Arrivi e partenze

In È gradita la camicia nera Paolo Berizzi racconta il cuore nero del Nordest

Illustrazione di Laura Bornea, 2021 - la sigla delle interviste "Il profumo delle pagine" è cantata da Laura Salvi - compositore Marco Zoppi

Illustrazione di Laura Bornea, 2021 - la sigla delle interviste "Il profumo delle pagine" è cantata da Laura Salvi - compositore Marco Zoppi

Gli anticorpi necessari per contrastare e tener lontane le pulsioni fascistoidi, razziste, discriminatorie, ultranazionaliste si sono affievoliti, in questi anni. Non soltanto a Verona, ma in Italia e in Europa

"Non c’è mondo per me aldilà delle mura di Verona:
c’è solo purgatorio, c’è tortura, lo stesso inferno;
bandito da qui, è come fossi bandito dal mondo;
e l’esilio dal mondo vuol dir morte
"


William Shakespeare, “Giulietta e Romeo”


In Shakespeare, è stato scritto, c'è tutto quel che serve per capire fino in fondo quel che si agita nel cuore degli uomini.

Chissà se Paolo Berizzi, prima di tuffare le braccia fino ai gomiti nella materia oscura di cui scrive nel suo ultimo, fondamentale reportage ha guardato a Verona dall'altezza del balcone più famoso del mondo, quello dal quale Giulietta sospirava al suo Romeo le più belle parole d’amore, traendone un monito severo: bandito da qui, è come se fossi bandito dal mondo.

Già perché Berizzi, per una certa Verona è persona non grata.
Nel 2019, l’annuncio di una tappa di presentazione del suo “Nazitalia” organizzata nella municipale Sala Lucchi, ha scaldato gli animi e provocato addirittura una richiesta da parte di esponenti di Forza Nuova al sindaco Sboarina per impedire che l’evento avesse luogo, così da non offrire al libro e al suo autore alcuna occasione di visibilità. A far muro contro l’arrivo del giornalista, una valanga di post e tweet minacciosi alcuni fra i quali recitavano “Il suo prossimo libro s’intitolerà Vengo a Verona e poi muoio”.

Lontana da Montecchi e Capuleti, Verona continua a porsi oggi, a ottobre 2021, come laboratorio di relazioni pericolose: ma stavolta non si tratta dei rapporti complicati fra due famiglie rivali a far le spese dei quali è l'amore fra due giovani. Oggi le relazioni sulle quali Berizzi punta la sua lente di giornalista coraggioso sono piuttosto quelle che legano a doppio filo le frange più becere di un estremismo di matrice fascista a pezzi della società civile e delle istituzioni. In " È gradita la camicia nera” Berizzi registra come un implacabile sismografo i movimenti che agitano la città scaligera, e il responso che l’inchiesta fornisce è implacabile ed inquietante. In un Paese che si riscopre capace di rigurgiti che si credevano sopiti da tempo, Verona è la tempesta perfetta. Verona è “il laboratorio dove si saldano tre pezzi di società: il neofascismo, la destra istituzionale e quel mondo di ultracattolici antiabortisti che da anni vanno a braccetto coi gruppi di estrema destra”, racconta il giornalista, prima di concludere che “in nessun altro luogo come a Verona questo impasto arriva a essere un sistema”.

È gradita la camicia nera. Verona, la città laboratorio dell'estrema destra tra l'Italia e l'Europa

In questo libro, Paolo Berizzi racconta le vicende e le contraddizioni di una città unica e fotografa un presente in cui la destra radicale monopolizza il tifo calcistico, le proteste ai tempi della pandemia, eventi come il Congresso mondiale delle famiglie

Una città capace di accogliere ogni anno cinque milioni di turisti richiamati dalle tante bellezze di un centro storico senza eguali e dalla stagione concertistica organizzata all’Arena, è capace di mostrare il proprio rovescio, in filigrana: un dark side per il quale “accoglienza” è una parola da spendere solo nei caffè a uso e beneficio dei turisti, facendo però quadrato contro molti degli altri significati che è possibile darle. È una chiusura che si riflette in tanti aspetti della vita in città, a cominciare da una curva di ultras fra le più accanite d’Italia e che – nel libro di Berizzi viene riportato con dovizia di particolari – è usata per reclutare manovalanza e raccogliere voti dalla Destra estrema.
C’è solo purgatorio, c’è tortura, lo stesso inferno.

“È gradita la camicia nera”, allora, arriva come un tassello fondamentale del lavoro coraggioso che Paolo Berizzi porta avanti da anni.
Lavoro che assolve a una funzione importantissima: impedirci di credere alla favola consolatoria secondo la quale il fascismo, in Italia, è una storia del passato.

Nelle pagine di “È gradita la camicia nera” incontreremo una pletora di skinhead, promotori di festival nazi-rock, capi ultrà pronti a infiammare la curva con cori come “Siamo una squadra fantastica... fatta a forma di svastica... che bello è ... allena Rudolf Hess!”. E ancora: tradizionalisti cattolici che l’hanno giurata allo Stato unitario e soprattutto al “dilagante progressismo ecclesiale”, avvocati che in consiglio comunale salutano col braccio teso e tanti, tantissimi altri rappresentanti di quel laboratorio di intolleranza che una certa Verona oggi rappresenta non solo per l’Italia, ma per l’intera Europa.

“Gli anticorpi necessari per contrastare e tener lontane le pulsioni fascistoidi, razziste, discriminatorie, ultranazionaliste si sono affievoliti, in questi anni. Non soltanto a Verona, ma in Italia e in Europa”, è la diagnosi allarmante che Berizzi ci consegna: non possiamo voltare la testa dall’altra parte. Perché il problema posto da Verona - come ci insegna Shakespeare - ci riguarda tutti. 
Non c’è mondo per me aldilà delle mura di Verona.

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