Se ancora i testi nella produzione musicale contemporanea valgono qualcosa, cioè se ancora c’è chi presta attenzione alle parole – gli atti linguistici possono essere performativi! (cit.) – ecco una guida per approfondire i contenuti di tutte le canzoni di Sanremo.
Per ogni testo, un consiglio di lettura: 30 canzoni per 30 mattoni e mattoncini ottocenteschi (o un po’ a cavallo del Novecento) che rievocano gli ambienti e vanno al cuore pulsante delle proposte sanremesi. Per scoprire che, in fondo, tra mare e solitudine, si ritorna sempre al romanticismo pre-novecentesco, “sentiment” che i marchi discografici sanno bene intercettare nel grande pubblico nazionale.
Alessandra Amoroso – Fino a qui
L'opera appartiene alla fase avanzata della carriera artistica dell'autore e poggia su tre temi chiave: la storia, l'avventura e l'amore. Per quanto riguarda l'ambientazione storica, il dramma si svolge nella Roma ottocentesca al momento della battaglia di Marengo. Sardou offre una minuziosa descrizione degli ambienti storici, senza tralasciare nessun particolare tramite i dialoghi dei personaggi.
Roma dorme, fuori piove, lei passa le notti sveglia e disegna le stelle, esce da sola nei vicoli Romani e pensa ogni tanto di volare dal balcone: perfetto melodramma, nel centenario dedicato a Puccini, è La Tosca, in origine un dramma in cinque atti di Victorien Sardou (1887). Floria Tosca, cantante e amante di Caravadossi ai tempi della Repubblica Romana ottocentesca, si strugge per l’amato architettando compromessi che mettono in gioco la sua stessa vita, mentre “lucevan le stelle”. E alla fine cade, cade, cade.
Alfa – Vai!
"Piccole donne" è il capolavoro di Louisa May Alcott, il romanzo che l'ha resa celebre e che ha conosciuto innumerevoli versioni cinematografiche (tra le quali spicca quella con Susan Sarandon e Wynona Rider). Conosciamo la famiglia March in un momento critico: ha subito rovesci economici e il padre è stato chiamato a partecipare alla guerra di Secessione; così le quattro figlie e la mamma restano sole ad affrontare piccoli e grandi problemi.
Prendi tutto e vai, piangi dal ridere, muori dal ridere, non ti guardare mai indietro. Con Alfa dovremmo andare al 1913 perché lui è l’incarnazione GenZ e al maschile di Pollyanna, di Eleanor Porter, che tutti ci ricordiamo per il “giochino della felicità”. Orfana, povera e per un po’ pure ammalata, Pollyanna non fa che incoraggiare chiunque si deprima attorno a lei riuscendo a trovare sempre una vitale e trainante gioia, e urlando “Vai, vai, vai...”. Simile a lei, Elizabeth March, la quota dolce ed entusiasta di Piccole Donne di Louisa Mary Alcott del 1868.
Angelina Mango – La Noia
Una trentina di racconti, fra i più belli e i più inquietanti di Maupassant. Al centro il denominatore comune dell'esibizione dell'amoralità umana, l'invisibile, l'irrazionale... E come diceva Henry James: "Maupassant ha scritto un centinaio di novelle e solo quattro romanzi veri e propri [...]. Il fatto che siano brevi, brevissime in certi casi, non impedisce che formino una collezione di capolavori".
Se c’è Madame a scrivere un testo io sono anche pronta a mettere in gioco Sartre, ma per ragioni cronologiche e tematiche, con Angelina Mango vi suggerirei un Guy Maupassant, e in particolare La collana (1884), tra I racconti de giorno e della notte. Sdoppiamenti ed errori, il terrore di invecchiare di un’aristocrazia annoiata e schiava dei dress-code delle feste, tentativi di ascesa che hanno anche un po’ della Bovary flaubertiana.
Annalisa– Sinceramente
Qual è il vero peccato di Anna, quello che non si può perdonare e che la fa consegnare alla vendetta divina? È la sua prorompente vitalità, che cogliamo in lei fin dal primo momento, da quando è appena scesa dal treno di Pietroburgo, il suo bisogno d'amore, che è anche inevitabilmente repressa sensualità; è questo il suo vero, imperdonabile peccato.
Sinceramente ho qualche scrupolo intellettuale a scrivere quello che sto per scrivere, ma c’è un amore folle, un sogno di morte, il tremore febbrile della grand dame, i sogni premonitori e infine un treno... ve lo devo dire io? Anna Karenina (1878) di Lev Tolstoj, è il libro per voi!
BigMama– La rabbia non ti basta
Da capolavoro del romanzo popolare a capolavoro del romanzo: la storia della fortuna del «Conte di Montecristo» si potrebbe condensare nella lenta caduta di un aggettivo. Fin dal suo primo apparire, in quella Francia degli anni Quaranta dell'Ottocento, la storia dell'eroe borghese Edmond Dantès, eponimo della sfortuna e dell'ingiustizia, che si trasforma in spietato giustiziere, fu accolta dalle migliaia di avidi lettori di feuilleton come la più iperbolica incarnazione dello spirito del tempo.
Testo eloquente e affilato, con un leitmotiv potente “il buio che ti mangia e non ti fa dormire”. La rabbia non ti basta è la controparte sanremese di “questo mondo non ti renderà cattivo” di Zerocalcare, che però nell’Ottocento non faceva ancora serie Netflix, perciò un BigDaddy a cui la rabbia è bastata a fuggire da Château d'If e ad architettare la più spettacolare vendetta della storia (dopo La Tempesta shakesperiana) è Il Conte di Montecristo (1846) di Alexandre Dumas (padre).
Bnkr44 – Governo punk
Nel 1857, al tempo della pubblicazione dei "Fiori del male", Baudelaire dichiara che gli artifici dello stile poetico sono un ostacolo allo sviluppo di un pensiero che abbia come oggetto la verità. È l'atto di nascita dello "Spleen di Parigi", la serie di poemi in prosa che, a partire dalle città immense e dai mille destini che vi si intrecciano, cercano di trovare un linguaggio che li sappia esprimere.
Mi aspettavo un Fassbinder, e invece ho trovato un Charles Baudelaire. Facciamo un’eccezione e integriamo la poesia con il maestro simbolista, con Lo spleen di Parigi (1855): una città maledetta, una generazione artistica inghiottita dai vizi, e l’ossessione del Tempo che va (e che ci faremo mai con delle labbra al silicone?).
Clara– Diamanti grezzi
In una Boston costretta sempre di più ad abdicare al suo ruolo di capitale culturale, in favore di una New York aggressiva e scintillante, prende vita uno straordinario romanzo da leggere, come dice lo stesso Henry James, «coi sensi oltreché con la mente».
Tradire è la cosa giusta da fare? Sono due diamanti grezzi Le bostoniane (1886), giovani donne in lotta per l’emancipazione in una Boston di metà Ottocento. In un threesome in cui la madre perversamente si confonde con la compagna di letto, qualcuno finisce per schiantarsi, come sempre in Henry James.
Dargen D’Amico– Onda alta
David, orfano di padre, vive una infanzia felice con la madre, ma questa poi si risposa con il signor Murdstone, un uomo crudele che la porta alla tomba. Privo di affetti, David sperimenta la dura scuola del maestro Creakle. Il patrigno gli impone un lavoro avvilente in un negozio di Londra. Disperato fugge a piedi a Dover, dove una zia, Betsey, accetta di occuparsi di lui. Lo manda a Canterbury, per educarlo, in casa del suo avvocato, padre di Agnes, una dolce fanciulla.
Testo che denuncia gli innumerevoli abomini in corso, guerre inondazioni e atrocità di varia misura, che non sono certo una novità del nostro secolo. Dargen guarda agli innocenti per antonomasia, cioè i bambini, e chi meglio di Charles Dickens ha combinato critica sociale e narrazione, regalandoci struggenti figure di ragazzi soverchiati? Da David Copperfield (1850) a Tempi Difficili (1854) a Grandi Speranze (1860), una lettura dolorosa e necessaria.
Diodato– Ti muovi
"Uno spettro si aggira per l'immaginario collettivo, e questo spettro si chiama Frankenstein. Mary Shelley ha indubbiamente creato un capolavoro, ma anche una sorta di icona pop, divenuta proverbiale e versatile. Da un lato Frankenstein suscita interesse come ipotesi sulla possibilità di un mortale di sostituirsi a Dio, o alla Natura, mentre dall'altro riporta alla luce ogni sentimento di orrore e di repulsione radicato nei più profondi recessi dell'animo umano.
Scioglie le catene e si muove. Poco tempo insieme, poi un sorso di veleno e via nel mondo, nella tempesta, come nell’epica scena di Frankestein di Mary Shelley (1818): moderno Prometeo che non rescinde mai il legame con il suo creatore.
Emma - Apnea
"Forse qui il vocabolo fiction trova una delle sue massime espressioni, perché la genialità dell'autore Edgar Allan Poe sta nell'affidare al giovane Arthur Gordon Pym la "narrativa" di una vicenda che il signor Pym ha affidato al signor Poe per renderla, da un certo punto in avanti, credibile e digeribile dal grande pubblico. A complicare il tutto, abbiamo la "nota introduttiva" scritta di "proprio pugno" da Pym, il quale, abbiamo il sospetto, abbia affidato un po' troppe delle sue vicende al signor Edgar Allan Poe.
Anche qui torna il veleno, ma vince la sinestesia: onde e mare e respiro mozzato. Come si saranno sentiti gli avventurieri sulla baleniera Grampus? La lettura di riferimento è il Gordon Pym (1838) di Edgar Allan Poe. Horror psicologico di ispirazione lovecraftiana ma con l’aspirazione a coprire il mondo intero che aveva Jules Verne. L’angoscia di morire soffocati, che sia per l’acqua o per un amore tormentato.
Fiorella Mannoia - Mariposa
Nel libro una giovane sposa, amante del pastore Arthur Dimmesdale, manifesta fisicamente i segni della sua relazione extraconiugale con il predicatore. Nulla riesce a farla confessare, nemmeno le minacce, e per questo viene schivata da tutti, e infine condannata a portare sul petto una fiammante lettera A, che la additi allo sguardo pubblico come un'adultera. Intorno a questa vicenda si dipana il progressivo insinuarsi nei personaggi di un tormentato lavorio psichico, che li spingerà, in taluni casi, sull'orlo della pazzia. Il libro è stato fonte di ispirazione per numerose trasposizioni cinematografiche.
Con Mariposa Fiorella Mannoia sciorina metafore vivide, antifrasi e ossimori di grande forza comunicativa. Ma tra madri e sorelle, negazioni e orgasmi, la libertà sessuale va invocata strenuamente ancora oggi: rileggiamo La lettera scarlatta (1850) di Nathaniel Hawthorne.
Fred de Palma – Il cielo non ci vuole
Portata in scena per la prima volta a Parigi da Sarah Bernhardt nel 1898 e a Milano da Eleonora Duse nel 1901, La città morta nasce dalle suggestioni del viaggio compiuto da Gabriele D’Annunzio in Grecia nel 1895. Compiuta già nel 1896 e scritta in prosa, è la sua prima autentica opera teatrale e rappresenta il coraggioso tentativo di dare un aspetto moderno alla tragedia greca. Vi si narra una vicenda poetico/erotica tormentata, sullo sfondo arido e mitologico delle rovine dell’antica Micene, nell’Argolide.
Di nuovo amori e morti, e questo senso di caduta vertiginosa che forse è davvero l’unico punto in comune di questi nostri tempi fragili. I protagonisti di questa turbolenta relazione sanno che finiranno all’inferno, o forse neanche lì perché troppo tormentati: vi do il colpo di grazia con La città morta, tragedia in cinque atti di Gabriele d’Annunzio messa in scena per la prima volta da Sarah Bernardt nel 1898. Su un mitologico sfondo, amori incestuosi e taciuti, nello scontro tra la passione folle e l’autentica purezza.
Gazzelle – Tutto qui
I racconti, le lettere, i pensieri e tutte le forme brevi di scrittura dei classici della letteratura introdotti e commentati dagli scrittori italiani contemporanei. Inaugura la serie, ospitata dalla collana Bartleby, il racconto Il sogno di un uomo ridicolo di Fëdor M. Dostoevskij, commentato da Andrea Caterini. "Sono un uomo ridicolo". A chi non è capitato di sentirsi oggetto delle risa altrui per un atteggiamento goffo che ha avuto, per aver pronunciato una parola pensando però al significato di un'altra, per aver detto una menzogna troppo grande, per essersi presi troppo sul serio, per aver affermato il vero con gravità? Chi non si è sentito umiliato dalla vita a causa di se stesso? Chi non ha provato vergogna di sentirsi ridicolo per causa sua?
Gazzelle si merita che scomodiamo un vertice altissimo della letteratura: con Il sogno di un uomo ridicolo (1877), la proiezione sul muro è un viaggio onirico. Il sogno in Fedor Dostoevskij è la controparte paradisiaca a un vissuto drammatico, e così anche a Roma Nord si chiudono gli occhi. Che alla fine la vita è tutto un fuggire nel sogno.
Geolier – I p’me, tu p’te
Pride and Prejudice è certamente l'opera più popolare e più famosa di Jane Austen, vero e proprio long-seller, ineccepibile per l'equilibrio della struttura narrativa e lo stile terso e smagliante, ed emblematica della "cristallina precisione" austeniana. Attraverso la storia delle cinque sorelle Bennet e dei loro corteggiatori, lo sguardo acuto della scrittrice, sorretto da un'ironia spietata e sottile, annota e analizza con suprema grazia fatti, incidenti, parole di un microcosmo popolato da struggenti personaggi femminili, sospesi tra l'ipocrisia dell'Inghilterra vittoriana e la voglia di un amore romantico e senza compromessi.
Piove forte e finalmente Mr. Darcy, responsabile per tutte le nostre deluse aspettative sugli uomini, confessa il proprio amore, e dice a Lizzy che sono fatti l’uno per l’altra nonostante siano così diversi. Quindi va bene che tu hai un caratteraccio e io pure, e che siamo i p’me e tu p’te, ma nella nostra estraneità ci incontriamo, come Orgoglio e Pregiudizio, di Jane Austen (1813).
Ghali – Casa mia
Quattro romanzi compresi che corrispondono alla fase giovanile, romantica, della produzione di Hermann Hesse, che ancora non ha scoperto la psicoanalisi junghiana ma già rivela i temi che lo accompagneranno per tutta la vita.
Si interrogava già sul senso di appartenenza con Cara Italia, e adesso Ghali torna a chiedersi dove sia la casa, quale strada percorrere per trovarla, a chi o cosa apparteniamo. Le stesse domande del giovane Peter Camenzind di Herman Hesse (1904): aspirante scrittore alla ricerca del sé, attraverso il pellegrinaggio rituale e formativo tra la campagna e la città, finirà per ritrovarsi nella poesia e negli affetti più cari.
Il Tre – Fragili
«Il sentimento per lei inghiotte tutto; possiedo tanto, e senza di lei tutto mi diventa nulla.» La trama è semplice eppure di un agghiacciante realismo: Werther è innamorato di Lotte, di cui sa fin dall'inizio che non è libera, perchè legata ad Albert. «Stia attento a non innamorarsene», sarà il consiglio di una cugina a Werther. Ma la tragedia è già innescata. Considerato il primo grande testo del Romanticismo, il Werther supera le barriere storiografiche per divenire il libro di una generazione, di tutte le generazioni, intramontabile.
Sei la mia isola eppure mi ucciderai, cara Carlotta. Bariamo di nuovo ma solo perché Johann Wolfgang von Goethe è un precursore: del 1774 il romanzo epistolare I dolori del giovane Werther, storia d’amore e di morte in cui l’ossessione del rifiuto e dell’amore non compiuto si tramuta in una tentazione insuperabile verso la pistola.
Il Volo – Capolavoro
Tragedia giapponese in tre atti. Musica di Giacomo Puccini, libretto di Luigi Ilica e Giuseppe Giacosa. Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 17 febbraio 1904.
Un po’ presto per il cinema, e forse anche per Madama Butterfly, ma Cio Cio San sogna l’America, un po’ per celia e un po’ per non morire: perché lì c’è la sua luce, il suo Pinkerton, e tutto quello che c’era prima, famiglia e religione, finisce per rinnegarlo. Giacomo Puccini, con Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, nel 1904 mostrano una sconcertante modernità e fanno piangere anche 120 anni dopo.
Irama – Tu no
Due racconti per bambini, due piccole e magnifiche fiabe scritte dall'immenso Oscar Wilde per allietare i suoi figli ed insieme educarli sulle contraddizioni della morale borghese dell'epoca vittoriana. Ne "L'usignolo e la rosa" troviamo pagine dolci e dolorose, un amore bello e delicato come un fiore dove la speranza lascia spazio alla disperazione. Ne Il pescatore e la rosa Wilde ci narra invece di un amore impossibile, quello tra un pescatore e una sirena, un sentimento che non ha modo di esistere se non nella sua forma più alta e dolorosa, quella del desiderio irrealizzabile.
Irama si chiede se una canzone sia sufficiente a riportare l’amore indietro: forse no, perché l’artista e l’uomo possono avere destini diversi, come sapeva bene Oscar Wilde. La solitudine e l’amore puro si trovano soprattutto nel Wilde de Il principe felice e altri racconti, struggenti e deliziosi: in L’usignolo e la rosa (1888), l’animale si squarcia il petto cantando e con il suo sangue irrora una rosa rossa, affinché il giovane uomo possa donarlo alla sua innamorata. Basterà questo sacrificio?
La Sad – Autodistruttivo
Romanzo autobiografico scritto nel 1896-97 tratta della vita di Strindberg durante e dopo il suo soggiorno a Parigi ed esplora, in una sorta di diario al quale Strindberg affida tutto se stesso, le sue molteplici ossessioni. In Inferno, Strindberg si rivela al lettore come l'alchimista delirante che, in squallide stanze d'albergo, tenta di trasformare il piombo in oro; come una mente ossessionata per la quale ogni fatto diviene necessariamente segno e ogni coincidenza 'corrispondenza'.
La Sad inanella eventi tragici uno dopo l’altro, quasi ci fosse una specie di autosabotaggio in corso, come se ogni scelta della voce narrante dovesse condurre il protagonista verso la solitudine e l’errore. Di sicuro, August Strindberg sa cos’è l’Inferno (1897), capolavoro sperimentale di racconto della nevrosi e delle manie di persecuzione, anche verso sé stessi.
Loredana Bertè – Pazza
La Bertè regala le immagini più iconiche: lei che balla con gli stivaletti a punta sulle vipere e in una foresta. Seducente eppure mascolina, è davvero l’Orlando moderno, ma prima ancora di Virginia Woolf ci aveva pensato Colette a interpretare il femminismo a modo suo. Poliamorosa e bisessuale, irriverente e geniale, con il personaggio Claudine a scuola (1900) incarna la liberazione sessuale e travalica i confini di genere con il suo stile personale.
Mahmood – Tuta gold
Nel suo capolavoro, I Malavoglia (1881), Verga racconta la sventurata storia di un gruppo di poveri pescatori siciliani, ponendosi ai vertici della letteratura italiana, senza incorrere nel folklore populista che caratterizzava, e caratterizzerà, molte opere ambientate tra le classi più umili. La vicenda dei Toscano, detti "Malavoglia", di Acitrezza è emblematica della dissoluzione di un mondo che sta per essere cancellato dall'epoca moderna.
Mahmood rincorre temi della trap contemporanea: ah quanto è difficile la fama, ah che dolore la jacuzzi, urca come mi fanno penare i milioni in tasca!
Sembra quasi di sentir parlare il giovane ‘Ntoni, stretto tra la miseria e il desiderio di riscatto, pronto a tutto per non far più parte di quei vinti. Ma ne I Malavoglia (1881), di Giovanni Verga, chi si salva sono quelli che si guardano indietro.
Maninni– Spettacolare
I Promessi sposi, il romanzo italiano per eccellenza, viene proposto qui nell'edizione curata da Enrico Ghidetti, professore ordinario di letteratura italiana alla "Sapienza" di Roma e in seguito all'Università di Firenze. Il testo di Manzoni è preceduto da un testo introduttivo di Ghidetti intitolato Progetto, storia e destino di un libro per tutti..«"Or bene," gli disse il bravo all'orecchio, "questo matrimonio non sìha da fare, né domani, né mai.»«Un romanzo avviato in età non più giovane, senza alcun segnale e neppur presagio nelle opere precedenti che potesse far pensare ad una scelta narrativa di tale impegno da configurare I Promessi sposi non solo come il lifework di Manzoni, ma una pietra angolare della moderna narrativa italiana ed europea. Un romanzo elaborato nel fervido clima romantico ancora attraversato da discussioni e polemiche sulla legittimità letteraria del genere, che non ruota attorno ad un "eroe" protagonista, ma coinvolge un coro di personaggi d'invenzione o evocati dal buio di un passato storico correndo il duplice rischio di fare degli uni "tipi astratti, degli altri maschere stravolte per una messinscena di storia romanzata. Un romanzo che si nutre della indagine storica su un periodo di decadenza della terra di Lombardia, tanto rigorosa, quanto i tempi potevano consentire (al punto da assumere il sottotitolo inequivocabile di "storia milanese") che lascia tuttavia nel lettore più avvertito l'impressione di una grandiosa allegoria della tragicità della condizione umana.» (dall'Introduzione)
Fossi esperta di storia dell’arte vi rimanderei al Bacio di Hayez o a quelli di Klimt, in cui un abbraccio isola e protegge dal mondo fuori. Dall’Italia, Alessandro Manzoni ci offre il solido amore di Renzo e Lucia, i due Promessi Sposi (1840) che tra le avversità coronano il loro sogno verso il matrimonio, con un epilogo in cui per una volta nessuno cade o beve il veleno.
Mr. Rain – Due altalene
Nelle "Avventure di Tom Sawyer" (apparso nel 1876) l'autore dà voce ai sentimenti, alle storie e alle superstizioni che la sua generazione ancora condivideva nel periodo appena antecedente la Guerra di secessione, dove l'insicurezza e i problemi razziali dipingevano lo scenario emotivo della società americana del Sud. La storia picaresca è incentrata sulle figure di Huck Finn e Tom Sawyer.
Al venticinquesimo temporale e alla trentesima coppia che cade insieme, sulle altalene ci mettiamo Le avventure di Tom Sawyer e Huckleberry Finn, i due romanzi di Mark Twain (1876 e 1884). Romanzi di formazione per due ragazzi irrequieti, che in un’America devastata dalla guerra di secessione, vivono la vita come fosse un gioco e il gioco con lo stesso scaltro cinismo con cui affrontano la sopravvivenza sulle rive del Mississipi.
Negramaro – Ricominciamo tutto
"La Ballata del Vecchio Marinaio" venne concepita nell'anno (primavera 1797 autunno 1798) della straordinaria simbiosi poetica con William Wordsworth. Con questo capolavoro del Romanticismo, il viaggio per mare (e la bonaccia, l'angoscia, l'attesa dei venti favorevoli) diviene la ricerca estrema del senso, l'avventura capace di restituire pienezza alla vita dell'uomo. Andare per mare acquista il significato di un'impresa metafisica. La poesia "Kubla Khan" (in appendice a questa edizione), palesa le immense potenzialità dell'immaginazione, suprema facoltà intellettiva e visionaria di Coleridge. Introduzione di Ettore Canepa.
Ringrazio i conterranei Negramaro per i riferimenti al mare, e penso alla ballata di Samuel Taylor Coleridge. Sette tappe, una vera e propria passione cristiana verso la redenzione, la possibilità di ricominciare da capo attraverso l’espiazione della confessione. È La ballata del vecchio marinaio, manifesto lirico dell’epoca romantica, del 1889.
Renga Nek – Pazzo di te
"Un romanzo in cui domina la violenza sugli uomini, sugli animali, sulle cose, scandito da scatti di crudeltà sia fisica sia, soprattutto, morale. Un romanzo brutale e rozzo – sono gli aggettivi utilizzati dalla critica dell'epoca – che scuoteva gli animi per la sua potenza e la sua tetraggine e che narra il consumarsi di un'inesorabile (sino a un certo punto) vendetta portata avanti con fredda meticolosità dal disumano Heathcliff.
Insomma, l’amore è inevitabile, ci caschiamo tutti, anche se con le dating app e Instagram sembra un tutto un po’ meno reale, quando poi ci siamo dentro perdiamo il senno. Lo sapeva bene Emily Brontë, che nella brughiera ambienta una storia di pazzia amorosa distruttiva tra Heatchliff e Catherine, i protagonisti di Cime Tempestose (1847).
Ricchi e Poveri – Ma non tutta la vita
"È da una galoppata in senso stretto che ha origine la fortuna della Signora delle camelie e, successivamente, della Traviata di Giuseppe Verdi. Un giorno di settembre del 1844, infatti, di ritorno da una passeggiata a cavallo Alexandre Dumas figlio si recò al teatro parigino dei Variétés, frequentato soprattutto da 'un'aristocrazia della galanteria' composta perlopiù da giovani mantenute e dai loro ricchi protettori. In quel variegato ambiente, quella sera, Dumas figlio incontrò la donna che avrebbe segnato la sua vita e la sua fortuna di romanziere.
È il sabato del villaggio leopardiano, questa canzone dei Ricchi e Poveri: brio e vitalità, un cielo luminoso, la sospensione del senso del tempo. Ma sembra la prima scena della Traviata, e quindi de La signora delle camelie (1848): nel romanzo di Alexandre Dumas (figlio), Margherita, cortigiana protetta e avvezza ai salotti, aspetta che Armando per una volta in vita sua faccia l’uomo.. e aspetta... e aspetta..
Rose Villain– Click boom!
“Il Gabbiano è anche un’allegoria spietata di quel male inevitabile, di quel fumoso ed ubriaco fuoco di rèsina, che è l’invaghimento di un quarantenne per una fanciulla, e, viceversa, l’estatica infatuazione di una fanciulla per un quarantenne. Trigòrin cerca evasioni e rifiorimento nell’amore di Nina che incarna la giovinezza, e la giovinezza Nina rifugge il giovane Trepliòv innamorato, per fuggir con Trigòrin, al quale l’Arkàdina, come lui quarantenne, nella paura di perderlo, si aggrappa disperatamente, assalendolo con un mare mellifluo di tenerezze, di scaltri vezzeggiativi”. (Dalla Nota introduttiva di A. M. Ripellino)
Se c’è una pistola, quella deve sparare. È la lezione di Anton Cechov e del suo Gabbiano: dramma del 1895, unisce la disperazione per l’amore non corrisposto a quella che si può provare quando l’impeto creativo non si traduce in opera d’arte all’altezza delle proprie aspettative. In un caso o nell’altro, la vita diventa insopportabile, e nemmeno la musica riesce a trasformare il male.
Sangiovanni – Finiscimi
Quando Ugo Foscolo è a Bologna, nel 1798, compie la prima parziale stesura del romanzo Ultime lettere di Jacopo Ortis, che viene poi pubblicato in quello stesso anno. L'opera, profondamente riveduta, viene ripubblicata a Milano nel 1802; ispiratore di questa seconda redazione è l'amore del poeta per Isabella Roncioni, conosciuta in Toscana. Ma le Lettere hanno un destino movimentato perché subiranno ulteriori aggiunte e correzioni a Zurigo (1816) e a Londra (1817).
Sangiovanni è talmente contrito e subissato dai sensi di colpa che solo Ugo Foscolo lo può capire. Per altro, anche lui scrive lettere, in particolare, Le ultime lettere di Jacopo Ortis (1797). Una pulsione masochistica alla sofferenza, il talento verso le scelte sbagliate, e la domanda che conta: se siete malati, cattivi o solo sofferenti.
Santi Francesi – L’amore in bocca
Un classico senza tempo. Un classico popolare. La grandiosa rivisitazione di una Parigi tardomedievale in cui si mescolano lo spettrale profilo della basilica di Notre-Dame, abitata dal gobbo Quasimodo, e la notturna Corte dei Miracoli, dove risplende la bellezza di Esmeralda. Come in un grande melodramma, forze del bene e del male si scontrano facendo fulcro intorno all'attrazione, alla sensualità, all'innocenza della bella zingara.
Oggi diremmo che Quasimodo è stato friendzonato, a volte anche ghostato, insomma, tra tetti (di Parigi), mare calmo (la Senna) e gocce di pioggia (sui gargoyle), Quasimodo ha tutte le ragioni per avere un po’ di rancore. In Notre Dame de Paris (1831), la bella Esmeralda spezza i cuori e brucia con le sue danze gitane, trasformando l’amaro in amore perenne: un’ode a Victor Hugo.
The Kolors– Un ragazzo una ragazza
Sotto l'affilato umorismo di questo avvincente romanzo pubblicato per la prima volta nel 1925, emerge l'ipocrisia di un'intera società e i codici cui le donne sono costrette a ubbidire nel nome dell'"amore". Elizabeth von Arnim lo sapeva bene: buona parte del romanzo è autobiografica.
Un singolo frangente, uno sguardo ed è il sovvertimento dei sensi. Non Zweig, né le Notti bianche di Dostoevskij, ma in chiusura ci lanciamo verso il nuovo secolo tenendo un sapore ottocentesco: Elizabeth von Armin, con i suoi Catherine e Christopher che per caso si ritrovano seduti accanto durante l’Ora immortale. Il titolo è eloquente, Amore (1925), quell’amore che viene prima ancora della conoscenza, e che ti fa bruciare la pelle.
Di
| Salani, 2024Di
| Minimum Fax, 2018Di
| Edizioni Epoké, 2022Di
| Mondadori Education, 2015Di
| De Agostini, 2020Di
| Arcana, 2024Ti potrebbero interessare
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