Un crac nel metaverso

Coincidenze: a Los Angeles, nella notte degli Oscar, abbastanza a sorpresa ha fatto centro con sette statuette il film “Everything Everywhere All at Once” che dovrebbe essere soprattutto un premio al metaverso, la realtà aumentata, il mondo parallelo o come lo si voglia chiamare, che pare sia l’ultima speranza, probabilmente destinata a fallire, del patron di Facebook, l’antipaticissimo Mark Zuckerberg, che vendette i “profili” dei suoi utenti alla campagna elettorale di Trump nel 2016, in modo che questi potesse entrarci come si fa col burro e alterare il risultato elettorale. Ma tant’è. Speriamo ancora che il metaverso non ci porti tutti alla rovina.

E mentre questo avveniva a Hollywood, nella più nordica San Francisco, crollava la Silicon Valley Bank, facendo diventare reali gli spettri di una nuova Lehman Brothers. La banca, oltre a finanziare lodevolmente diverse start up, si era parecchio legata alle criptovalute, di cui garantiva un controvalore in “real money”. Solo che questo passaggio – tra licenziamenti nella valle dei miracoli, aumento dei tassi di interesse, pazzie di Elon Musk, aumento spropositato del costo della vita – ha spinto molti depositanti a chiedere i loro soldi indietro e la banca, non potendo fare fronte, ha lanciato un aumento di capitale. Risultato: l’aumento non c’è stato, la banca ha fatto crack ed è dovuto intervenire Biden per riassicurare tutti i depositanti che riavranno i loro soldi (e che questo non costerà un cent al contribuente). Alla riapertura di Wall Street, almeno per oggi, il grande crack è stato scongiurato; ma forse viviamo già nel metaverso.

Mi sono ricordato che, giusto un anno fa, il Kazakistan (grande come tutta l’Europa occidentale, ricchissimo di gas e petrolio, e con appena 20 milioni di abitanti) fu teatro di una violentissima rivolta, repressa ferocemente. La gente protestava contro gli aumenti dei prezzi dell’energia elettrica e il blackout dei telefoni cellulari. Come era stato possibile? Spiegarono che tutta l’energia elettrica veniva usata per il “criptomining” che è un sistema costosissimo di verifica delle criptovalute.

E che c’entra, direte voi? Forse nulla, ma forse tra Kazakistan, Silicon Valley e Hollywood è passata una scossa…. Forse i nostri soldi, non nono proprio soldi, sono metasoldi, in ostaggio.