I risultati del censimento del 2021 nel Regno Unito, resi noti questa settimana a Londra, sono interessanti non soltanto per i cittadini britannici: per la prima volta da quando si fa questo grande sondaggio nazionale (una volta ogni dieci anni), il numero di coloro che si identificano come “cristiani” è sceso sotto il 50 per cento in Inghilterra e in Galles, due delle quattro regioni in cui è suddiviso il Paese. Significa che, in una nazione considerata generalmente cristiana, meno di metà della popolazione si riconosce come tale, perlomeno nella sua regione più grande, l’Inghilterra appunto, in cui vive il 90 per cento degli abitanti.
È un dato che segnala probabilmente un trend in tutte le società europee e occidentali.
Nel precedente censimento, nel 2011, il 59 per cento degli inglesi si identificavano come cristiani. Nel censimento 2021, la percentuale è scesa al 46 per cento.
In piccola parte questo è dovuto all’aumento di coloro che si identificano con altre religioni, in particolare i musulmani, saliti negli ultimi dieci anni in Inghilterra dal 4,9 al 6,5 per cento, come conseguenza di crescita demografica più alta all’interno di questa minoranza etnico-religiosa e dell’immigrazione.
Ma principalmente il fenomeno è dovuto a una maggiore secolarizzazione, un più accentuato laicismo, fra coloro che prima sentivano la cristianità come parte fondante della propria identità. Questo non vuol dire automaticamente che non siano per nulla credenti, non osservino alcuna festività religiosa, a partire dall’imminente Natale, o non sentano il richiamo della spiritualità.
Linda Woodhead, direttrice del centro studi in teologia del King’s College London, spiega alla BBC che alcuni di coloro che non hanno risposto “cristiana” alla domanda del censimento (quale è la vostra religione?) “sono atei, molti sono agnostici, altri non si sentono di identificarsi con una religione, sicuramente non con una religione istituzionale”.
In pratica, fra i 37 milioni di persone (il 54 per cento della popolazione) che rispondendo al quesito del censimento hanno messo una croce su “no religion” (nessuna religione), vi sono quelli che non credono in dio, quelli che non sono sicuri che esista o non esista, quelli che credono al potere della preghiera ma non necessariamente al potere della chiesa, quelli che credono alla vita eterna in qualche forma ma non necessariamente a quella descritta dal cristianesimo o da altre fedi.
Le radici della civiltà europea rimangono quelle del cristianesimo, che ha a sua volta le radici nell’ebraismo: la civiltà giudaico-cristiana.
Eppure questo terzo decennio del ventunesimo secolo sembra segnare il momento in cui si può fare nostra la proverbiale espressione “non c’è più religione”.
Nel senso che non ce n’è più automaticamente una sola, nemmeno per noi europei. Le religioni sono tutte sorelle, predica il Dalai Lama.
O come sosteneva il grande scienziato Stephen Hawking, l’autore della teoria dei buchi neri, “la mia religione è la fisica”.
Altre riflessioni di Enrico Franceschini
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