Arrivi e partenze

Cile 1973. Un Punto Final fra Allende e Pinochet

Al solo sentire la data "undici settembre", chiunque abbia conseguito l'età della ragione negli ultimi venticinque anni viene investito da un'immagine di distruzione. Gli attentati dell'11 settembre 2001 hanno imposto su quella data - un giorno nel quale succede di tutto, come in qualsiasi altro giorno del calendario - una sorta di monopolio, portando quella semplice combinazione di giorno e di mese a diventare sinonimo, pressoché per tutti, di un evento epocale, impossibile da ignorare. 

Eppure, l'undici settembre era nato ventotto anni prima del duemilauno, e da tutt'altra parte del mondo. 

L'undici settembre di cui parliamo oggi cominciò alle prime luci dell'alba, accanto alla Moneda, il palazzo presidenziale di Santiago del Cile, nel quale si era asserragliato il Presidente eletto, il socialista Salvador Allende, che nei due anni trascorsi dal suo insediamento aveva dato prova di un'attitudine sinceramente riformista e democratica che a quelle latitudini era cosa nuova. 

Talmente nuova, l'aria che si respirava in Cile, che negli Stati Uniti qualcuno cominciò a pensare che forse quell'Allende si stava montando la testa, e che si sarebbe dovuti intervenire per scongiurare il peggio: che il Cile di Salvador Allende diventasse un traino e un esempio per gli altri Paesi latinoamericani era un rischio troppo grande

Multinazionali, politici, la CIA: una sinfonia di poteri forti che cospirarono per riportare all'unico status quo che consideravano accettabile. Quello cioè secondo il quale il Cile - come la maggior parte dell'America Latina - doveva continuare a restare una dépendance degli Stati Uniti. A qualsiasi costo.

Il resto è storia nota. O meglio, lo era: perché il libro di cui parliamo oggi con Sara Chiappori e Marco Bechis aggiunge un tassello importante alla comprensione di quel che accadde, e lo fa attraverso una forma editoriale coraggiosa e decisamente avvincente. Sara Chiappori è la figlia di Alfredo Chiappori, grande disegnatore satirico e cartoonist di vaglia che per quasi quattro decenni ha raccontato la vita politica del nostro Paese, ma anche (come testimoniato meravigliosamente dal libro che teniamo fra le mani e di cui oggi parliamo con la figlia) quel che accadeva "fuori dalla porta di casa", consapevole che in un mondo complesso non esiste nulla da cui un intellettuale - armato di penna, matita o qualsiasi altro strumento espressivo - possa o debba dirsi immune o disinteressato. 
Ecco allora che dall'archivio di Chiappori - venuto a mancare lo scorso dicembre - emergono le tavole che in presa diretta, a partire dal settembre 1971 commentarono su Linus quel che stava accadendo in Cile. 
Punto Final era in realtà un punto di domanda, un'interrogazione sospesa e rivolta alle coscienze europee e occidentali, che non potevano non vedere quali interessi e quali forze stessero dietro alla destituzione e all'assassinio di Salvador Allende e all'intronamento violento e antidemocratico della giunta militare guidata dall'infame Generale Pinochet. 
Oggi le tavole di Punto Final, con l'addenda di diversi disegni inediti, tornano a raccontare con l'urgenza della cronaca quel che accadde in quei giorni concitati e terribili, e lo fanno con il preziosissimo ausilio delle cure di Marco Bechis, formidabile cineasta e scrittore, che ha integrato il progetto editoriale voluto da Elisabetta Sgarbi con la sua testimonianza di primissima mano. Quella di Bechis, nato in Cile e presto emigrato in Argentina con la sua famiglia, è una vicenda umana che ha incrociato gli effetti nefandi delle dittature in primissima persona, come raccontato da Bechis in un memoir intenso intitolato La solitudine del sovversivo
Nella nostra intervista, una conversazione che vogliamo offrire ai lettori di Maremosso in occasione dell'annievrsario di un evento la cui importanza è impossibile sopravvalutare, troviamo la storia di un libro, di due famiglie, di un'epoca - soprattutto - nella quale la consapevolezza e l'impegno erano il pane di ogni giorno per milioni di persone, convinte che solo nella presa di posizione attiva e quotidiana contro le cose di un mondo le cui ingiustizie erano lampanti, si potesse trovare il viatico per costruire un mondo migliore. Buona visione a tutti.

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