Diario di bordo

I discorsi storici e le storielle

Mercoledì 26 ottobre

E allora, com'è andata? Si parla di Georgia Meloni, eh? ... di chi, se no?

- Era fascista? Sì, ma tutto sommato fascista light

- Anzi, lei ha detto che non ha mai provato simpatia per il fascismo – ma ti rendi conto? e la fiamma allora? - Rido per non piangere

- Ma no! era una nuova Anna Magnani!

- ... no, ti sbagli! casomai un’altra Paola Taverna!

- Era sincera, era commossa, era ipocrita, era emotivamente impattata, era l’underdog… ma l’hai sentita quando ha detto “non indietreggeremo, non tradiremo”? le è scappato! era il mussoliniano “se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi”, e dunque era un lapsus perché sa che la faranno fuori….

- Ma dai! è un modo di dire.

- Sì, però hai visto come le è scattato il riflesso coloniale con l’”uomo nero”?  L’underdog fa veloce a trasformarsi in pitbull...

- Sì, ma hai visto la vuotezza della sinistra? non sapevano cosa dire... annichiliti, divisi... nessuno che sia più in grado di fare un discorso, di suscitare un po’ di passione…

Beh, indubbiamente – stando al dibattito che ha provocato – il discorso di Giorgia Meloni per chiedere la fiducia alla Camera.
E mi è venuta in mente una storiella che sentivo da bambino. Dunque, siamo nel maggio del 1939 e Mussolini va in visita alla Fiat Mirafiori, lo stabilimento che deve sostenere la guerra alle porte. Il senatore Agnelli, sapendo che gli operai non lo amano, convoca il sindacato corporativo e avverte: avete due scelte, o applaudire o stare zitti.
Messaggio recepito. Mussolini parlerà a una folla di operai con le bocche cucite.

Fin qui è storia, adesso comincia la storiella.

Ci sono due operai, Gino e Franco, che sentono il Duce parlare e restano immobili fino a quando Gino sibila a Franco: “devo dirti una cosa”, e Franco, “sì, ma non qui”.
Si spostano.
Gino fa per aprire bocca, ma Franco fa: “spostiamoci ancora, qui non è sicuro”.
E così si spostano sempre di più e alla fine si trovano in mezzo ai campi. “adesso puoi parlare! Non aver paura”.
E Gino: “Mussolini mi piace”.

Questo per dire, che anche nei giorni che vanno di traverso, un po’ di sense of humour non guasta.

E visto che siamo dalle parti di Torino, una storiella più moderna.
"Lo sai che la Juventus ha cambiato simbolo? Non sarà più la zebra, sarà la giraffa".
"E perché?"
"Escono sempre a testa alta…"

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