Faccio fatica a definirlo "spettacolo": quando entrano i cosiddetti spettatori, comincia una specie di esperimento che si fa tutti insieme.
Se il teatro è una scuola, Fabrizio Gifuni è al tempo stesso uno splendido maestro e un eterno studente.
Sì, il teatro, è una scuola di cittadinanza, uno spazio di memoria e progetto nel quale ogni sera si rinnova un patto di reciprocità.
I corpi, le voci, lo spazio della scena che diventa laboratorio aperto, ma anche - e soprattutto - il pubblico: parola, questa, che a teatro si veste di un significato che è antico e modernissimo.
Il pubblico che a teatro smette di essere una variabile d'ascolto e in quello spazio incandescente che corre fra palco e platea respira, s'impregna di memoria e si fa corpo sociale e di cittadinanza.
Il pubblico, a teatro, diventa sé stesso.
Aldo Moro durante la prigionia parla, ricorda, risponde, interroga, confessa, accusa, si congeda. Scrive lettere e compone un lungo Memoriale, che è discorso politico, storico, personale. In questo testo, originariamente destinato al teatro, Fabrizio Gifuni riannoda quelle pagine.
Con il vostro irridente silenzio (pubblicato da Feltrinelli editore) è un memoriale pubblico e privato, il testo su cui poggia un ‘rituale scenico’ dedicato alle carte di Moro, un invito a misurarsi con il fantasma di un interrogativo insepolto. Perché nelle lettere che il presidente della DC indirizzò ai suoi compagni di partito durante i giorni della prigionia e a quelle destinate invece alla propria famiglia, corre un doppio binario che dice molto del modo in cui la Storia - per mettere radici e dare frutti nella società civile - non può mai restare esercizio astratto, ma deve invece trovare chi sia disposto a prestarle corpo e voce.
Al teatro Franco Parenti di Milano da venerdì 12 a domenica 14 gennaio, Con il vostro irridente silenzio s'inscrive in un ciclo intitolato I fantasmi della nostra storia assieme a un'altra rappresentazione a firma Gifuni, Il male dei ricci, ispirato da Ragazzi di vita, Poesia in forma di rosa, Lettere luterane, Scritti corsari, Seconda forma de La meglio gioventù di Pier Paolo Pasolini,
Cosa accomuna Moro e Pasolini è lo stesso Gifuni a spiegarcelo, in una intervista che oggi siamo felici di potervi proporre, invitando tutti ad andare a teatro, a riempire la sala, a misurarsi con le domande che queste rappresentazioni sollevano senza pretendere di trovare risposte immediate, ma lasciandole invece sedimentare e restituendo densità a una memoria storica che ci riguarda tutti.
Ci vediamo tutti a teatro!
Ciak, si gira!
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