Mercoledì 12 gennaio
Tutto è commovente, nella morte di David Sassoli.
La sua giovane età - e l’aspetto che continuava a tramandarci: quel volto del TG1, quella neanche tanto vaga somiglianza con Bob Kennedy; i suoi modi, così diversi, uno charme naturale e la distanza reale dalla simbologia machiavellista che accompagna la politica. Sassoli era presidente di un’importante istituzione, il Parlamento europeo, ma non vi era arrivato per calcoli di cordate, alleanze, compromessi; vi era arrivato quasi per caso, ma certo facendo sapere che cosa aveva in mente di fare: contribuire a rendere l’Europa più giusta, e quindi più forte.
E lo ha fatto; Enrico Letta ha ricordato il suo più grande successo: riuscire a tenere aperto il parlamento europeo nonostante la pandemia, quando avrebbe potuto benissimo essere eclissato. E da quella tribuna chiedere cose davvero rivoluzionarie: una politica comune per i vaccini, la gratuità dei brevetti, l’uso del MES per la riforma della salute pubblica, la cancellazione del debito per i paesi poveri, e l’allontanamento dall’Europa di paesi come la Polonia o l’Ungheria, negatori dei fondamentali diritti umani e fautori dei muri.
Per la sua difesa di Navalny, Putin lo dichiarò “persona non grata” in Russia e Sassoli rispose: “A quanto pare, non sono il benvenuto al Cremlino? Lo sospettavo un po’…Le minacce non ci zittiranno. Come ha scritto Tolstoj, non c’è grandezza dove non c’è verità”. In epoca di sovranismo italiano al potere, invitò al parlamento Carola Rackete e Liliana Segre.
Della prima, il nostro ministro degli Interni, aveva chiesto l’arresto; della seconda, è quasi superfluo parlare: l’Italia sovranista aveva, nelle forme più violente e più volgari, cercato di intimidirla. L’ovazione che Segre ebbe a Strasburgo rimarrà nella storia d’Europa: “il nostro sogno è quello di volare più alto del filo spinato”.
E poi è stato bello che Sassoli abbia fatto aprire locali del parlamento europeo agli homeless di Bruxelles (“di notte, per scaldarli almeno”).
Le ragioni della mia ulteriore commozione? Scoprire che Sassoli, poche ore prima di entrare in coma, aveva mandato un tweet di cordoglio per Silvia Tortora “una vita per il garantismo, in memoria del padre, contro la malagiustizia”.
Chissà se i grandi elettori si ricorderanno di Sassoli quando sceglieranno il nuovo Presidente della Repubblica Italiana. Ne dubito.
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