Sassaia è un piccolo borgo nella Valle Cervo, un paesello sconosciuto ai più che si può raggiungere solo a piedi, attraverso una strada sterrata e nascosta.
È il luogo perfetto in cui riposare, allontanarsi dal presente e dal rumore delle macchine. Un posto in cui staccare da tutto o scappare da sé stessi e dal proprio passato. Ma è davvero possibile farlo?
Un giorno giunge a Sassaia una ragazza di trent’anni: si chiama Emilia e ha con sé molte valigie e un accento diverso. Da dove viene e cosa la spinge fino a quel borgo incastonato tra i monti? Bruno, che assiste al suo arrivo, non sospetta ancora l’importanza stravolgente che questo incontro rappresenterà nella sua vita.
L’unico modo per raggiungere Sassaia, minuscolo borgo incastonato tra le montagne, è una strada sterrata, ripidissima, nascosta tra i faggi. È da lì che un giorno compare Emilia, capelli rossi e crespi, magra come uno stecco, un’adolescente di trent’anni con gli anfibi viola e il giaccone verde fluo. Dalla casa accanto, Bruno assiste al suo arrivo come si assiste a un’invasione.
Cuore Nero, il nuovo romanzo di Silvia Avallone edito da Rizzoli, è appena uscito in tutte le librerie e già la sua vicenda ci appassiona. L’incipit rivela quella speciale attenzione che la scrittrice ama dedicare ai suoi personaggi, qui prova di una nuova maturità letteraria raggiunta.
Dopo il successo di Acciaio (secondo classificato al Premio Strega 2010 dopo Canale Mussolini, diventato anche un film per la regia di Stefano Mordini), e l’amicizia tra i casermoni di Piombino tra Anna e Francesca, questa volta fronteggeremo due personaggi che provano a lasciarsi alle spalle un passato difficile e problematico. Bruno ed Emilia sono simili e diversi allo stesso tempo, lo stesso sguardo vuoto che nasconde la paura di rivivere quello che è stato, uno dalla parte della vittima, l’altra da quella del carnefice.
Silvia Avallone lo sottolinea nell’intervista, in Cuore nero ha provato a ribaltare i ruoli, compiendo il salto verso un personaggio femminile che non ha subito il male ma che lo ha fatto, ha pagato con quindici anni di carcere minorile e adesso si nasconde in un luogo lontano. Bruno, invece, è l’occhio e la voce del narratore: lui che fugge dalla vita e si priva di ogni possibile conoscenza, sarà costretto a mettere in discussione ogni suo forzato limite perché di fronte all’amore, che poi è la vita che bussa, si può solo scegliere di aprire la porta.
Si tratta di fiction, di invenzione, se pur la vicenda si arricchisce di elementi legati all’esperienza della sua scrittrice, ma di fronte al male commesso e alla ricerca di una redenzione sorge lo stesso un grande interrogativo: come si fa a riparare l’irreparabile? Per fortuna la letteratura è un luogo in cui tutto è possibile, in cui faccia a faccia con i personaggi che escono dalle loro avventure, si finisce – quando il libro è un gran libro – per conoscere qualcosa in più di noi stessi, e vale tanto per gli scrittori, quanto per i lettori.
L’istinto di Silvia Avallone l’ha portata sulle pendici di Sassaia alla scoperta di due vite che cercano un riparo: ne è nato un libro travolgente, che chiede di metterci in discussione per capire la purezza di uno sguardo che ama al di là di ogni ombra e di ogni male.
Buona lettura e buona visione.
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