Scrittore poliedrico e chimico di formazione, Marco Malvaldi ci ha da tempo conquistato con i suoi gialli divertenti e ben costruiti e coinvolto con i suoi saggi scientifici divulgativi, in cui spiega concetti complessi in modo da farli comprendere anche ai non addetti ai lavori più a digiuno di certi argomenti. Le sue più recenti pubblicazioni comprendono Bolle di sapone, nuova commedia gialla con protagonisti gli acuti vecchietti del BarLume di Pineta e Il secondo principio, saggio che si pone l’obiettivo di spiegare il principio della termodinamica.
Una mente indubbiamente duttile quella di Malvaldi, che accosta scrittura e passione per la chimica, così come prima di lui ha fatto Primo Levi, gigante della letteratura italiana e autore de Il Sistema Periodico, che non a caso è proprio il libro cult che ci consiglia vivamente lo scrittore pisano.
Azoto, carbonio, idrogeno, oro, arsenico… Sono ventuno gli elementi chimici che danno il titolo ai racconti di questo libro, e ventuno i capitoli di un'autobiografia che per affinità e accostamenti corre sul filo di una storia personale e collettiva, affondando le radici nell'oscura qualità della materia, raccontando le storie di un mestiere «che è poi un caso particolare, una versione piú strenua del mestiere di vivere».
Vittima dell’Olocausto, sopravvissuto ad Auschwitz, con i suoi libri Se questo è un uomo, La Tregua e I sommersi e i salvati Primo Levi ci ha condotto per mano dentro l'orrore, mettendoci davanti all'impensabile, descrivendo la degradazione dell’uomo nei campi di sterminio nazisti e diventando testimone e simbolo della memoria di un momento tra i più cupi della storia dell'uomo.
Primo Levi è stato anche un chimico di professione prima e dopo la sua tragica deportazione ad Auschwitz. In realtà, anche durante i terribili giorni della prigionia ha utilizzato le sue conoscenze scientifiche nella fabbrica di gomma all’interno del campo e, dopo qualche mese, nel Kommando chimico, mostrando ai suoi aguzzini un lato utile che lo mantenesse in vita ed escogitando modi di ottenere razioni di cibo in più che lo aiutassero a sopravvivere.
Di questo parla egli stesso in Cerio, uno dei 21 racconti brevi che compongono Il Sistema Periodico, raccolta pubblicata nel 1975 che coniuga le due vocazioni di Primo Levi: quella per la narrativa e quella per la chimica, di cui egli ci rimanda sempre un’immagine epica, perché la considera un mezzo coerente ed affidabile per dare un ordine a ciò che sembra non avere senso.
Il titolo del libro deriva dalla tavola periodica degli elementi ideata nel 1869 dal chimico russo Dmitrij Ivanovič Mendeleev, che li dispose secondo il loro peso atomico progressivo.
Dopo Mendeleev ci si accorge che la materia è ordinata, non è disordinata, e quindi si ha ragione di supporre che l’intero universo sia ordinato e non disordinato. Per questo mi è piaciuto questo ambiguo titolo, anche se non dice molto a molti, e l’ho scelto come ordinatore di questi racconti
La maggior parte dei racconti ricostruiscono le tappe fondamentali della vita dell’autore in un memoriale del tutto particolare in cui egli accosta per analogia le caratteristiche peculiari di un dato elemento a vicende della sua vita personale e professionale, avendo così modo di raccontare anche dell’Italia, del fascismo, del popolo ebraico, lasciando trapelare tutto il carico di sofferenza del periodo storico in cui si è formato e ha vissuto.
Secondo Marco Malvaldi l’originalità e forza di quest’opera sta proprio in questo ricorso alle analogie del mondo della chimica per fare luce sulla quotidianità della vita e provare a comprenderla.
Primo Levi traccia una meravigliosa analogia fra i comportamenti degli elementi chimici e i comportamenti degli esseri umani, che dipendono entrambi dal contesto. (…) E’ un inno a quella che secondo me è la capacità mentale più importante dell’essere umano: l’analogia, la capacità di dire e di vedere quando “questo” si comporta come “quello”, anche se “questo” è un atomo e “quello” è un uomo, “questa” è un’equazione e “quello” è un fenomeno, “questa” è una malattia e “quelle” sono delle reti neurali. (...)Non c’è libro migliore per poter vedere tutto questo godendo al contempo del capolavoro di uno dei più grandi scrittori italiani di tutti i tempi.
E proprio grazie a questa rete di analogie, racconto dopo racconto, atomo dopo atomo, possiamo conoscere meglio Primo Levi: il ragazzo curioso e caparbio ma anche un po’ timido con le ragazze (ad esempio nei racconti Idrogeno e Zinco), l’amico fidato (Ferro), il partigiano (Oro), l’ebreo (Argon), il prigioniero (Cerio, Vanadio), lo scrittore (nei racconti non autobiografici come Piombo e Mercurio e nell'ultimo, bellissimo, Carbonio), il professionista instancabile che vive vittorie e sconfitte, miserie e gioie combattendo la sua personale battaglia con la materia di cui sono fatte le cose e la vita (ad esempio nei racconti Fosforo, Cromo, Azoto, Stagno, Potassio e Nichel).
Come gli elementi chimici ordinati in una tabella, proviamo così anche noi a dare ordine ad una vita straordinaria e tragica, ordinaria e immortale, segnata in modo indelebile da quell’odio inspiegabile che ha spezzato milioni di vite dentro e fuori i campi di concentramento.
Nel 2021 Einaudi ha pubblicato la raccolta "Auschwitz, città tranquilla", una raccolta di testi costruita dal Centro internazionale di studi Primo Levi che ci offre la sua visione e riflessione sulla maggiore tragedia collettiva del Novecento. Auschwitz è stato l'alfa e l'omega dell'opera di Primo Levi: l'alfa nel 1947 con "Se questo è un uomo"; l'omega quarant'anni piú tardi con il suo ultimo libro, "I sommersi e i salvati". Levi, però, non ha smesso mai di raccontare il Lager, e di indagarlo nell'atto stesso di raccontarlo.
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