Settembre, primo mese d’autunno o ultimo d’estate?
La domanda è legittima, non fosse altro che la risposta è cambiata spesso nel corso dei secoli e dei millenni.
Che sia un momento di passaggio è chiaro. Lo sanno gli astronomi, innanzitutto.
La terra è una trottola storta. Impiega ventiquattro ore per ruotare sul suo asse. Circa trecentosessantacinque giorni per fare il giro completo attorno al sole.
E per due volte all’anno questa danza obliqua fa sì che il sole si trovi esattamente allo zenit dell’equatore e la notte equivalga perfettamente al giorno. Equa nox, appunto, notte uguale: equinozio.
Capita a marzo e capita – appunto - attorno al venti settembre. Da quel giorno in poi il buio riprenderà la sua marcia.
Questa volta la storia comincia in un bosco, dove la luce dorata e bassa gioca tra i cespugli colorati, e l'aria ormai fresca porta con sé quell'odore inconfondibile di funghi e di terra.
Che settembre sia un momento di passaggio lo sanno da sempre i pastori, che attendono questo mese per lasciare i pascoli di montagna e cominciare il viaggio che li riporterà in pianura a passare l’inverno: uomini e animali incamminati tra larghi sentieri ghiaiosi, rocce e boschi, con il sapore del formaggio mangiato alla partenza, il suono dei canti che segnano il passo lento delle pecore e dei buoi.
Lo sanno i contadini, che attendono settembre per la vendemmia e per la semina: un tempo e una maturazione che si compiono e un tempo che ricomincia, lentamente, sottoterra.
È anche per tutto questo che una volta, girando per le campagne all’inizio di questo mese capitava di scorgere nuvole di fumo azzurro tra le colline, di roghi che bruciavano stoppie e rami vecchi.
Con quel profumo di legna arsa che si spandeva ovunque, sui pianori, nei borghi, tra le strade...
Quindi settembre è un inizio o è una fine?
Per i greci, sul finire dell’estate, quando la stella brillante Sirio riempiva la maggior parte della notte, cominciava l’anno agricolo.
Era quello il tempo di tagliare la legna e di prepararsi all’aratura. E poi sarebbe arrivata la vendemmia: quando verso il mattino Orione e Sirio fossero giunti ormai alla metà del cielo, allora sarebbe stato tempo di raccogliere e portare a casa tutti i grappoli, esporli al sole per dieci giorni e dieci notti, per poi tenerli all’ombra cinque giorni, che il sesto infine sarebbero stati posti nei vasi.
Ma per tanti versi, Opora, come chiamavano i greci l’autunno, rimaneva legato più al caldo della stagione passata che al freddo dell’inverno in arrivo. Soprattutto il primo periodo, quello che per noi oscilla tra settembre e ottobre: momento dei frutti maturi, dei doni giunti alla loro pienezza: pere, mele, fichi e, sopra tutti, l’uva naturalmente.
Tempo di semina e di vendemmia.
Settembre per secoli sarebbe rimasto il mese che in un certo senso portava a compimento l’estate.
Un’ultima grande esplosione di gioia, prima di cominciare il lento percorso verso il buio, la morte e il gelo.
Nel medioevo, il cristianesimo siglò questo tempo di passaggio mettendolo sotto la protezione di un santo e legandosi, come sempre, a feste ancora più antiche.
Dopo le grandi festività dedicate a Maria al termine dell’estate, l’equinozio d’autunno, la fine della stagione calda e luminosa, venne celebrato sotto il segno della festa dedicata a San Michele.
Alle origini c’erano probabilmente culti antichi dedicati al dio solare Mitra, ma in pieno medioevo questo ovviamente non lo sapeva più nessuno.
Il successo di quel santo fu enorme in tutta Europa, a cominciare da quello che è forse il santuario suo più celebre: quella famosa isoletta montuosa sulle coste della Normandia che si collega a terra solo quando giunge la bassa marea… Mont-Saint-Michel, appunto. Così il 29 settembre la sua era ormai la festa della vendemmia. Un vero e proprio Capodanno d’autunno, tanto che lo usavano tutti pure come data fissata per la scadenza dei contratti agrari. Tempo per i contadini di pagare le rendite al signore; tempo per le vendite a credito di vino…
Vendemmia e semina: è così che settembre sarebbe stato raffigurato per secoli nei bassorilievi delle cattedrali e nei manoscritti.
E verrebbe da chiedersi cosa sia rimasto di tutto questo ora. Forse più di quello che si pensa. Il vino non ha certo perso di importanza e la vendemmia rimane un momento cruciale dell’anno agricolo.
Poi certo, il mondo è cambiato. Adesso settembre è il momento del ritorno, della fine delle vacanze. Per chi ama il caldo e i tempi rallentati, questo ritorno agli obblighi e alla quotidianità suona sempre un po’ faticoso; per chi – come il sottoscritto, lo ammetto – l’estate la vive più come una parentesi, talvolta forzata, settembre suona come una specie di Capodanno.
E forse in questo senso c’è qualcosa di antico e di profondo, persino quando facciamo i conti con la fine delle ferie: c’è una stagione che muore e una che comincia in questo passaggio che, ad ascoltarlo bene, ci dice di quanto la natura e il cosmo stesso segnino la nostra vita.
Di
| Donzelli, 2002Di
| Fazi, 2022Di
| Fatatrac, 2021Di
| TopiPittori, 2018Di
| Adelphi, 2013Di
| Raffaello Cortina Editore, 2018Di
| Sur, 2018Di
| Feltrinelli, 2015Una playlist settembrina. Consigli d'ascolto per un mese pop:
Equipe 84, 29 Settembre
Neil Diamond, September morn
Green Day, Wake me up when september Ends
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