Era il 5 giugno 1981 quando l’Organismo di Controllo sulla Sanità Pubblica degli USA registrò una serie di sospetti casi di polmonite in cinque uomini omosessuali di Los Angeles.
Sette anni dopo, al Summit mondiale dei Ministri della Sanità, ha origine l’idea di una Giornata mondiale contro l’AIDS che verrà accolta da organizzazioni, governi e associazioni di tutto il mondo.
Il suo ingresso sul palcoscenico del mondo avvenne all'inizio degli anni Ottanta del secolo scorso negli Stati Uniti. Eppure l'aids esisteva già da almeno settant'anni, relegato in alcune zone dell'Africa. E così è dall'Africa che parte questo racconto di grandi tragedie, di grandi speranze e di un enorme cambiamento nella nostra società.
Il 1° dicembre di ogni anno, si ricordano le vittime e si tiene viva la coscienza di un’epidemia mondiale che non è mai scomparsa: la diffusione del virus HIV, da quel 1981, ha ucciso infatti oltre 23 milioni di persone.
Erroneamente attribuita a comportamenti stigmatizzabili come l’abuso di sostanze stupefacenti tipo eroina e l’adozione di atteggiamenti sessualmente “trasgressivi”, inizialmente il contagio venne ignorato e trattato persino come condizione discriminatoria.
Solo quando i casi iniziarono ad interessare svariati gruppi di individui e iniziarono a moltiplicarsi in maniera esponenziale – con un tasso di decesso vicino al 100% – gli studi sulla malattia iniziarono finalmente a mobilitarsi.
Non aveva ancora un nome, ma si iniziò a risalire alla trasmissibilità per via orizzontale, quindi sessuale, tramite trasfusioni di sangue o contatto con aghi infetti, e verticale, da madre a figlio durante la gravidanza, il parto e l’allattamento.
Nel giro di pochi anni, si registrarono infezioni in tutto il mondo: partita dall’Africa centro-occidentale in cui ha avuto origine, divenne una vera e propria pandemia con un periodo di latenza asintomatica in grado di durare anche anni.
La prima vittima tra le celebrità fu l’attore statunitense Rock Hudson, che ammise pubblicamente di essere affetto da AIDS prima di morire il 2 ottobre 1985. A seguirlo nel 1991 fu la rockstar Freddie Mercury.
Divenne quindi innegabile come questa malattia non fosse destinata solo agli emarginati e/o omosessuali, ma passarono molti anni prima che la discriminazione e la psicosi legata all’ignoranza e alla scarsa conoscenza di una malattia ancora poco conosciuta, si placasse.
A contribuire, furono sono senz'altro gli episodi di solidarietà come quello di Elizabeth Taylor, grande amica di Hudson, che si impegnò attivamente nella lotta all'AIDS con raccolte fondi e manifestazioni. Come lei, Michael Jackson - indimenticabile artista di Thriller - e Elton John, i quali si mostrarono solidali al ragazzo emofiliaco Ryan White, che dopo un'iniezione di sangue contaminato contrasse il virus e fu espulso dalla scuola, diventando un simbolo della lotta all'HIV negli Stati Uniti.
E ancora Bob Geldof, cantante e attivista irlandese, organizzatore del concerto Live Aid del 1985 a cui partecipò anche Bono Vox con gli U2.
Nel 1996, finalmente, la svolta: dopo l’utilizzo di una terapia che ne rallentava i sintomi, venne messa in commercio la combinazione di due inibitori che permettevano di arrestare il decorso della malattia, dai quali sono stati generati, di anno in anno, farmaci in grado di abbassare drasticamente il tasso di decessi e permettere, a chi ne è affetto, di vivere una vita normale.
Ancora oggi, l’epidemia del virus HIV non è un allarme rientrato, soprattutto in quei luoghi come l’Africa subsahariana in cui le cure non sono accessibili a tutti, ma le problematiche che la conoscenza dell’AIDS ha sollevato, hanno permesso la nascita di centri di ricerca e assistenza in tutto il mondo, con soccorsi mirati ai malati e una sensibilizzazione costante.
La Giornata mondiale contro l’AIDS ci ricorda, con le sue iniziative in tutte le città, quanto sia fondamentale prevenire, eliminare le disuguaglianze e tenere vivo il diritto alla salute unito alla conoscenza di questa malattia.
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