Disegnare sempre i fondali: per me vuol dire trasmettere vita. Credo di riuscire a percepire lo scorrere della vita principalmente quando questo avviene nelle pagine. Questa è la mia fortuna come disegnatore e, forse, la mia croce come essere umano
Gianni Pacinotti, in arte Gipi, oggi soffia sessanta candeline!
Fumettista, illustratore e regista italiano, è nato a Pisa nel 1963 ma da anni si è trasferito a vivere (e disegnare) nella capitale. I primi passi verso quella che sarà la sua carriera definitiva, li muove all’età di ventinove anni, quando inizia a pubblicare vignette e racconti brevi sulla rivista satirica Cuore. Le prime storie a fumetti escono sul mensile Blue.
Nella sua costante ricerca pittorica, Gipi sceglie i fumetti a olio e poi ad acquerello come privilegiato mezzo d’espressione e nel suo tratto originale e amatissimo dai lettori, dà vita a storie che sintetizzano avventura e realismo, cronaca e vissuto personale.
Per la sua attività come autore di fumetti, ha collezionato negli anni riconoscimenti internazionali di un certo prestigio, come il premio Goscinny e quello per il miglior fumetto al Festival d'Angoulême con Appunti per una storia di guerra, assegnato prima di lui solo a due italiani Hugo Pratt e Vittorio Giardino.
Nella cornice di una geurra futura, più evocata che descritta, Gipi ambienta un avvincene romanzo di formazione che tocca i temi profondi a lui più cari: l'adolescenza e la crescita, l'amicizia con i suoi slanci e i suoi tradimenti, il mistero che sta nel cuore di ognuno di noi.
Tradotti e apprezzati in molti paesi, tra cui Francia, Spagna, Germania e Stati Uniti, i suoi fumetti sono usciti in Italia per Coconino Press: a partire da Esterno Notte agli Appunti per una storia di guerra, passando per opere come Questa è la stanza, Baci dalla provincia, S., La mia vita disegnata male, l’antologia Diario di fiume e Verticali, l’ultima fatica dell’autore è stata pubblicata dallo stesso editore di fiducia il 24 ottobre 2023 con il titolo Stacy. Un misto di sarcasmo e dolore, dolcezza e ironia, che lo stesso Gipi ha definito «un libro cattivo, che nasce dalla rabbia e poi però, forse, diventa quasi delicato».
Gianni è uno sceneggiatore di serie tv di successo. La sua carriera è all’apice quando un’intervista, all’apparenza innocua, rimette tutto in discussione. Tre semplici parole, date in pasto ai social, si trasformano in una bomba di indignazione e una gogna mediatica. Un libro feroce e divertentissimo, che ha il coraggio di guardare dritto in faccia i propri demoni e le storture della società in cui viviamo.
In quest’ultima graphic novel, l’autore porta a compimento un percorso iniziato molto tempo fa, segnando una seconda età dell’oro per il graphic novel italiano, che Nicola Lagioia ha definito come «il risultato di ciò a cui l’arte del raccontare storie può arrivare quando urgenza narrativa, intensità e grande padronanza dei mezzi espressivi lasciano evaporare le barriere tra i generi.»
Così come lo sono i suoi fumetti, dunque, Gipi è lui stesso un personaggio ricco di ibridazioni. Oltre al profilo di fumettista, infatti, egli ne possiede molti altri: illustratore per il quotidiano La Repubblica e il settimanale Internazionale, per la tv egli ha realizzato la sigla animata del famoso programma Le invasioni barbariche condotto da Daria Bignardi.
Il fil rouge che percorre tutta la sua colorata e sfaccettata produzione artistica è l’urgenza di raccontare storie.
Nel 2011 debutta come regista cinematografico con il film L’ultimo terrestre, prodotto da Fandango e presentato al Festival di Venezia e nell’anno subito successivo ha realizzato l’ironico mediometraggio Smettere di fumare fumando, in cui Gipi, che è un tabagista accanito, filma per dieci giorni il suo tentativo di smettere con il fumo, documentando l’impresa tra nevrosi, deliri ed elucubrazioni etico-morali.
Ho iniziato a raccontare storie con la cinepresa, una vecchissima Super 8, quando avevo dieci anni. Il fumetto è arrivato molto dopo. Ma il fumetto è più semplice da fare e da gestire. Non richiede altre persone, mezzi tecnici, soldi. E visto che tutte queste cose non erano alla mia portata, negli anni è diventato il mio strumento preferito per il racconto
A riprova dell’innata transmedialità del personaggio, nel 2014 arriva anche una candidatura al più ambito nel mondo letterario, il Premio Strega, con Unastoria (Coconino Press/Fandango): prima volta in assoluto per una graphic novel, nonché una delle opere più rappresentative di quest’autore e artista, che scandaglia il tema della guerra in ogni sua declinazione.
In questo libro, ad esempio, è una guerra psichica quella del protagonista Silvano Landi che trova la sua concreta rappresentazione nel rievocare le peripezie dell’avo Mauro.
Sotto i cieli dipinti ad acquerello di una natura magnifica e indifferente, splendida e crudele, le storie di Silvano e di Mauro si intrecciano e diventano Una storia, raccontando le fragilità di ognuno di noi.
Le storie di guerra mi affascinano per due motivi. Il primo è che sono cresciuto ascoltando storie di resistenza e di fascismo e nazismo. Storie di piccoli eroismi o di fughe. Erano i racconti di mio padre e, da adolescente, credo di essermi trovato a confrontare le sue esperienze (vissute in un contesto tanto difficile) e le mie, insignificanti paturnie di un figlio del boom economico degli anni Sessanta.
Questo mi ha portato più volte a chiedermi di quale sostanza fossi fatto. “Che tipo di uomo sono? Sarei disposto a rischiare la vita per un amico o un familiare, come mio padre aveva fatto durante la Seconda Guerra Mondiale?” Volevo saperlo, e purtroppo la mia condizione di medio benessere borghese non mi offriva situazioni nelle quali potermi misurare. Per questo, forse, da ragazzo, mi allontanai dalla famiglia e scelsi di percorrere una strada un po’ più difficile, che mi esponesse a rischi, che mi avvicinasse al sangue e alla morte, anche se in misura minuta e auto-inflitta.
Il secondo motivo è che mi interessa il comportamento degli uomini quando la vita e la morte si toccano. E questo, purtroppo, avviene spesso in situazioni di conflitto
Il valore letterario delle sue opere è evidente; oltre a illustrazioni che entrano direttamente sottocute, si subisce il fascino di un continuo scavo psicologico e introspettivo di personaggi fittizi che si mettono costantemente a nudo e sembrano più reali che mai.
Questo modus scribendi in cui si combinano una realtà fittizia e un immaginario fantastico e profondamente reale, è la cifra distintiva di una figura poliedrica, sfaccettata, transmediale e incredibilmente irriverente, che irradia la propria creatività in molteplici direzioni, in una sorta di caos polifonico che sa scavare con precisione nell'umano.
«Bisogna avere il caos dento per partorire una stella danzante» diceva un certo Nietzsche, e Gipi lo sa bene.
Di
| Coconino Press, 2023Di
| Coconino Press, 2022Di
| Coconino Press, 2022Di
| Coconino Press, 2021Di
| Coconino Press, 2021Di
| Coconino Press, 2020Di
| Coconino Press, 2020Di
| Coconino Press, 2016Di
| Coconino Press, 2015Di
| Coconino Press, 2015Di
| Coconino Press, 2014Ti potrebbero interessare
Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone? Scrivi alla redazione!
Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente
Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente