Arrivi e partenze

Nancy Porsia e quel mal di Libia 

Con Mal di Libia provo a mettere al centro dello spazio mediatico i libici e le libiche, invece della Libia

Nancy Porsia
Mal di Libia. I miei giorni sul fronte del Mediterraneo

Il racconto dalla prima linea dell’unica giornalista italiana rimasta di base in Libia dopo la primavera araba

Nancy Porsia ha capito per la prima volta cos'avrebbe fatto da grande guardando dai tetti di Matera. 
La città nella quale questa bravissima e coraggiosa giornalista lucana è nata e cresciuta ha instillato in lei la capacità di tenere l'umano sempre al centro del suo sguardo.
Dai racconti della guerra di sua nonna Maria, Nancy ha derivato un incrollabile antifascismo, e la convinzione che una volta cresciuta avrebbe voluto raccontare le storie delle persone cui la Storia non ha dato occasione di raccontarsi.
Ecco perché negli ultimi vent'anni Porsia ha scelto di raccontare la Libia, Paese gravato nel nostro immaginario da pregiudizi e sensi di colpa. Ecco perché il risultato di una profonda conoscenza di quel Paese e - soprattutto - delle persone che ci vivono è confluito in un libro che si pone come indispensabile breviario per chi voglia capire cosa succede oggi in Libia, come i semi gettati dalla Primavera Araba abbiano germogliato in modo strano e non dando i frutti che si sarebbe potuto auspicare. 

Mal di Libia. I miei giorni sul fronte del Mediterraneo è un reportage importante, che oggi arricchisce la collana di Bompiani editore diretta da Roberto Saviano, Munizioni, di un capitolo che mancava.
Ecco perché speriamo che l'intervista che abbiamo fatto con Nancy possa servire da introduzione ad alcuni dei tanti, tantissimi temi che Mal di Libia affronta attingendo a un'inesauribile ricchezza di fonti di prima mano, storie, interviste, incontri, viaggi.  

Nancy mette piede la prima volta a Tripoli poche settimane dopo la morte di Gheddafi, rais che ha governato il Paese per quarant'anni con pugno di ferro e consumata abilità politica.
Per lungo tempo, la giornalista viaggia tra Nord Africa, Europa e Medio Oriente in cerca di storie da raccontare, rendendosi conto che quel momento storico è cruciale per definire gli equilibri che verranno.
Decide infine di stabilirsi a Tripoli, unica giornalista italiana di stanza in Libia. Da lì invia testimonianze sugli intrecci indicibili di una politica fragile, perennemente sospesa tra la minaccia dei golpe e le ingerenze indebite dei servizi segreti.
E poi tocca con mano, giorno dopo giorno, gli sviluppi di una sanguinosa guerra civile, indaga sulle articolate e inquiete relazioni fra i nostalgici di Gheddafi e i giovani rivoluzionari, per concentrarsi infine sul dramma delle migrazioni di cui la Libia è transito, terminale e centrale operativa. Con la complicità di una Europa mai completamente sincera nel proprio stigmatizzare l'operato della Guardia Costiera di quel Paese.

In queste pagine, condotte con un passo narrativo che non va mai a detrimento della chiarezza informativa e del rigore giornalistico, Nancy Porsia ci invita a conoscere una terra che è allo stesso tempo matrigna coi propri figli e connivente con chi delle sue fragilità approfitta. Soprattutto, attraverso le tante storie di uomini, donne, anziani e bambini, Porsia ci permette di scoprire meglio un popolo ricco di contraddizioni, ma anche vittima di pregiudizi e incomprensioni, riuscendo al tempo stesso a raccontare bene quel che oggi significa fare informazione indipendente, svolgendo un mestiere - quello del giornalista - troppo spesso imbrigliato in pastoie di potere, come dimostra il caso di intercettazioni che l'ha vista indagata dalla Procura di Trapani nel 2017, vero e proprio caso di abuso giudiziario ai danni di una libertà di stampa in pericolo.

Buona visione, e buona lettura.

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