La videointervista
Con la sua scrittura scabra, vibratile e profonda, capace di farci sentire il peso di un’occhiata e il suono di una domanda senza risposta, Donatella Di Pietrantonio tocca in questo romanzo una tensione tutta nuova.
Quante domande sembrano attraversare, sotterranee e pronte a tornare in superficie ad ogni istante, i territori aspri e disertati di cui racconta Donatella Di Pietrantonio!
Una scrittrice la cui prosa abbiamo imparato ad amare con L'arminuta, che qualche anno fa attirò i riflettori su Penne, il borgo abruzzese nel quale Di Pietrantonio vive.
Sin da allora, i temi cari alla sua narrativa sono emersi con vigore e chiarezza proporzionali a uno stile mai compiaciuto di sé, e capace di far della sottrazione un punto di forza.
La lingua con cui Di Pietrantonio racconta è parente dei profili selvaggi di quella parte d'Abruzzo, ma a rendere tanto più preziosa la sua voce è una rara capacità di scavo nelle psicologie dei personaggi. E a conferma delle tante qualità cui abbiamo accennato, arriva oggi un nuovo romanzo, L'età fragile, il terzo pubblicato per Einaudi (a L'arminuta ha fatto seguito lo splendido Borgo Sud, nel 2020).
La storia - ci racconta la scrittrice - si è presentata come un'ospite perturbante durante il lockdown del 2020.
In quei giorni terribili, di isolamento e solitudine, prende forma una vicenda che svolge le sue spire attorno ai legami famigliari, alle eredità che è lecito attendersi e a quelle che invece si vorrebbero declinare. Soprattutto, la storia indaga sul potere della parola e su quello - ancor più grande - dei silenzi.
L'omissione, i non detti che condizionano ogni relazione, diventano ne L'età fragile il nucleo magmatico che irradia il proprio potere su tre generazioni: Lucia, che della storia è l'io narrante. Suo padre, uomo duro ma non privo di affetto nei suoi confronti. E Amanda, che torna a casa dalla Milano in cui è andata a vivere e studiare un attimo prima che il lockdown chiuda le porte, recando sulle spalle e negli occhi un segreto che si fa ogni giorno più grave e pesante.
Nella nostra intervista, Donatella Di Pietrantonio racconta il suo libro, svela dettagli del suo rapporto con un territorio amato e difficile, dà spunti preziosi per approfondire la riflessione sul rapporto che intercorre fra la propria storia famigliare e il bisogno di raccontare storie.
Noi non possiamo che invitarvi a immergervi nelle profondità de L'età fragile, preparati a passare ore intense e significative assieme ad una storia che resterà dentro i lettori, a risuonare, anche dopo che sarà stata chiusa l'ultima pagina.
Buona lettura, e buona visione!
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