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La libertà secondo John Stuart Mill  

Illustrazione digitale di Cecilia Viganò, 2023

Illustrazione digitale di Cecilia Viganò, 2023

Su John Stuart Mill pesa uno strano destino: quello di tornare a essere letto nel momento del disincanto e della crisi politiche della sinistra - tanto radicale come riformista -, dei liberali che non volevano essere conservatori e dei democratici.
È ben evidente dalla sorte che è toccata a due suoi testi di riflessione politica: Saggio sulla libertà e L’asservimento delle donne (in versione italiana incluso nell’Eguaglianza e l’emancipazione femminile).

Sull'uguaglianza e l'emancipazione femminile
Sull'uguaglianza e l'emancipazione femminile Di John Stuart Mill;Harriet Taylor;

In questi saggi, John Stuart Mill e sua moglie Harriet Taylor mettono al centro della loro discussione filosofica la questione femminile: dal matrimonio – che rappresenta non un problema privato, ma politico – al divorzio, dall'asservimento, tutt'altro che naturale e legittimo. Si tratta di un'analisi acuta che fa di questo testo una pietra miliare del femminismo contemporaneo.

Questi libri, infatti, sono tornati a riproporsi ciclicamente negli ultimi 100 anni tutte le volte che è sorta l’esigenza di ripensare e di dare contenuti rinnovati al lessico politico. Dalle parole chiave di chi propone politiche di emancipazione si passa ai sostenitori delle ideologie liberali che capiscono l’importanza di dover tornare a formulare un nuovo linguaggio o di rinnovare il proprio lessico soprattutto quando risultavano più attraenti le parole delle dittature o esercitavano fascino le pratiche della prevaricazione.

È a partire da qui che, per esempio, Luigi Einaudi presenta un’edizione del Saggio sulla libertà (intitolato solo La libertà) pubblicato nel 1925 per le edizioni di Piero Gobetti dove scrive:

«Il breve libro sulla Libertà di Giovanni Stuart Mill si ripubblica in veste italiana in un momento nel quale il diritto di critica, di non conformismo, le ragioni della lotta contro l’uniformità hanno urgente bisogno di riaffermarsi. […].

Il fascismo, sotto un certo rispetto, è il risultato della stanchezza che nell’animo degli italiani era cresciuta dopo le lunghe e rabbiose lotte intestine del dopo guerra ed è un tentativo di irreggimentazione della nazione sotto a una sola bandiera.
Gli animi anelavano alla pace, alla tranquillità, al riposo e si acquetarono alla parola di chi prometteva questi beni.

Guai però se dalla naturale aspirazione a liberarsi dalla bestiale guerra civile in che era degenerata tra il 1919 ed il 1921 la lotta politica in Italia si cadesse senza contrasto nel conformismo assoluto al vangelo nazionalistico imposto dal fascismo!
Sarebbe la morte della nazione.
Colla abolizione della libertà di stampa, colla compressione della libertà del pensiero, con la negazione della libertà di movimento e di lavoro in virtù dei bandi e del monopolio delle corporazioni, il paese è risospinto verso l’intolleranza e la uniformità.

Si vuole imporre con la forza l’unanimità dei consensi e delle idee perché si afferma necessario difendere la verità contro l’errore, il bene contro il male, la nazione contro l’antinazione».

Dunque, tornare a leggere e a parlare di John Stuart Mill significa, prima di tutto, affrontare lo stato di salute della libertà, non in astratto ma come principio fondatore, partendo da un bilancio su quanta libertà ci sia.
Rileggere Stuart Mill non è mai stato un modo per accantonare i problemi ma al contrario per tentare di chiarire le questioni aperte e trovare un punto da cui ripartire, “misurabile” intorno a tre questioni

  • in relazione all’idea di tolleranza e di differenza;
  • in relazione al confronto tra male e bene;
  • in relazione al rapporto tra uomini e donne.

Il nodo ogni volta non è solo il diritto ma i processi di avvicinamento alla libertà e all’eguaglianza. Il tema in astratto non è l’«utopia del perfetto», ma i percorsi di miglioramento messi in atto.
Nel dicembre 1959, in occasione del centenario della prima edizione di On Liberty (contenuto nel libro La libertà), Isaiah Berlin tiene una conferenza in cui ripercorre il pensiero e soprattutto la vita di John Stuart Mill, nato il 20 maggio 1806 e morto l’8 maggio 1873.

Partendo da alcune osservazioni contenute nel testo prendiamo le mosse per cercare di definire in pochi tratti il profilo esistenziale, oltreché culturale e filosofico-politico di Mill.
Sottolinea Berlin che all’origine della riflessione di Mill c’è la capacità dell’individuo di scegliere, ovvero di non delegare ad altri e che senza tolleranza vengono meno le condizioni per una critica.
Il nucleo, insiste, sta nel fatto che coloro che vogliono ridurre la libertà agli altri hanno tre obiettivi:

  • desiderano imporre il proprio potere;
  • desiderano l’uniformità, ovvero non amano pensare in maniera diversa dagli altri e non amano che altri la pensino diversamente da loro;
  • sono convinti che per ogni questione esista una sola risposta giusta e questa sia «per sempre».

In sintesi questi sono i paladini dell’«ultima parola», in opposizione alla pratica della libertà che si basa sulla convinzione che ciascuno, al massimo, possa ambire ad avvicinarsi a dire la «penultima parola».
E questo perché - prosegue Berlin – per Mill vale essenzialmente una regola:

La verità se non viene discussa degenera nel dogma o nel pregiudizio

John Stuart Mill

Il principio che la verità non è un dato acquisito ma un percorso viene sviluppato da Mill fin dalle prime pagine del suo Saggio sulla libertà quando afferma che «gli uomini sono diventati capaci di migliorare sé stessi attraverso la discussione tra eguali».

Ne deriva che:

«La natura umana non è una macchina da costruire secondo un modello e da regolare perché compia esattamente il lavoro assegnato, ma un albero, che ha bisogno di crescere e di svilupparsi in ogni direzione, secondo le tendenze delle forze interiori che lo rendono una persona vivente».

Perciò, insiste Mill, «è utile che vi siano differenti esperimenti di vita e che la validità di modi di vivere diversi sia verificata nella pratica quando lo si voglia» e continua:

Vi sia la più ampia libertà di svolgere ogni attività inconsueta affinché nel tempo emergano chiaramente quelle che meritano di diventare consuetudini

John Stuart Mill

Conclude affermando che «proprio perché la tirannia dell’opinione è tale da rendere riprovevole l’eccentricità, per infrangere l’oppressione è auspicabile che gli uomini siano eccentrici».
Questo canone lo riprende nelle sue riflessioni sulla religione quando, nell’Utilità della religione (compreso nella raccolta Saggi sulla religione), definisce la “religione dell’umanità” superiore alle religioni soprannaturali perché disinteressata (il credente si abitua a non essere ricompensato in un’altra vita) e non fondata sull’idea di un Dio perfetto che ha creato un mondo imperfetto.

Saggi sulla religione
Saggi sulla religione Di John Stuart Mill;

"Il Dio del Mill non è un «principio del mondo»; ma è un essere completamente inserito nel mondo, come vi sono inseriti tutti gli altri esseri. L'ipoteticità della sua esistenza significa però che alcuni filosofi possono ammetterlo, altri non ammetterlo; non significa però che, se lo si ammette, si possa attribuirgli un'esistenza al di fuori del mondo".

Ne consegue l’idea che tanto Dio quanto gli uomini, per combattere il male, abbiano reciprocamente bisogno uno dell’altro.
Il conflitto tra bene e male non si presenta come una lotta tra due condizioni trascendenti o tra due principi astratti, ma come il risultato, mutevole e progressivo nel tempo, della lotta degli esseri intelligenti e buoni per imporre un determinato sviluppo piuttosto di un altro, in una visione non trascendente della storia.

Ma proprio “misurando” la libertà che c’è e con il desiderio di estenderla che Mill rivede il suo lessico pubblico.
L’occasione per parlarne è data dal suo saggio L’asservimento delle donne su cui medita a lungo non solo durante la fase di scrittura ma anche nel renderlo pubblico.

La servitù delle donne
La servitù delle donne Di John Stuart Mill;

"La subordinazione giuridica di un sesso all'altro costituisce uno degli ostacoli principali al progresso umano e dovrebbe essere rimpiazzata da un principio di perfetta uguaglianza". John Stuart Mill indaga le motivazioni della subordinazione femminile.

Per i temi che tratta è debitore a Harriet Taylor, sua compagna di vita che muore nel 1858, con cui ha iniziato a riflettere su questi argomenti nel 1854. Termina di scrivere il saggio nel 1861 ma lo pubblica solo nel 1869.

Fino a quel momento, come nel Saggio sulla libertà, gli attori  principali sono «gli uomini», ma a partire dalla fine degli anni ’50 diventano gli «esseri umani», collocando così uomini e donne sullo stesso piano.
Propone, nel suo intervento alla Camera dei Comuni il 20 maggio 1867, di sostituire la parola «man» con la parola «person» ma la sua mozione è respinta con 73 voti favorevoli e 196 contrari.

Questo è un passaggio chiave che spiega nel suo saggio del 1869 perché ha segnato culturalmente una svolta che per molti aspetti ancora chiama in causa il nostro presente.

Il presupposto per Mill sta nel riconoscere il dominio degli uomini sulle donne e si propone di rimuoverlo non scrivendo astrattamente di “uomini” perché 

Il problema è il principio che attualmente regola le relazioni sociali tra i sessi, vale a dire la subordinazione legale di uno dei sessi all’altro, di per sé sbagliato e uno dei principali ostacoli al miglioramento degli esseri umani

John Stuart Mill

E poi prosegue:

«… si obietterà, che il dominio degli uomini sulle donne differisce da tutti questi perché non è un dominio basato sulla forza: è accettato volontariamente; le donne non se ne lamentano e ne sono parti consenzienti.

Ora, in primo luogo, un gran numero di donne non lo accetta affatto.
Dal momento in cui le donne sono state in grado di far conoscere i propri sentimenti con i propri scritti (unica forma di azione pubblica che la società consente loro), in numero sempre crescente hanno messo per iscritto la loro protesta contro la loro attuale condizione sociale: e recentemente molte migliaia di donne, guidate dalle più eminenti tra quelle note al pubblico, hanno presentato una petizione al
Parlamento per essere ammesse al suffragio nelle elezioni parlamentari.

La richiesta delle donne di ricevere un’istruzione altrettanto solida e negli stessi ambiti del sapere di quella degli uomini, viene avanzata con intensità crescente, e con grandi prospettive di successo; e la richiesta di essere ammesse alle professioni e occupazioni da cui finora sono state escluse diviene ogni anno più urgente».

I saggi di John Stuart Mill

La libertà. L'utilitarismo. L'asservimento delle donne

Di John Stuart Mill | Rizzoli, 1999

Principi di economia politica

Di John Stuart Mill | UTET, 2006

Saggi sulla religione

Di John Stuart Mill | Feltrinelli, 2006

La servitù delle donne

Di John Stuart Mill | Edizioni Clandestine, 2019

Sull'uguaglianza e l'emancipazione femminile

Di John Stuart MillHarriet Taylor | Edizioni Società Aperta, 2022

Considerazioni sul governo rappresentativo

Di John Stuart Mill | Editori Riuniti, 2019

L'America e la democrazia. Testo inglese a fronte

Di John Stuart Mill | Bompiani, 2005

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