Venerdì 10 febbraio
Forse perché sono cresciuto in una città dell’automobile, ma sono un fan di “Fast & Furious” e di "Mad Max", saga distopica che schiera sullo sfondo di un mondo apocalittico senza benzina con tribù di camionisti con bestioni cromati, sospensioni mostruose e pneumatici colossali che si sfidano nel deserto post nucleare. Guardando le immagini tv che vengono dal confine fra USA e Canada, sembra che quella fantasia sia diventata realtà: sempre più ponti e valichi sono bloccati da camionisti che stanno mettendo in ginocchio l’industria dell’auto. General Motors, Chrysler, Ford, Toyota stanno chiudendo stabilimenti perché non ricevono più pezzi per l’assemblaggio delle vetture, i camionisti chiedono le dimissioni del premier Trudeau, l’opinione pubblica chiede a Trudeau di sparargli addosso. Ne sentiremo ancora parlare, purtroppo, perché la cosa non solo non accenna a finire, ma è diventata “politica” e sta passando dall’America all’Europa.
All’origine di tutto ciò non ci sono i No vax, ma la famosa transizione elettrica: il futuro è fatto di camion elettrici senza autista, se non è oggi al massimo sarà domani.
Ed è fatto di auto elettriche, che non necessitano più i grandi stabilimenti, e tantomeno di tanti operai.
Le proteste di questi giorni ricordano quelle dei Gilet Jaunes di quattro anni fa, in Francia. Inaspettate, provocate da un aumento delle tasse sulla benzina che avrebbe dovuto favorire l’acquisto di auto elettriche o ibride, che però costavano troppo. In quattro anni non è stata trovata una vera soluzione.
In Italia la bolla scoppierà tra breve: licenziamenti di massa sono previsti nell’industria dell’auto che non ha saputo affrontare la transizione elettrica.
Si parla di 70.000 posti di lavoro in meno e del 20 per cento del PIL. Per un secolo il modello di sviluppo italiano è stato guidato dalla Fiat, ora però la Fiat non c’è più.
Quello che restava della Fiat, un tempo padrona della politica italiana ma da tempo decaduta e non attrezzata all’elettrico, è stata venduta alla Peugeot che, essendo per metà statale, privilegia l’occupazione nei propri stabilimenti in Francia.
I governi precedenti hanno lasciato fare. Toccherà al governo Draghi dire qualcosa, prima che il prossimo episodio di "Mad Max" sia girato nella pianura padana.
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