Silvia Pareschi, traduttrice di ventennale esperienza, ci è venuta recentemente a trovare per parlarci del suo lavoro e della sua ultima fatica, ovvero la traduzione del libro Manifesto criminale di Colson Whitehead. Potete trovare la sua intervista qui.
Con lo stesso entusiasmo con cui ci ha parlato del suo lavoro, ha poi accolto la nostra richiesta di consigliarci un libro che in qualche modo avesse segnato la sua vita, anche lavorativa. La sua scelta è ricaduta su La breve favolosa vita di Oscar Wao di Junot Díaz, per altro da lei tradotto.
Già dal titolo si capisce che questo romanzo non avrà un lieto fine classico. Ma non importa. Perché la vita di Oscar – ribattezzato Wao da un amico che storpia il nome di Wilde – è davvero favolosa.
Un romanzo sorprendente, originale, stratificato. Tanto riuscito da far vincere al suo autore il Premio Pulitzer per la narrativa nel 2008.
La storia è quella di Oscar Wao, diciottenne di origini dominicane nato e cresciuto negli Stati Uniti con sua madre e sua sorella. Un adolescente sovrappeso, con grandi occhiali, una pettinatura afro, e una passione smodata, quasi ossessiva, per fantascienza, fantasy e giochi di ruolo. Insomma, la quintessenza del nerd che le ragazze ignorano e che per nulla rispecchia l’ambiente machista dei domenicani trapiantati nel New Jersey.
Ma la storia è anche quella della famiglia di Oscar, che occupa tutta la parte centrale del romanzo ed è narrata attraverso il punto di vista dei suoi diversi componenti, che si alternano formando un cerchio narrativo solidissimo intorno a Oscar.
E tra flashback e ricche note a piè di pagina, ecco che è anche la storia di Santo Domingo, oppressa per trent’anni dalla infame dittatura di Rafael Trujillo di cui l’autore ricostruisce tutta l’atrocità e viltà.
Siamo di fronte, quindi, ad un romanzo poliedrico, che parte come la storia di un adolescente e diventa una saga familiare, che ha le atmosfere e a tratti l’ironia di un romanzo di costume ma cela l’anima di un romanzo di denuncia verso un regime di terrore, capace di isolare un intero paese dal resto del mondo.
Il tutto è narrato con un linguaggio che mescola in modo sorprendentemente fluido e innovativo lo spanglish e la lingua dei nerd, e snocciola riferimenti a fantascienza e fantasy. Per i lettori che dovessero incespicare nella comprensione, nessuna paura: l’autore ha anche previsto due utili dizionarietti alla fine del libro che supportano la lettura.
È un libro che colpisce, perché apre tantissimi mondi e punti di vista attraverso la lingua e attraverso l’immaginario. Uno dei migliori libri degli ultimi trent’anni
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