È il 7 gennaio 2008 quando l’autrice di questo romanzo, Valentina Mira, al tempo sedicenne, decide in modo ingenuo di andare a farsi la ceretta in un posto che di solito non frequenta. È via Acca Larentia. Se si digita la via su Google Maps, apparirà una croce celtica nera, così grossa da occupare quattro numeri civici.
Dal 7 gennaio 1978, in quella via si raduna tutta l’estrema destra di Roma, ed è quello lo spettacolo che si para davanti agli occhi di Valentina adolescente. Una moltitudine di persone vestite di nero, qualcuno con il bomber, molti con le teste rasate. Puntano le braccia destre al cielo. Quando una voce maschile urla “Camerati, attenti!”, loro rispondono “Presente”. Fra quelle persone vestite di nero ci sono Giuliano Castellino, leader di Forza Nuova, e Giorgia Meloni, al tempo ministro della Gioventù.
Ma questa storia, sebbene tratti di neofascismo, non parla di loro. Questa storia è, soprattutto, una storia d’amore.
Questa storia comincia una sera d’inverno, il 7 gennaio 1978. Davanti a una sede del Movimento sociale italiano nel quartiere Appio Latino, a Roma, vengono uccisi a colpi d’arma da fuoco due attivisti di destra. Da quel momento, i morti di Acca Larentia diventano icone intoccabili del neofascismo.
È necessario però riavvolgere il nastro a trent’anni prima, quando avvenne la cosiddetta strage di Acca Larentia. Quando cioè Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, due giovani appartenenti al movimento di estrema destra Fronte della gioventù, vennero uccisi da un gruppo di estrema sinistra davanti alla sede del partito Movimento Sociale Italiano. Uno di loro morì sul colpo, l’altro in ambulanza, mentre andava in ospedale.
Le indagini non portarono a nulla di fatto, e tutti gli accusati dell’omicidio furono assolti in primo grado per insufficienza di prove. Tutti tranne uno, uno che non fece in tempo, perché si impiccò nella cella del carcere in cui era rinchiuso (ma se si impiccò veramente, o se venne ucciso, è il grande tema intorno a cui ruota il libro).
Quest’uomo è Mario Scrocca, sua moglie è Rossella Scarponi, e Dalla stessa parte mi troverai parla di loro. È una storia d’amore, questa. D’amore e di lotta.
Li vediamo adolescenti, innamorati imbarazzati, goffi. Dopo soli tre anni che stanno insieme vanno a convivere. Poi fanno un figlio, Tiziano. Tutti dicono che sono troppo giovani, ma a loro non interessa. Sono incoscienti, o forse solo sognatori. Lottano per quello in cui credono.
Finché una notte a casa loro bussano i carabinieri. Chiedono a Rossella cose strane: dove vanno in vacanza di solito, che abitudini alimentari ha il loro bambino, se il loro rapporto è duraturo. Poi, senza troppe spiegazioni, arrestano Mario, lo portano al carcere Regina Coeli. E lì, dopo qualche giorno, lui muore. Si è ucciso? L’hanno ucciso? Una risposta ancora non è possibile darla, ma forse non è nemmeno questo il punto. Il punto lo spiega molto bene qui la stessa l’autrice.
Il punto è affermare con forza – ma non la forza che colleghiamo al concetto un po’ machista e un po’ stereotipato del militante perfetto –, affermare con forza insomma che ci sarebbe una responsabilità pubblica, e non di poco conto, anche se delle guardie penitenziarie avessero “solamente” letto su dei fogli l’intenzione del detenuto di suicidarsi e poi avessero lasciato che avvenisse. Una responsabilità c’è, soprattutto se si considera il contesto di una cella anti-impiccagione e la vicenda finisce proprio con un’impiccagione
Rossella non li ha, i soldi per una perizia medica o calligrafica, non li ha i soldi per verificare se veramente Mario si è impiccato, se veramente ha lasciato lui quelle lettere. Ha però la forza e la voglia di raccontare la sua storia, la sua versione dei fatti. E Valentina, che con un fascista è stata fidanzata, (e anche di quello racconta in questo libro) ha la delicatezza e il coraggio di accoglierla.
Il punto non è essere amiche, ma rendersi conto che esistono delle esperienze che possiamo avere in comune, proprio perché donne. Anche se diversissime tra di noi. Anche se di generazioni differenti. Come me e Rossella
Ha un nome, la cosa bellissima che le unisce, la scintilla dietro questo romanzo. Si chiama sorellanza.
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