Sotto le copertine

Ratigher: vi racconto i fumetti di Brick, nuova collana Coconino

Ratigher. Un suono che sinesteticamente potrebbe rimandare a una grattugia. 
Come mai un fumettista che abbia l'anagrafica fortuna di chiamarsi Francesco D'Erminio sceglie uno pseudonimo tanto strano?
Beh, nella nostra videointervista lo scoprirete subito, e scoprirete come in realtà "Ratigher" sia di gran lunga preferibile al nickname con il quale D'Erminio si è fatto conoscere agli inizi della sua carriera... almeno fino a quando non è inciampato in una puntata dei Simpson!

Ma Ratigher è un artista che va preso sul serio: lo dimostra una produzione ricca, eterogenea, sempre percorsa dal brivido di una sperimentazione mai fine a sé stessa quanto intesa a superare gli irrigidimenti cui ogni linguaggio, col tempo, va soggetto. 
Sì, anche il linguaggio d'elezione che Ratigher ha scelto per sé - il fumetto - ha costantemente bisogno di essere aggiornato, riveduto, ricalibrato e portato un passo oltre sé stesso, perché possa rimanere fedele al suo dettato originario, quello che lo vuole centrifuga di suggestioni e stili, termometro delle possibilità espressive che il tempo storico in cui si esprime riesce a consentire.
Per mantenere la sua implicita e originaria promessa di libertà, insomma, il fumetto dev'essere gioiosamente infedele a sé stesso.

E questo "gioioso tradimento" è anche lo spirito che anima "Brick", la nuova collana Coconino della quale Ratigher è direttore, a partire dal nome. "Brick", infatti, significa "mattone" e - com'è lo stesso Ratigher a spiegarci - in questo mattone è riassunto l'omaggio del nostro a un grandissimo del fumetto del Novecento: George Herriman, che con il suo Krazy Kat ha seminato bellezza nel cuore di tutti gli appassionati della cosiddetta "nona arte". 

"Brick", come ci racconta Ratigher nel corso della nostra intervista, è il mattone con cui il topo Ignatz, protagonista, colpisce a tradimento la nuca di Krazy, un "folletto libero", come ebbe a definirlo il suo stesso inventore, che a volte è maschio e a volte è femmina, sotto sembianti di un gatto che però, osservato da certe angolazioni, può somigliare anche ad altri animali... anarchia, insomma: gioiosa anarchia e purissima creatività. Ecco lo spirito con cui Ratigher immagina la collana che ha aperto le danze con tre titoli - oltre a Jungle Justice, di Lise e Talami, a proposito del quale vi invitiamo a guardare la nostra videointervista ci sono 2120 di George Wylesol e Eldorado di Tobias Tycho Schalken - e che ci proporrà, nei prossimi mesi, nuove avventure in lo-fi (per parafrasare i REM) ma dall'altissima qualità grafica, narrativa e concettuale. 

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