Sarà un'eclissi per la democrazia o ce la spasseremo?

Martedì 8 novembre

Dal nostro inviato a San Francisco, Enrico Deaglio

Dire ansia è dire poco; c’è quell’aria spessa che si taglia col coltello.
Il mondo ci guarda e sicuramente nella Kiev al buio si stia più in pensiero che da noi. L’America decide da che parte andare, e a seconda di dove andrà, agli ucraini (ma anche a noi) toccherà scegliere se far parte dei passeggeri di prima classe sul Titanic o del “carico residuale” sulla Humanity.

La campagna elettorale non è finita, continuerà martedi intorno ai seggi, tra previste intimidazioni e annunci di brogli.
Si moltiplicano da parte democratica gli “appelli alla vigilanza”; da parte repubblicana, invece, sono ormai una dozzina i candidati che preannunciano che, in caso di sconfitta, non la riconosceranno. Sono i trumpisti puri, hanno imparato che la tattica del loro maestro paga. Però è strano che mettano le mani avanti.

Gli ultimi sondaggi infatti sono praticamente tutti dalla loro parte, discutendo piuttosto solo dell’entità della sconfitta democratica.

Però, però…. È sempre valida la battuta di Marylin Monroe nelle vesti di una ballerina che consola un autocrate dei Carpazi: “Convochi le elezioni, Sua Reggenza, le elezioni sono uno spasso, non si sa mai chi vince!”. Come dire che i politici dovrebbero avere meno paura del popolo, degli elettori. In genere il popolo alle elezioni si comporta bene, sempre che non gli venga messa paura. In America, per esempio, è stato così nel 2020, quando, nonostante il Covid l’affluenza alle urne è stata massiccia (e ha usato l’arma del voto postale – ah, ecco la famosa intelligenza collettiva del popolo…) per cacciare Trump.

Quest’anno i risultati si giocheranno nuovamente sul numero dei votanti. Ed è abbastanza incredibile che su questo dato non ci siano sondaggi convincenti.
È vero che tantissimi giovani e donne si sono registrati al voto per la prima volta, spinti dalla decisione della Corte di vietare l’aborto?
Sì, pare di sì, ma non si hanno dati certi. Il regista Michael Moore è l’unico a immaginare che saranno milioni. Ma, si sa, Moore è un tipo molto strano e non gode di grande credibilità.

In America, chi invece è credibile è il signor Nate Silver, che domina da una decina d’anni il fiorentissimo mercato della politologia.
Nate Silver è stato geniale, quando ha applicato alla politica il metodo delle scommesse sportive. Quante possibilità ha la data squadra di vincere, il dato giocatore di segnare? Lo si può sapere esaminando la serie storica, i risultati di tutte le partite giocate, lo stato di salute dei giocatori, etc. Applicato alla politica, Nate Silver ha prodotto un sito, “538”, che sulla base di un’enorme quantità di dati, prevede le “probabilità” di vittoria. Tutta l’America politica dipende da “538”.  

Ebbene oggi Nate Silver, nel suo ultimo rapporto, alla domanda cruciale "chi vincerà il Senato?" ha risposto con un clamoroso “boh”.
Il suo modello vede i due partiti alla pari, con un margine di errore però del tre per cento e una quantità inesplorata di variabili.
Il paragone è con le elezioni del 2016, quando Silver – sbagliando -  aveva previsto la vittoria di Hillary Clinton. Silver ha però aggiunto un commento salace.
Avete notato quanto siano aumentati gli istituti che fanno sondaggi? Strano che la loro proliferazione sia coincisa con l’avanzata dei repubblicani.
Forse dipende dal fatto che questi istituti hanno un committente…

E con questo vi lascio, qui è notte e c’è un’eclissi lunare totale che non ci vogliamo perdere.

Ma ci sentiamo quanto prima. Se fossi Joe Biden sognerei di essere tra le braccia di Marylin Monroe.

Libri consigliati

• Giovanni Borgognone - Storia degli Stati Uniti. La democrazia americana dalla fondazione all'era globale - Feltrinelli
• Mario Del Pero - Libertà e impero. Gli Stati Uniti e il mondo 1776-2016. Nuova edizione - Laterza
• Arnaldo Testi - Il secolo degli Stati Uniti - il Mulino
• Alexis De Tocqueville - La democrazia in America - Rizzoli
• Reid Mitchell - La guerra civile americana - Il Mulino