Venerdì 27 gennaio 2023
Non so se lo sapete – anche perché i giornali italiani non hanno dato molto spazio alla notizia; una guerra per volta, perbacco! – ma ieri a Jenin, cittadina di 100.000 abitanti nel nord della Cisgiordania, c’è stato un improvviso e tremendo scontro a fuoco tra unità speciali dell’esercito israeliano e terroristi di una neonata “brigata Jenin”, che pare sfugga al controllo sia dell'OLP che di Hamas. Ci sono stati almeno nove morti sul terreno, tutti palestinesi; è stato subito dichiarato lo sciopero generale di Cisgiordania, c’è attesa per la vendetta annunciata da Hamas a Gaza, e quindi è possibile una nuova guerra preventiva israeliana contro Gaza.
Sarebbe, se non ricordo male, la settima.
Il tutto avviene a una settimana dall'enorme manifestazione a Tel Aviv in cui 150.000 israeliani hanno denunciato la deriva fascista – sì, questo è il termine – dell’ultimo, pauroso governo di Benjamin Netanyahu.
La storia si ripete, direte voi. E avete ragione.
Ho un ricordo personale di Jenin, da giornalista per un programma RAI.
Era l’aprile del 2002, Primo Ministro israeliano era il generale Ariel Sharon, che lanciò un’offensiva contro il campo profughi di Jenin, sotto controllo Onu, focolaio di terroristi suicidi palestinesi. Ma già allora l’operazione andò male: ventitré soldati di Israele vennero uccisi, l’esercito reagì circondando il campo, radendo al suolo case con un bilancio di 52 palestinesi uccisi. La zona venne vietata ai giornalisti, che però – aggirando i blocchi dell’esercito e salendo impervi sentieri – riuscirono ad arrivare e a vedere gli effetti della distruzione e le reciproche accuse di violazione delle regole di guerra.
La memoria di quello che successe a Jenin è ancora viva, in Israele come in Cisgiordania; tanto che la serie Netflix di produzione israeliana, Fauda (in arabo la parola significa "caos"), è popolarissima anche da noi. Protagonisti sono il capo di un’unità antiterrorista israeliana e il capo di una feroce cellula di Hamas: si odiano, si rispettano, si capiscono.
Il senso della serie è – dichiaratamente – quello di evitare una prossima guerra. E infatti, per sublimarla, lo scontro finale si svolgerà – tra poco sui nostri schermi - a Jenin. Ma la realtà ha fatto da spoiler alla fantasia.
E adesso non si sa più cosa succederà…
Di
| Feltrinelli, 2013Di
| Einaudi, 2018Di
| Einaudi, 2015Di
| Lorusso Editore, 2013Di
| E/O, 2013Potrebbero interessarti anche
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