Diario di bordo

“Una vergine per il principe”. Il principe Andrew e un vecchio film italiano

Mercoledì 16 febbraio

Notizia pop del giorno – altroché Ucraina e Russia! – è sicuramente l’accordo extragiudiziale tra il principe Andrea Windsor e la cittadina Virginia Giuffre, che permette a un membro della famiglia reale inglese di non essere condannata – nella sua ex colonia -  per stupro di una minorenne “ragazza del popolo” americana; il tutto nel contesto delle imprese della  coppia di pervertiti – il miliardario Jeffrey Epstein e la sua amante Ghislaine Maxwell – più famosa del momento.
Ne sentiremo parlare per un bel po’, immagino, perché la storia ha pochi precedenti.

In realtà, uno ce l’ha (anche se a parti invertite) e avvenne in Italia del 1500, quando la famiglia Gonzaga, per ottenere il consenso alle nozze con Eleonora de Medici del suo rampollo libertino Vincenzo, fu costretta a fornire – davanti a testimoni – prova della regale virilità del principe. Se il matrimonio non ci fosse stato, venti di guerra avrebbero preso a soffiare in Italia.

Ma come andarono veramente le cose?
La buona notizia è che su YouTube è possibile trovare una copia integrale di un film dimenticato, ma che io ricordo come uno spasso nella mia adolescenza, anno 1965. Si chiama “Una vergine per il principe”, diretto da Pasquale Festa Campanile, con Vittorio Gassman principe Gonzaga chiamato a dare la prova di virilità e Virna Lisi nella parte della popolana Giulia Albizzi, istruita per assecondarlo.
Stuolo di grandi attori a fare da contorno, da Tino Buazzelli a Leopoldo Trieste, Vittorio Caprioli, Philippe Leroy, Paola Borboni, Maria Grazia Buccella…, in un helzapoppin' che prendeva in giro l’Italia clericale e pre-divorzio.
Chissà se adesso sembra molto politicamente scorretto... forse no.
Specialmente il finale, in cui naturalmente vince Giulia Albizzi, ovvero il popolo.

Se non avete niente di meglio da fare, guardatelo: credo che vi divertirete anche voi.

Per il resto, quando i principi sono costretti a pagare alle "ragazze del popolo" una cifra cospicua – senza poter pensare di liquidarle con una collanina – non c’è che da rallegrarsi.  

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