Quando viene approvato il testo della Costituzione nella seduta dell’Assemblea Costituente del 22 dicembre 1947, manca quasi un anno all’approvazione, da parte delle Nazioni Unite, della Dichiarazione universale dei diritti umani (DUDU, il 10 dicembre 1948). Eppure ciò che colpisce, a tanti decenni di distanza, è proprio la sintonia tra quanto previsto negli articoli 2 e 3 della nostra Costituzione e quanto affermato dalla DUDU che l’Italia recepì...
Nei due articoli venivano riconosciuti e garantiti i diritti inviolabili dell'uomo, mentre l’uguaglianza e la pari dignità era concessa senza distinzione di alcun tipo (sesso, religione, razza, lingua ecc). Le stesse cose, con un diverso linguaggio, saranno presenti nell’articolo 2 della DUDU, relative “ad ogni individuo” e non solo ai “cittadini” come era previsto, inevitabilmente, nella costituzione italiana.
Per quanto oggi sembri scontato, il richiamo a “ogni persona”, a “tutti gli esseri umani”, a “ogni individuo” rappresentava una vera e propria rivoluzione nell’ambito della cultura dei diritti, che proprio nell’epoca tra le due guerre mondiali erano stati dimenticati, rimossi, ripetutamente violati senza che la comunità internazionale riuscisse a impedirlo.
La vittoria degli Alleati nella seconda guerra mondiale aprì la strada a una riflessione nuova e coraggiosa sui diritti, che il presidente statunitense Roosevelt aveva già anticipato nel suo famoso discorso sulle “quattro libertà” del gennaio 1941; e che in Italia erano state le forze antifasciste impegnate nella Resistenza a porre al centro della propria riflessione sul futuro. Dopo la fase di transizione (diversa nelle regioni già liberate e in quelle ancora occupate dal nazifascismo) tra il 1943 e il 1945, furono le elezioni per l’Assemblea Costituente del 2 giugno 1946 che – insieme al referendum che sancì la vittoria della Repubblica – a creare le condizioni perché l’Italia si allineasse al pensiero più avanzato in tema di diritti. Ciò avvenne trovando una sintesi, come era avvenuto a livello internazionale nella stesura della DUDU, tra diverse culture politiche e giuridiche: quella cattolica, quella marxista e quella liberale, tutte concordi nel superare la propria ottica parziale per trovare, in questo nuovo universalismo, il fondamento alla convivenza pacifica tra i popoli nel rispetto di principi e valori condivisi da tutti.
Quando entrava in funzione la Costituzione italiana e quando veniva approvata la DUDU (a inizio e fine del 1948), era da poco iniziata la guerra fredda, che avrebbe rappresentato un freno indiscutibile, per almeno un decennio ma spesso anche più, a promuovere e rendere concreta quella cultura dei diritti che era stata incarnata così bene da quei due documenti di valore al tempo stesso politico e giuridico, uno sul piano nazionale e l’altro a livello internazionale. Proprio la lungimiranza dei valori espressi in quei documenti, rese possibile la loro permanenza e la loro progressiva condivisione in forme sempre più ampie, dalla popolazione italiana nel primo caso e dall’opinione pubblica internazionale nel secondo. Si trattava di principi e valori che, una volta resi espliciti, non potevano che essere considerati e ritenuti giusti e veritieri, anche se la loro applicazione avrebbe conosciuto ritardi, rimozioni e vere e proprie violazioni.
I principi fondamentali che la Costituzione italiana ha reso permanente, e che non sono infatti soggetti a possibili modifiche come le altre parti del testo costituzionale, si sono intrecciati con quelli espressi nella DUDU e più tardi nella Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del 1950. È questo cammino comune ad avere permesso che la cultura dei diritti umani diventasse parte integrante dei valori che hanno guidato – pur a volte tra incertezze e difficoltà – la vita pubblica del nostro paese. Ed è a quei valori, ma anche al loro sviluppo e percorso successivo, che dobbiamo ripensare nel momento in cui ricordiamo i 75 anni del giorno in cui la Costituzione italiana è diventata la legge fondamentale per tutti gli italiani.
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