La redazione segnala

Da soli non si corre: una riflessione sul conflitto israelo palestinese 

Ogni volta che in questi anni mi hanno chiesto di portare un libro nelle scuole che non fosse mio, ho scelto Qualcuno con cui correre di David Grossman. Intervallato da qualche Fenoglio, ma poi Grossman tornava sempre. E devo dire che non è stato sempre facile. I ragazzi a volte si perdevano nei salti temporali della storia, perché loro, che saltellano con la macchina del tempo in ogni serie TV, se si tratta di romanzi spesso inciampano a ogni passaggio non lineare della narrazione.

E poi c’era la musica, tanta musica citata ma lontana dai loro gusti, così anche quella non “bucava”. Insomma, quando io mi appassionavo a raccontare la corsa del sedicenne Assaf, dietro alla cagnetta Dinka, sulle tracce della giovane Tamar, che a sua volta insegue il fratello Shay, – il romanzo non è altro che  una corsa, alla ricerca della verità, dell’aiuto all’altro, dell’altra parte di sé – tra le decine di adolescenti che avevo davanti, molti restavano affascinati ma qualcuno non riuscivo ad agganciarlo.

Qualcuno con cui correre
Qualcuno con cui correre Di David Grossman;

Assaf è un sedicenne timido e impacciato a cui viene affidato un compito singolare, se non impossibile: ritrovare il proprietario di un cane abbandonato seguendolo per le strade di Gerusalemme. Correndo dietro all'animale il ragazzo giunge in luoghi impensati, di fronte a strani, inquietanti personaggi.

A quel punto tiravo fuori dalla tasca la lettera che David Grossman aveva scritto nel 2006 poche ore dopo la morte del figlio Uri, soldato in Libano colpito da un missile anticarro dentro un tank, e di colpo tutti gli sguardi erano miei e scendeva in aula un silenzio quasi religioso in cui non ci si imbatte facilmente. Sì, perché quella lettera spiazza sempre, forse oggi più che mai, ci porta in terreni inaspettati, disinnescando l’odio come meccanismo sterile e dinamica inutile. E a farlo è un padre a cui hanno appena ucciso un figlio di vent’anni.  In quell’orazione, in quell’addio, Grossman dice che la sua famiglia ha perso la guerra, che per chi vive in un’area di tragedia il disprezzo degli altri è una grande maledizione, che bisognerebbe dare gli uni agli altri amore e solidarietà, e che dovremmo essere più sensibili. Parole sommesse. Parole che vogliono evitare l’abisso della barbarie e che, anche nell’estrema difficoltà, mettono al centro l’Uomo.

Pochi giorni fa lo scrittore israeliano è intervenuto nel dibattito pubblico usando parole nuove, legate al contesto odierno, sottolineando l’eccezionalità del male estremo portato dagli attacchi recenti, ma esprimendo anche cautela nel non confondere i concetti di difesa, di punizione e di vendetta.

Ma sono tanti gli artisti che hanno usato toni e lessici che colpiscono per una sorte di tenerezza nascosta. Contro un mondo senz’amore è il titolo di un libro della scrittrice palestinese Susan Abulhawa, una storia dura, che ha il carcere al suo centro - una cella di tre metri quadrati in cemento armato - che tocca violenze, sofferenze, eppure il titolo vuole, deve essere sentimentale. E si potrebbe allungare l’elenco non so quanto. Basti per tutti il maestro Daniel Barenboim, cofondatore dell’West-Eastern Divan Orchestra – composta da musicisti di Israele e dei paesi arabi – che pochi giorni fa è andato oltre, insistendo sulla necessità di trovare l’umanità del nemico.  

Contro un mondo senza amore
Contro un mondo senza amore Di Susan Abulhawa;

Nahr è rinchiusa nel Cubo: tre metri quadrati di cemento armato levigato, privata di ogni riferimento di tempo, con i suoi sistemi di alternanza luce e buio che nulla hanno a che vedere con il giorno e la notte. Vanno a trovarla dei giornalisti, ma vanno via a mani vuote, perché Nahr non condividerà la sua storia con loro.

Quello che è successo negli ultimi tempi è che dai libri e dagli scrittori sono arrivate parole e appelli al rispetto degli altri, a fermarsi a riflettere. Forse perché per chi scrive romanzi la capacità di usare il punto di vista dell’altro è un elemento di necessità dell’esistenza. Sembrano suggerirci che le vite private e le vite collettive non possono andare avanti se non si fanno i conti con chi ci è capitato a fianco. Che non si va da nessuna parte se non si trova qualcuno con cui correre.  

Oltre le differenze

La questione palestinese

Di Edward W. Said | Il Saggiatore, 2011

Qualcuno con cui correre

Di David Grossman | Mondadori, 2017

Tre piani

Di Eshkol Nevo | Neri Pozza, 2017

Contro un mondo senza amore

Di Susan Abulhawa | Feltrinelli, 2020

Ogni mattina a Jenin

Di Susan Abulhawa | Feltrinelli, 2013

Miral

Di Rula Jebreal | Rizzoli, 2020

Che tu sia per me il coltello

Di David Grossman | Mondadori, 2022

La figlia unica

Di Abraham B. Yehoshua | Einaudi, 2021

Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea

Di Suad Amiry | Mondadori, 2020

Uomini sotto il sole

Di Ghassan Kanafani | Edizioni Lavoro, 2016

Golda ha dormito qui

Di Suad Amiry | Feltrinelli, 2013

La simmetria dei desideri

Di Eshkol Nevo | BEAT, 2012

Apeirogon

Di Colum McCann | Feltrinelli, 2022

Stupore

Di Zeruya Shalev | Feltrinelli, 2022

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