ragione è che il mondo non finirà sia che stiamo sotto la soglia dei 2° – quando il cambiamento climatico sarà irreversibile e distruttivo – sia che la superiamo, anche di molto. Non sarebbe in ogni caso il mondo a finire, saremmo soltanto noi.
Le recensioni della settimana
Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone? Scrivi alla redazione!
Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente
Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente