“Quando avevo sedici anni, sono andato a vedere un film di François Truffaut, Adele H., incentrato sulla figura di una delle figlie di Victor Hugo. A un certo punto della storia, un fidanzato della giovane donna le manda un libro chiuso in un pacco regalo: il libro è la prima edizione, appena uscita, del capolavoro di suo padre, I miserabili. I miserabili era già allora il mio libro preferito, quello che in fondo mi ha fatto decidere anche di voler scrivere”
Finché esisterà, per opera di leggi e di costumi, una dannazione sociale che in piena civiltà crea artificialmente degli inferni e inquini di fatalità umana il destino, ch’è cosa divina: finché non saranno risolti i tre problemi del secolo, la degradazione dell’uomo nel proletariato, la decadenza della donna nella fame, l’atrofia dell’infanzia nelle tenebre; finché in talune regioni, sarà possibile l’asfissia sociale: in altri termini, e da un punto di vista ancora più vasto, finché ci saranno sulla terra ignoranza e miseria, libri della natura di questo potranno non essere inutili.
Nell’avvertenza in prima pagina del suo capolavoro, Victor Hugo, padre del Romanticismo francese, espone quelli che sono i motivi per cui, ancora oggi, la lettura de I miserabili si rivela estremamente necessaria.
Un libro sempiterno, a dir poco indispensabile, di quelli che si ergono imponenti e maestosi nello scaffale “aureo” di una libreria. Di quei libri dalle pagine un po’ingiallite che, con il passare del tempo, invecchiano insieme a noi. Di quei libri di cui parla appassionatamente Andrea Kerbaker, autore di romanzi e, in ultimo, della guida unica, sapiente e raffinata attraverso le vie, le piazze e i portici di Milano, Milano in 10 passeggiate (BUR, 2021).
Una grandiosa commedia umana, un romanzo epico ed enciclopedico, visionario e sentenzioso, "scritto per tutti i popoli" da un "patriota dell'umanità" in lotta contro le ingiustizie della società. Le beffe del caso e gli imperativi del destino, la colpa e la redenzione si incarnano in una galleria di tipi esemplari, da Jean Valjean al vescovo generoso, dalla buona prostituta Fantine al crudele poliziotto Javert. E ancora borghesi e rivoluzionari, orfani e galeotti, angeli e mostri... In un alternarsi di tinte fosche e luminose, Hugo riassume la propria visione del mondo e della storia.
Credo che ci siano dei libri che ti aspettano nelle librerie e diventano, man mano, una parte di te che ti accompagna nel tempo: per me I miserabili è sicuramente quel libro lì
Da una lettura entusiastica e ispirata alla bibliofilia più incallita: lo scrittore milanese racconta di come, dopo aver visto il film, abbia fatto di tutto, negli anni, per trovare l’esemplare della prima edizione dell’opera di Hugo e custodirla con cura nella propria biblioteca.
“Ci ho messo trent’anni ma l’ho trovato in una libreria di Roma dove il valore dell’edizione non era stato riconosciuto e ho potuto comperarlo a un prezzo piuttosto modesto – pur essendo l’opera composta da dieci volumi"
La prima edizione cui Andrea Kerbaker fa riferimento è quella del 1862, anno in cui il romanzo storico di Hugo fu pubblicato a Bruxelles. La prima edizione italiana fu pubblicata a Milano da Daelli tra il 1862 e il 1863 e, come accadeva a molti scrittori stranieri pubblicati nell’Ottocento, anche il nome di Victor Hugo fu tradotto in italiano, secondo quanto riportato dalle intestazioni di alcune schede di catalogo in cui troviamo scritto “Vittore Ugo”.
Gli adattamenti del romanzo
Tantissimi sono stati gli adattamenti del romanzo di Hugo che ha commosso generazioni di lettori in tutto il mondo. Tra le innumerevoli pellicole cinematografiche che si sono ispirate a I miserabili, le più recenti sono quella del 2000 con Gérard Depardieu, quella del 2012 diretta da Tom Hooper e ispirata alla versione musical del libro e il film del 2019 di Ladj Ly, rivisitazione contemporanea dell’opera. A proposito del musical Les Misérables, quest’ultimo è stato messo in scena da Cameron Mackintosh e Alain Boublil per la prima volta nel 1985, ha avuto più di 60 milioni di spettatori nel mondo e continua a essere rappresentato. Inoltre, liberamente ispirato all’opera, è stato anche realizzata una serie manga, scritta e disegnata da Takahiro Arai.
I miserabili è un’opera suddivisa in cinque volumi e ricopre un vasto arco di tempo, dal 1815 al 1832: ebbe enorme fortuna e divenne un punto di riferimento per il genere del romanzo sociale e umanitario dell’Ottocento. A sancirne l’immensa e immediata popolarità, il grande affresco della Francia postnapoleonica rappresentato dal punto di vista del comune, del quotidiano: una potente e colorita, talvolta retorica, interpretazione della sensibilità popolare. Il romanzo si compone di una moltitudine di personaggi, divenuti quasi emblematici: dai personaggi principali – tra cui Jean, Cosette, Marius, Fantine - alle figure più defilate che popolano i bassifondi di Parigi e le cui vite si intrecciano inevitabilmente con i grandi avvenimenti storici sullo sfondo.
La narrazione è imperniata attorno alla sventurata esistenza di Jean Valjean, un povero contadino ed ex galeotto, arrestato perché, spinto dalla miseria, aveva rubato un pezzo di pane. Dopo aver sperimentato, in carcere, ogni sorta di abbrutimento, si ritrova a essere un reietto, un miserabile, rifiutato da una società chiusa e ostile.
Significativo, in tal senso, è il celebre incontro tra Jean Valjean, appena uscito dal bagno penale, e la popolarissima figura del caritatevole vescovo di Digne, Bienvenu Myriel.
“Ecco. Mi chiamo Jean Valjean. Sono un galeotto e ho passato diciannove anni al bagno penale; m'hanno liberato da quattro giorni, son partito da Tolone, e non faccio che camminare; oggi ho fatto dodici leghe a piedi. Stasera, giunto in questo paese, sono andato a un albergo e m'hanno scacciato, per via del passaporto giallo che avevo dovuto presentare in municipio; sono andato in un altro albergo e m'hanno detto: Vattene! Sì, tanto l'uno che l'altro; nessuno m'ha voluto. Sono andato alla prigione, ma il carceriere non m'ha aperto; sono stato nella cuccia d'un cane e quel cane m'ha morsicato e m'ha scacciato, come se fosse un uomo: si sarebbe detto che sapeva chi ero. Sono andato lungo i campi per cercare un giaciglio sotto le stelle; ma non c'erano stelle e ho pensato che sarebbe piovuto, che non c'era buon Dio che impedisse di piovere, e sono rientrato in città per trovare riparo sotto una porta. Là nella piazza, stavo per coricarmi sopra una panca di pietra, quando una buona donna m'ha indicato la vostra casa e m'ha detto: 'Bussa lì.' E io ho bussato. Che luogo è, questo? Siete albergatori? Ho denaro, un gruzzoletto: centonove franchi e quindici soldi guadagnati al bagno, col lavoro di diciannove anni. Pagherò; che m'importa? Ho denaro, sono stanchissimo, ho fatto dodici leghe a piedi, ho fame. Volete che rimanga?”
I miserabili è un romanzo dedicato ai poveri e agli oppressi in nome di quell’investigazione del reale ardentemente sostenuta da Hugo. L’autore tratteggia un quadro realistico della società francese servendosi di quel pathos romantico, magniloquente e scopertamente esasperato che caratterizza gli scrittori in prosa della sua generazione.
Un libro cult intenso e di forte presa sull’emarginazione sociale, sulla crudeltà e sulla disperazione umane ma, ancor di più, sulle passioni, sui valori esemplari e i grandi ideali di un’epoca. Quel libro che ci ha aspettato per tanto in libreria e che ora, imponente e maestoso, ci accompagna indelebilmente nel tempo.
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