Passiamo tutta la vita a imparare: dalle grandi conquiste degli inizi come mangiare da soli o gattonare passando per il primo compito di matematica a scuola, la tesi all’università e il progetto che sviluppiamo con i colleghi d’ufficio. Durante il covid abbiamo conosciuto la didattica online, al lavoro si parla di apprendimento continuo, il cv europeo cita le competenze trasversali.
Poi arriva qualcuno, qualcuno come Carlo Rovelli, che in Buchi bianchi scrive di disimparare.
È il modo in cui impariamo sul serio: cambiando alcune delle nostre idee di base che ci sembravano ovvie.
Abbiamo capito che la terra è rotonda (due millenni fa); abbiamo capito che si muove (mezzo millennio fa). A prima vista sono idee assurde. La terra appare piatta e immobile. Per digerire simili idee, la difficoltà non è stata l’idea nuova: è stata liberarsi da una vecchia credenza che sembrava ovvia; metterla in dubbio sembrava inconcepibile. Siamo sempre convinti che le nostre intuizioni naturali siano giuste: è questo che ci impedisce di imparare.
La difficoltà quindi non è imparare, è disimparare.
La riflessione del fisico vale solo per le materie scientifiche? Certo che no. L’autore parla del cosmo e parla di noi. Come spesso accade, infinitamente grande e infinitamente piccolo si rispecchiano l’uno nell’altro.
Ed ecco che alla fatica dell’imparare si accompagna quella del disimparare, la capacità di mettere in dubbio e in discussione le proprie convinzioni per lasciare spazio al nuovo, al possibile. «I dwell in Possibility», vivo nella Possibilità, scriveva Emily Dickinson nel componimento 466.
Lei, che dalla sua stanza uscì molto poco, colse la complessità del cosmo e dell’esistenza e riuscì a distillarla in versi, proprio come Giacomo Leopardi. Lei usava la punteggiatura e le maiuscole per veicolare contenuto attraverso la forma; lui scrisse L’infinito in endecasillabi sciolti, ovvero liberi da rime. Due innovatori, due poeti che sono stati capaci di abbandonare la consuetudine per sperimentare. La poesia è in grado di disimparare e di insegnarlo anche noi.
Saper lasciare da parte le certezze, il conosciuto, abbandonare la strada maestra anche solo per qualche passo e aprirsi alla possibilità di nuove idee, nuovi modi, nuove tecniche è un allenamento costante per chi si occupa di creatività.
Neil Gaiman, un autore che ci ha regalato Sandman, Coraline, American Gods, Good Omens e tante altre storie, nel 2012 diede alcuni consigli ai laureandi della University of the Arts di Philadelphia.
Siamo in un mondo di transizione in questo momento, perché la natura della distribuzione sta cambiando, i modelli con cui i creatori hanno portato il loro lavoro nel mondo e hanno avuto modo di mantenere un tetto sopra le teste e comprare il pane, stanno cambiando tutti.
Il che è, da un lato, spaventoso e, dall’altro, immensamente liberatorio. Le regole stanno crollando. I guardiani stanno uscendo dai loro cancelli. YouTube e il Web (e tutto ciò che verrà dopo YouTube e il Web) possono darti più spettatori di quanto non abbia mai fatto la televisione. Le vecchie regole si stanno sgretolando e nessuno sa quali siano le nuove.
Quindi create le vostre regole.
Quindi siate saggi, perché il mondo ha bisogno di più saggezza, e se non potete essere saggi, fingete di esserlo, e comportatevi come farebbe un saggio.
E ora andate, e fate errori interessanti, fate errori incredibili, fate errori gloriosi e fantastici. Rompete le regole. Rendete il mondo più interessante. Fate della buona arte.
Disimparare significa provare nuove strade e quando non c’è certezza può capitare di sbagliare. L’errore è un grande maestro, in ambito creativo e non solo. Sempre Neil Gaiman, in quel discorso, racconta che il nome Coraline nacque da un refuso. La protagonista del romanzo, diventato poi film animato, doveva chiamarsi Caroline. Un errore di battitura aprì la strada a quello che diventò il nome della protagonista.
Dalla narrazione alla fisica alla vita di ogni giorno, l’apertura verso l’ignoto, verso quel che ancora non è ma potrebbe essere, è fondamentale per la nostra evoluzione. Mese dopo mese, in questo spazio ci alleneremo a disimparare.
Lo faremo imparando da chi ha aperto la strada in discipline e contesti lontanissimi – dalla musica alla cucina passando per l’arte contemporanea. E incontreremo storie, tante storie – ma uniti dallo stesso approccio. Quello di cambiare alcune delle nostre idee di base che ci sembravano ovvie, quello di rompere le regole per rendere il mondo un posto più interessante.
Di
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