La redazione segnala

Educare alla musica, educare agli affetti

la M° Camilla di Lorenzo mentre dirige il Coro Giovanile With Us

la M° Camilla di Lorenzo mentre dirige il Coro Giovanile With Us

In queste ultime settimane si è finalmente iniziato ad affrontare il tema dell’educazione sentimentale o “all’affettività” e ad avere contezza degli enormi problemi di relazione e di salute mentale che coinvolgono un numero impressionante di giovani e giovanissimi.
Riflettendo su quali e quanti strumenti possano essere utili alla sana crescita dei giovani cuori, non ho potuto fare a meno di ripensare a una convinzione che non mi abbandona da anni e cioè che un’attività corale - di voci bianche e giovanili – intesa come materia curricolare nel percorso della scuola dell’obbligo, potrebbe davvero contribuire allo sviluppo e formazione del “bene”. Recentemente sono stata alla presentazione-laboratorio del libro Il mondo è un’orchestra di Piermario Giovannone (Gallucci editore, 2023) che aveva intorno 20 bambini, non a caso incantati dalla lettura “sonora” di questa fiaba, dove si apprende come ogni suono del mondo faccia parte dell’armonia del tutto.

 

A differenza di quello che succede nella maggior parte dei paesi europei, nel paese del belcanto la musica è una “materia-Cenerentola” nonostante sia ampiamente comprovato quanto una pratica musicale e corale offra solo vantaggi. Ne ho parlato con Camilla Di Lorenzo, direttrice di coro, didatta, laureata in psicologia clinica e dinamica. La Maestra Di Lorenzo dirige il Coro Giovanile With Us (16 - 28 anni) con il quale ha ottenuto numerosi primi premi nei più importanti concorsi corali nazionali e internazionali, e il Coro di Voci Bianche Voces Angelorum, diviso in due fasce d'età: piccoli cantori (6 - 10 anni) e voci bianche (11 - 15 anni).
"Parto da un assunto per me fondamentale" – dice la Di Lorenzo - "il coro è la metafora della vita, quando si entra a farne parte la prima cosa che si impara per forza è ascoltarsi reciprocamente - non di certo un'attività come un'altra. Nel coro vige la necessità di uniformare respiro, timbro, ritmo, e questo può essere fatto solo ascoltando. Si impara dunque il rispetto del proprio turno, la cura del dettaglio, la visione d'insieme, il farsi squadra, comunità".

Se da un lato gli esercizi di respirazione stanno alla base dell’apprendimento - e anche, banalmente, di una postura corretta - dall’altro, corpi e menti in crescita sono davvero delicati da trattare. Come conciliare elementi tecnici con quelli emotivi?

"Il ruolo vitale e didattico del respiro, dell’imparare a respirare correttamente, viene a volte poco considerato all’interno di un coro di bambini e giovani, ma è proprio questo che sta alla base di un’emissione vocale corretta, di una sana ossigenazione del corpo, di un suono naturale e libero: si torna all’ascolto, in questo caso di sé, perché è in quello che accade prima che si determina il poi. Imparare a respirare non è qualcosa di astratto, la respirazione corretta forma alla pazienza, è importante arrivare a capire che bisogna lasciare entrare l'aria e non prenderla, controllare l'accento della parola, scandirla bene. L'attività corale dunque insegna a non approcciare in modo approssimativo un progetto, ma a cooperare per il raggiungimento di un obiettivo comune".

Ho molta ammirazione per chi dirige cori di bambini, oltre la competenza specifica c’è bisogno di una pazienza infinita.

"Con i bambini e in ragazzi in realtà è semplice: quello che tu proponi deve piacere a te per primo, se vai lì senza entusiasmo non passa nulla.
La riproduzione meccanica come mero esercizio ginnico non funziona. Durante i primi incontri, per esempio, puoi proporre poche battute curate bene in modo che i ragazzi possano già saggiare quale può essere il risultato tangibile e possano appassionarsi. È vitale che l’insegnante sia innamorato di quello che fa, altrimenti i bambini se ne accorgono immediatamente e la loro attenzione va altrove".

Quanto l’attività corale e il canto possono contribuire alla cura e al mantenimento del benessere mentale?

"L'apporto positivo è potente perché la voce è legatissima all'identità personale. Quando mi è capitato di far notare ai genitori che il figlio aveva un’artificiosità di timbro o di emissione la loro risposta a volte è stata "è la sua voce che è così". In realtà l’artificio corrisponde a una qualche interferenza psicologica o fisica. L’igiene vocale inoltre passa non solo attraverso la respirazione ma anche tramite il parlare con voce morbida, con calma, facendo le dovute pause, declamando, fermandosi, non avendo fretta – tutte sane abitudini che vanno però purtroppo in contrapposizione con quello che i bambini vivono, vedono, apprendono oggi. Lo stress è il nemico primo, anche della voce".

Quali libri ti sentiresti di consigliare agli insegnanti di musica che vogliano approcciare alla direzione corale?

Certamente Canto Leggero (Edizioni ETS, 2020) di Tullio Visioli, compositore, didatta pedagogo e poi Il bambino e la sua voce. Con i bambini alla scoperta della vocalità (Franco Angeli editore, 2009) della foniatra Silvia Magnani.

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