La redazione segnala

Sanremo 2024 in chiave letteraria: un classico per ogni canzone

Se ancora i testi nella produzione musicale contemporanea valgono qualcosa, cioè se ancora c’è chi presta attenzione alle parole – gli atti linguistici possono essere performativi! (cit.) – ecco una guida per approfondire i contenuti di tutte le canzoni di Sanremo.

Per ogni testo, un consiglio di lettura: 30 canzoni per 30 mattoni e mattoncini ottocenteschi (o un po’ a cavallo del Novecento) che rievocano gli ambienti e vanno al cuore pulsante delle proposte sanremesi. Per scoprire che, in fondo, tra mare e solitudine, si ritorna sempre al romanticismo pre-novecentesco, “sentiment” che i marchi discografici sanno bene intercettare nel grande pubblico nazionale.

Alessandra Amoroso – Fino a qui

Roma dorme, fuori piove, lei passa le notti sveglia e disegna le stelle, esce da sola nei vicoli Romani e pensa ogni tanto di volare dal balcone: perfetto melodramma, nel centenario dedicato a Puccini, è La Tosca, in origine un dramma in cinque atti di Victorien Sardou (1887). Floria Tosca, cantante e amante di Caravadossi ai tempi della Repubblica Romana ottocentesca, si strugge per l’amato architettando compromessi che mettono in gioco la sua stessa vita, mentre “lucevan le stelle”. E alla fine cade, cade, cade.

Alfa – Vai!

Prendi tutto e vai, piangi dal ridere, muori dal ridere, non ti guardare mai indietro. Con Alfa dovremmo andare al 1913 perché lui è l’incarnazione GenZ e al maschile di Pollyanna, di Eleanor Porter, che tutti ci ricordiamo per il “giochino della felicità”. Orfana, povera e per un po’ pure ammalata, Pollyanna non fa che incoraggiare chiunque si deprima attorno a lei riuscendo a trovare sempre una vitale e trainante gioia, e urlando “Vai, vai, vai...”. Simile a lei, Elizabeth March, la quota dolce ed entusiasta di Piccole Donne di Louisa Mary Alcott del 1868.

Angelina Mango – La Noia

Se c’è Madame a scrivere un testo io sono anche pronta a mettere in gioco Sartre, ma per ragioni cronologiche e tematiche, con Angelina Mango vi suggerirei un Guy Maupassant, e in particolare La collana (1884), tra I racconti de giorno e della notte. Sdoppiamenti ed errori, il terrore di invecchiare di un’aristocrazia annoiata e schiava dei dress-code delle feste, tentativi di ascesa che hanno anche un po’ della Bovary flaubertiana.

Annalisa– Sinceramente

Sinceramente ho qualche scrupolo intellettuale a scrivere quello che sto per scrivere, ma c’è un amore folle, un sogno di morte, il tremore febbrile della grand dame, i sogni premonitori e infine un treno... ve lo devo dire io? Anna Karenina (1878) di Lev Tolstoj, è il libro per voi!

BigMama– La rabbia non ti basta

Testo eloquente e affilato, con un leitmotiv potente “il buio che ti mangia e non ti fa dormire”. La rabbia non ti basta è la controparte sanremese di “questo mondo non ti renderà cattivo” di Zerocalcare, che però nell’Ottocento non faceva ancora serie Netflix, perciò un BigDaddy a cui la rabbia è bastata a fuggire da Château d'If e ad architettare la più spettacolare vendetta della storia (dopo La Tempesta shakesperiana) è Il Conte di Montecristo (1846) di Alexandre Dumas (padre).

Bnkr44 – Governo punk

Mi aspettavo un Fassbinder, e invece ho trovato un Charles Baudelaire. Facciamo un’eccezione e integriamo la poesia con il maestro simbolista, con Lo spleen di Parigi (1855): una città maledetta, una generazione artistica inghiottita dai vizi, e l’ossessione del Tempo che va (e che ci faremo mai con delle labbra al silicone?).

Clara– Diamanti grezzi

Tradire è la cosa giusta da fare? Sono due diamanti grezzi Le bostoniane (1886), giovani donne in lotta per l’emancipazione in una Boston di metà Ottocento. In un threesome in cui la madre perversamente si confonde con la compagna di letto, qualcuno finisce per schiantarsi, come sempre in Henry James.

Dargen D’Amico– Onda alta

Testo che denuncia gli innumerevoli abomini in corso, guerre inondazioni e atrocità di varia misura, che non sono certo una novità del nostro secolo. Dargen guarda agli innocenti per antonomasia, cioè i bambini, e chi meglio di Charles Dickens ha combinato critica sociale e narrazione, regalandoci struggenti figure di ragazzi soverchiati? Da David Copperfield  (1850) a Tempi Difficili (1854) a Grandi Speranze (1860), una lettura dolorosa e necessaria.

Diodato– Ti muovi

Scioglie le catene e si muove. Poco tempo insieme, poi un sorso di veleno e via nel mondo, nella tempesta, come nell’epica scena di Frankestein di Mary Shelley (1818): moderno Prometeo che non rescinde mai il legame con il suo creatore.

Emma - Apnea

Anche qui torna il veleno, ma vince la sinestesia: onde e mare e respiro mozzato. Come si saranno sentiti gli avventurieri sulla baleniera Grampus? La lettura di riferimento è il Gordon Pym (1838) di Edgar Allan Poe. Horror psicologico di ispirazione lovecraftiana ma con l’aspirazione a coprire il mondo intero che aveva Jules Verne. L’angoscia di morire soffocati, che sia per l’acqua o per un amore tormentato.

Fiorella Mannoia - Mariposa

Con Mariposa Fiorella Mannoia sciorina metafore vivide, antifrasi e ossimori di grande forza comunicativa. Ma tra madri e sorelle, negazioni e orgasmi, la libertà sessuale va invocata strenuamente ancora oggi: rileggiamo La lettera scarlatta (1850) di Nathaniel Hawthorne.

Fred de Palma – Il cielo non ci vuole

Di nuovo amori e morti, e questo senso di caduta vertiginosa che forse è davvero l’unico punto in comune di questi nostri tempi fragili. I protagonisti di questa turbolenta relazione sanno che finiranno all’inferno, o forse neanche lì perché troppo tormentati: vi do il colpo di grazia con La città morta, tragedia in cinque atti di Gabriele d’Annunzio messa in scena per la prima volta da Sarah Bernardt nel 1898. Su un mitologico sfondo, amori incestuosi e taciuti,  nello scontro tra la passione folle e l’autentica purezza.

Gazzelle – Tutto qui

Gazzelle si merita che scomodiamo un vertice altissimo della letteratura: con Il sogno di un uomo ridicolo (1877), la proiezione sul muro è un viaggio onirico. Il sogno in Fedor Dostoevskij è la controparte paradisiaca a un vissuto drammatico, e così anche a Roma Nord si chiudono gli occhi. Che alla fine la vita è tutto un fuggire nel sogno.

Geolier – I p’me, tu p’te

Piove forte e finalmente Mr. Darcy, responsabile per tutte le nostre deluse aspettative sugli uomini, confessa il proprio amore, e dice a Lizzy che sono fatti l’uno per l’altra nonostante siano così diversi. Quindi va bene che tu hai un caratteraccio e io pure, e che siamo i p’me e tu p’te, ma nella nostra estraneità ci incontriamo, come Orgoglio e Pregiudizio, di Jane Austen (1813).

Ghali – Casa mia

Si interrogava già sul senso di appartenenza con Cara Italia, e adesso Ghali torna a chiedersi dove sia la casa, quale strada percorrere per trovarla, a chi o cosa apparteniamo. Le stesse domande del giovane Peter Camenzind di Herman Hesse (1904): aspirante scrittore alla ricerca del sé, attraverso il pellegrinaggio rituale e formativo tra la campagna e la città, finirà per ritrovarsi nella poesia e negli affetti più cari.

Il Tre – Fragili

Sei la mia isola eppure mi ucciderai, cara Carlotta. Bariamo di nuovo ma solo perché Johann Wolfgang von Goethe è un precursore: del 1774 il romanzo epistolare I dolori del giovane Werther, storia d’amore e di morte in cui l’ossessione del rifiuto e dell’amore non compiuto si tramuta in una tentazione insuperabile verso la pistola.

Il Volo – Capolavoro

Un po’ presto per il cinema, e forse anche per Madama Butterfly, ma Cio Cio San sogna l’America, un po’ per celia e un po’ per non morire: perché lì c’è la sua luce, il suo Pinkerton, e tutto quello che c’era prima, famiglia e religione, finisce per rinnegarlo. Giacomo Puccini, con Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, nel 1904 mostrano una sconcertante modernità e fanno piangere anche 120 anni dopo. 

Irama – Tu no

Irama si chiede se una canzone sia sufficiente a riportare l’amore indietro: forse no, perché l’artista e l’uomo possono avere destini diversi, come sapeva bene Oscar Wilde. La solitudine e l’amore puro si trovano soprattutto nel Wilde de Il principe felice e altri racconti, struggenti e deliziosi: in L’usignolo e la rosa (1888), l’animale si squarcia il petto cantando e con il suo sangue irrora una rosa rossa, affinché il giovane uomo possa donarlo alla sua innamorata. Basterà questo sacrificio?

La Sad – Autodistruttivo

La Sad inanella eventi tragici uno dopo l’altro, quasi ci fosse una specie di autosabotaggio in corso, come se ogni scelta della voce narrante dovesse condurre il protagonista verso la solitudine e l’errore. Di sicuro, August Strindberg sa cos’è lInferno (1897), capolavoro sperimentale di racconto della nevrosi e delle manie di persecuzione, anche verso sé stessi.

Loredana Bertè – Pazza

La Bertè regala le immagini più iconiche: lei che balla con gli stivaletti a punta sulle vipere e in una foresta. Seducente eppure mascolina, è davvero l’Orlando moderno, ma prima ancora di Virginia Woolf ci aveva pensato Colette a interpretare il femminismo a modo suo. Poliamorosa e bisessuale, irriverente e geniale, con il personaggio Claudine a scuola (1900) incarna la liberazione sessuale e travalica i confini di genere con il suo stile personale.

Mahmood – Tuta gold

Mahmood rincorre temi della trap contemporanea: ah quanto è difficile la fama, ah che dolore la jacuzzi, urca come mi fanno penare i milioni in tasca!

Sembra quasi di sentir parlare il giovane ‘Ntoni, stretto tra la miseria e il desiderio di riscatto, pronto a tutto per non far più parte di quei vinti.  Ma ne I Malavoglia (1881), di Giovanni Verga, chi si salva sono quelli che si guardano indietro.

Maninni– Spettacolare

Fossi esperta di storia dell’arte vi rimanderei al Bacio di Hayez o a quelli di Klimt, in cui un abbraccio isola e protegge dal mondo fuori. Dall’Italia, Alessandro Manzoni ci offre il solido amore di Renzo e Lucia, i due Promessi Sposi (1840) che tra le avversità coronano il loro sogno verso il matrimonio, con un epilogo in cui per una volta nessuno cade o beve il veleno.

Mr. Rain – Due altalene

Al venticinquesimo temporale e alla trentesima coppia che cade insieme, sulle altalene ci mettiamo Le avventure di Tom Sawyer e Huckleberry Finn, i due romanzi di Mark Twain (1876 e 1884). Romanzi di formazione per due ragazzi irrequieti, che in un’America devastata dalla guerra di secessione, vivono la vita come fosse un gioco e il gioco con lo stesso scaltro cinismo con cui affrontano la sopravvivenza sulle rive del Mississipi.

Negramaro – Ricominciamo tutto

Ringrazio i conterranei Negramaro per i riferimenti al mare, e penso alla ballata di Samuel Taylor Coleridge. Sette tappe, una vera e propria passione cristiana verso la redenzione, la possibilità di ricominciare da capo attraverso l’espiazione della confessione. È La ballata del vecchio marinaio,  manifesto lirico dell’epoca romantica, del 1889.

Renga Nek – Pazzo di te

Insomma, l’amore è inevitabile, ci caschiamo tutti, anche se con le dating app e Instagram sembra un tutto un po’ meno reale, quando poi ci siamo dentro perdiamo il senno. Lo sapeva bene Emily Brontë, che nella brughiera ambienta una storia di pazzia amorosa distruttiva tra Heatchliff e Catherine, i protagonisti di Cime Tempestose (1847).

Ricchi e Poveri – Ma non tutta la vita

È il sabato del villaggio leopardiano, questa canzone dei Ricchi e Poveri: brio e vitalità, un cielo luminoso, la sospensione del senso del tempo. Ma sembra la prima scena della Traviata, e quindi de La signora delle camelie (1848): nel romanzo di Alexandre Dumas (figlio), Margherita, cortigiana protetta e avvezza ai salotti, aspetta che Armando per una volta in vita sua faccia l’uomo.. e aspetta... e aspetta..

Rose Villain– Click boom!

Se c’è una pistola, quella deve sparare. È la lezione di Anton Cechov e del suo Gabbiano: dramma del 1895, unisce la disperazione per l’amore non corrisposto a quella che si può provare quando l’impeto creativo non si traduce in opera d’arte all’altezza delle proprie aspettative. In un caso o nell’altro, la vita diventa insopportabile, e nemmeno la musica riesce a trasformare il male.

 Sangiovanni – Finiscimi

Sangiovanni è talmente contrito e subissato dai sensi di colpa che solo Ugo Foscolo lo può capire. Per altro, anche lui scrive lettere, in particolare, Le ultime lettere di Jacopo Ortis (1797). Una pulsione masochistica alla sofferenza, il talento verso le scelte sbagliate, e la domanda che conta: se siete malati, cattivi o solo sofferenti.

Santi Francesi – L’amore in bocca

Oggi diremmo che Quasimodo è stato friendzonato, a volte anche ghostato, insomma, tra tetti (di Parigi), mare calmo (la Senna) e gocce di pioggia (sui gargoyle), Quasimodo ha tutte le ragioni per avere un po’ di rancore. In Notre Dame de Paris (1831), la bella Esmeralda spezza i cuori e brucia con le sue danze gitane, trasformando l’amaro in amore perenne: un’ode a Victor Hugo.

The Kolors– Un ragazzo una ragazza

Un singolo frangente, uno sguardo ed è il sovvertimento dei sensi. Non Zweig, né le Notti bianche di Dostoevskij, ma in chiusura ci lanciamo verso il nuovo secolo tenendo un sapore ottocentesco: Elizabeth von Armin, con i suoi Catherine e Christopher che per caso si ritrovano seduti accanto durante l’Ora immortale. Il titolo è eloquente, Amore (1925), quell’amore che viene prima ancora della conoscenza, e che ti fa bruciare la pelle.

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