In sceneggiatura vige la regola: prendi il tuo personaggio, mettilo nella posizione più scomoda che puoi immaginare e guarda come tenterà di uscirne.
Jules Verne, probabilmente, non conosceva ancora questo dogma quando nel 1872 pubblicò Il giro del mondo in 80 giorni, ma possiamo affermare che abbia senz’altro rispettato quel principio fondamentale che ha fatto del suo romanzo uno dei libri più conosciuti al mondo, la cui storia continua ad affascinarci da più di 100 anni.
Il giro del mondo in ottanta giorni è forse ancora oggi il romanzo più famoso e amato di Jules Verne: il flemmatico, inscalfibile, metodico Phileas Fogg e il suo fedele cameriere Passepartout formano un'indimenticabile coppia nella pirotecnica girandola di avventure nei luoghi più disparati del globo.
Il suo protagonista infatti, Phileas Fogg, è l’ultima persona che potremmo immaginare a destreggiarsi tra treni, piroscafi, zone impervie attraversate a dorso di elefante, salvataggi di bellissime donne indiane e assalti da parte di Indiani Sioux…
Eppure, nonostante all’inizio del libro Fogg ci appaia come un distinto e ricco gentleman i cui comportamenti si rivelano ai limiti dell’ossessivo (licenziereste mai un cameriere per aver portato l’acqua per radervi di qualche grado più fredda del dovuto? Lui sì), una volta messo in una situazione come intraprendere un viaggio per il mondo in 80 giorni, evolve, migliora, mostrando un’inaspettata abnegazione e un valoroso impegno nell’affrontare le difficoltà.
Di circa quarant’anni, biondo e di bell’aspetto, è proprio la sua posizione prestigiosa nell’alta società inglese a mettergli sotto al naso l’opportunità di uscire dalla ben scandita monotonia: al circolo londinese che frequenta regolarmente, il 2 ottobre si discute con scetticismo di come – grazie a una nuova ferrovia in India – sia possibile fare il giro del mondo in ottanta giorni. Fogg decide così di scommettere ventimila sterline che riuscirà a compiere l’impresa, partendo la sera stessa con l’intenzione di far ritorno la sera del 21 dicembre.
Senza perdere altro tempo, fa le valigie e parte con Jean, soprannominato Passepartout, il nuovo e già fedele cameriere che lo seguirà con entusiasmo nell’avventura.
Tra un treno da Londra a Brindisi e un piroscafo in direzione di Suez, è qui che il detective di Scotland Yard di nome Fix, inviato da Londra per trovare il rapinatore della Banca d’Inghilterra, si convince che sia Fogg il bandito e decide di seguirlo sulla nave che lui e Passepartout prendono per dirigersi a Bombay.
Da qui inizia la vera avventura: la ferrovia in India si rivelerà non ancora terminata e un tratto sarà da percorrere a dorso di elefante, facendo una deviazione che permetterà ai protagonisti di salvare Adua, giovane donna sposata contro il suo volere a un rajah ora deceduto, costretta a dover morire insieme a lui.
Da Calcutta a Hong Kong, tallonati da Fix e in compagnia della bella ragazza, si sposteranno in Giappone e poi da San Francisco fino a New York. Molti ostacoli si frapporranno tra loro e l’obiettivo, in un rintocco di ore, giorni e pericoli, fino a fare ritorno a Londra.
Fix riuscirà ad arrestare Fogg? E quest’ultimo arriverà al club in tempo per vincere la scommessa?
Un libro incredibile non solo perché ti faceva letteralmente girare il mondo, ma perché con il suo approccio curioso all’altro e al viaggio, ti dava la possibilità di comprendere che oltre alla tua cameretta – alla mia cameretta – c’erano un sacco di mondi da esplorare
Francesco Filippi, che abbiamo intervistato in occasione del suo nuovo libro Guida semiseria per aspiranti storici social, conosce già la risposta ed è certo che dovreste scoprirla anche voi.
Il grande storico della mentalità afferma infatti che ancora oggi non smette di stupirsi come faceva Passepartout di fronte alle meraviglie del mondo, per questo designa Il giro del mondo in 80 giorni come uno dei suoi libri cult (un altro, se siete curiosi, è Il Signore degli Anelli) e invita a perdersi con la fantasia nell’avventura che Jules Verne – in un clima di grande progresso tecnologico dovuto alla seconda Rivoluzione industriale – ha unito a quegli elementi tecnico-scientifici che permettono all’esperienza umana di spingersi, passo dopo passo, sempre un po’ più avanti.
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