Venerdì 18 novembre
Dal nostro inviato a San Francisco, Enrico Deaglio
Si dice, probabilmente con ragione, che l’altra notte, “la notte del missile in Polonia”, il mondo abbia rischiato la terza guerra mondiale e che solo la sagacia e la freddezza di Joe Biden l’abbiano evitata. Cosa sia realmente successo, lo si saprà probabilmente tra molti anni.
Però ieri si è saputo chi sparò il missile che il 17 luglio 2014 abbattè, sul cielo dell’Ucraina orientale, il Boeing malese MH17 che volava da Amsterdam a Kuala Lampur, uccidendo 298 persone, ovvero tutti i passeggeri e tutto l’equipaggio.
Nessuno sapeva molto dell’Ucraina, al tempo, anche se pochi mesi prima era appena avvenuta l’invasione della Crimea, e una rivolta a Kiev aveva cacciato il presidente filo russo Janukovic e nel Donbass era in corso una guerra civile. Oggi, otto anni dopo, un tribunale olandese ha ricostruito quell’attentato e condannato all’ergastolo, in contumacia (ma si sa che ancora sono attivi nella guerra), i quattro operativi che lo compirono. Si tratta di tre ufficiali dei servizi segreti di Mosca e del comandante di una milizia filorussa nel Donetsk.
Ricevettero il sistema missilistiico denominato Buk, da Mosca che l’aveva costruito, lo piazzarono e spararono. I resti del Buk vennero trovati nei cadaveri dell’aereo.
Ai tempi Ucraina e Russia si rimbalzarono le accuse, ma già allora un’inchiesta internazionale attribuì la responsabilità alla Russia; per la Crimea e per il Boeing abbattuto, cominciarono le sanzioni.
Di guerra aperta allora non si parlava, ma certo l’abbattimento dell’aereo diede agli avvenimenti una dimensione internazionale.
Putin, che aveva le idee chiare su quale sarebbero stati gli sviluppi, cominciò la sua campagna di opinione in Europa e in America; un mese fa il New York Times, con una poderosa inchiesta, è andata alle radici dello scambio di favori tra Putin e Trump per le elezioni del 2016: se porto le truppe russe a Kiev, tu non protesterai, in cambio ti aiuterò a battere Hillary Clinton.
Funzionò.
Risale a quegli anni, lo strano rapporto di amicizia tra Berlusconi e il presidente russo “amico della pace”, la campagna contro la NATO guerrafondaia, la definizione di “stato nazista” per l'Ucraina e di “genocidio compiuto dai nazisti ucraini” per quello che andava succedendo nel Donbass.
Se oggi l’Italia è il paese più “putiniano” d’Europa, nel governo come nella televisione, bisogna dare atto al più grande propagandista di Putin, che ha esercitato qui da noi.
Si chiamava Giulietto Chiesa (è purtroppo morto nel 2020), storico corrispondente da Mosca per l’Unità, voce fuori dal coro, infaticabile propagandista e complottista (sosteneva che l’11 settembre era opera dalla CIA), popolarissimo, divulgatore convincente. Tutta la sua opera di convincimento è ancora adesso visibilissima su You Tube (sull’abbattimento del Boeing, chiaramente organizzato dall’Occidente, è molto convincente) e su decine di altri siti. Ascoltatelo, ne vale la pena. Tante cose, della guerra di oggi in Ucraina, vi risulteranno profetiche.
Un po’ troppo profetiche, ahimè.
Nota della redazione: Per chi volesse approfondire ulteriormente, a questo link c'è la pagina dedicata ai libri che spiegano le ragioni del conflitto Russia - Ucraina
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