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Mirco Mariani degli Extraliscio e Sveva Casati Modignani raccontano Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi

C'è un libro che mi ha cambiato la vita: Le avventure di Pinocchio, di Carlo Collodi. Per essersi inventato una favola di quel tipo, Collodi doveva essere veramente un illuminato. Intanto, per le parole che vengono usate e poi per la storia, che è una storia che non finirà mai. Esistono storie che non finiranno mai e, secondo me, la favola di Pinocchio è una delle più eterne che ci sia”

Mirco Mariani degli Extraliscio

C’era una volta un pezzo di legno.

La storia di quel semplice pezzo di legno da catasta, “di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze”, quella “storia così strana da non potersi credere” è diventata una delle fiabe più conosciute al mondo, un capolavoro assoluto della letteratura per l’infanzia, una storia eterna per lettori di tutte le età.

Una di quelle storie che non finiscono mai e in cui, anche a distanza di anni, è bello perdersi, come il sognante titolo dell’ultimo album degli Extraliscio e come testimonia Mirco Mariani, voce e chitarra del gruppo musicale del punk da balera che, nello svelare il suo libro cult, racconta proprio la storia del burattino monello e disobbedente più famoso al mondo e di come Le avventure di Pinocchio, di Carlo Collodi, gli abbia cambiato la vita.

Pinocchio
Pinocchio Di Carlo Collodi;

Fine di questa edizione e di questo commento è avvicinare il lettore a un testo affidabile di Pinocchio e insieme favorire la sua libera lettura con l'offrirgli chiarimenti e riferimenti su ogni fatto stilistico, linguistico, oggettuale, storico, strutturale, simbolico e allusivo

Sveva Casati Modignani, pseudonimo letterario di Bice Cairati (e del marito Nullo Cantaroni, quando ancora era in vita), autrice di punta della narrativa rosa in Italia – il cui ultimo libro, L’amore fa miracoli (Sperling & Kupfer, 2021) è attualmente tra i primi dieci in classifica - non crede di essersi mai imbattuta in libri che le hanno cambiato la vita, “ma certamente una delle prime letture che mi ha influenzata per il resto della mia vita è Pinocchio, il libro di Collodi famoso in tutto il mondo che è la storia, inutile che ve lo dica, di questo burattino col naso che si allunga perché racconta le bugie.”

È un romanzo non solo per l’infanzia, ma anche per l’età adulta, è una storia di vita meravigliosa

Sveva Casati Modignani

Pinocchio non è solo uno dei più grandi bestseller di tutti i tempi, ma rappresenta anche un caso significativo nell’editoria della seconda metà dell’Ottocento. Lo scrittore, umorista e patriota Carlo Lorenzini (1826 – 1890), che si firmava Collodi in onore del paese natale della madre Angiolina – il paese era una frazione del borgo di Pescia, in provincia di Pistoia – aveva inviato a Guido Biagi, allora redattore e co-fondatore del “Giornale per i bambini”, quella che aveva definito una “bambinata”. Bambinata che suscitò il profondo interesse di Biagi, il quale non esitò a pubblicare il racconto a puntate: tra il 7 luglio e il 27 ottobre 1881 La storia di un burattino; tra il 16 febbraio 1882 e il 25 gennaio 1883 Le avventure di Pinocchio. Il primo finale della storia vedeva Pinocchio impiccato ad una quercia dal gatto e la volpe. I lettori protestarono e il giornale convinse Collodi a modificare l’epilogo, che ora vede Pinocchio trasformato in un bambino dalla Fata Turchina.

Il successo strepitoso registrato dal giornale, con una diffusione di ben 25mila copie, aveva sollecitato l’editore Felice Paggi a raccogliere immediatamente in volume la storia di Pinocchio, rivista dall’autore e con le illustrazioni di Enrico Mazzanti. L’opera, nel 1907, giunse al traguardo delle 500mila copie e nel 1920 al milione. Tra le diverse edizioni italiane, pregevole fu quella del 1911, illustrata da Attilio Mussino e pubblicata dalla casa editrice Bemporad.

Sono passati 140 anni da quel 1881. Dalla versione disneyana alla meravigliosa edizione illustrata da MinaLima; dallo sceneggiato Rai del 1972 di Luigi Comencini ai disegni di Aurelio Galleppini, il celebre papà di Tex, che illustrò Pinocchio nel 1950 per l’editore Nerbini; dal ritmo brioso del famosissimo brano di Edoardo Bennato al cinema d’autore di Matteo Garrone nel 2019: Le avventure di Pinocchio, diventato subito un bestseller, non ha mai smesso di esserlo e aiuta ancora i lettori a capire l’oggi.

Non a caso, Carlo Collodi è l’autore italiano più letto all’estero e la sua opera è stata pubblicata in 240 lingue: è il libro più tradotto di sempre dopo la Bibbia e il Corano.

Il burattino più amato d'Italia

Numerose sono le iniziative che celebrano i 140 anni dalla nascita della storia di Pinocchio: dall’esposizione dell’artista Filippo Sassoli all’interno del Parco di Pinocchio della Fondazione Collodi di Pescia, all’apertura ufficiale del “Campo dei miracoli” a Borello (Cesena), un parco dedicato a Pinocchio, ideato e finanziato a proprie spese da un ex imprenditore borellese appassionato delle avventure del burattino di legno.

Le avventure di Pinocchio è un libro cult per eccellenza. Basti pensare a tutte le espressioni entrate nell’uso comune che traggono origine da questa favola: il “paese dei balocchi”, di un luogo in cui libertà e divertimento sono incontenibili e incondizionati, il termine “asino” riferito ai bambini svogliati e per niente studiosi, “grillo parlante” a indicare quella coscienza che prude. Oppure pensiamo a tutti quei personaggi-simbolo del nostro immaginario collettivo: il Gatto e la Volpe, gli imbroglioni per antonomasia, o la Bambina dai capelli turchini, meglio nota come fata turchina, a simboleggiare ogni magica virtù.

Sotto il messaggio edificante del burattino discolo che dopo molte disavventure si trasforma in un assennato fanciullo, sotto il racconto vivo, alacre e fiabesco delle sue peripezie, si può scorgere la sapienza psicologica dell’autore nel narrare inquietudini per nulla conformistiche. Pinocchio rappresenta quella simpatia per le monellerie, per l’irregolare, per il ribelle e per la libertà sfrenata in cui ci riconosciamo e che rimpiangiamo quando diventiamo adulti.

Ma l’eredità di Carlo Collodi è eterna e indelebile e ci dimostra che ancora abbiamo bisogno di Pinocchio e delle sue avventure…

…e questa non è una bugia.

“Com’ero buffo, quand’ero un burattino! E come sono contento ora di esser diventato un ragazzino perbene.”

 

 

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Gli album degli Extraliscio e i libri di Sveva Casati Modignani

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Conosci l'autore

Carlo Lorenzini, più noto con lo pseudonimo di Collodi (dal nome del paese natale della madre), nasce a Firenze il 24 novembre 1826. La madre, Angelina Orzali, benché diplomata come maestra elementare, fa la cameriera per l'illustre casato toscano dei Garzoni Venturi e in seguito presso la ricca famiglia Ginori di Firenze. Il padre Domenico Lorenzini, lavora come cuoco per gli stessi marchesi Ginori.Primogenito di una numerosa famiglia (ma dei 10 fratelli ne moriranno 6 in tenera età), Carlo frequenta le elementari a Collodi, affidato ad una zia. Malgrado il carattere vivace, viene avviato agli studi ecclesiastici presso il Seminario di Val d'Elsa e poi dai Padri Scolopi di Firenze.Quando il fratello Paolo Lorenzini diventa dirigente nella Manifattura Ginori, la famiglia acquista finalmente un po' di serenità e di agiatezza, e Carlo può iniziare la carriera di impiegato e di giornalista. Nel 1848, partecipa come volontario alla prima Guerra d'Indipendenza nelle file dei mazziniani. Nell'estate dello stesso anno fonda il quotidiano di satira politica "Il Lampione", ben presto soppresso dalla censura - in seguito alla restaurazione del '49 del Granduca Leopoldo - e riaperto undici anni dopo, per la tenacia del fondatore, in occasione del plebiscito sull'annessione al Piemonte. In quell'arco di tempo, il foglio satirico viene sostituito dal giornale di carattere strettamente teatrale "Scaramuccia". Nel 1856 scrive il libro Un romanzo in vapore a cui fa seguito Il viaggio per l'Italia di Giannettino. Nel '59, spinto dagli ideali del patriottismo, partecipa alla seconda Guerra d'Indipendenza.Dopo il 1860 è censore teatrale e poi impiegato presso la prefettura di Firenze. Scrive in seguito vari libri, ottenendo i migliori risultati nel campo della letteratura per l’infanzia.Collodi collabora, fino al 1875, a numerosi giornali; scrive pure romanzi e drammi teatrali, nessuno dei quali però di particolare valore creativo.Il primo testo dedicato all'infanzia è del 1876: I racconti delle fate, traduzioni di fiabe francesi commissionate dalla libreria editrice Paggi. Da allora, Collodi si cimenta nel genere della letteratura infantile, con la realizzazione di una serie di testi scolastici che lo rendono un benemerito dell'istruzione pubblica nell'Italia appena unita.La vera notorietà di Collodi arriva, però, con la pubblicazione del romanzo Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino. Pubblicato inizialmente a puntate, a partire dal 7 luglio 1881, sul "Giornale per i bambini" di Ferdinando Martini, con il titolo di Storia di un burattino, esce integralmente nel 1883 sempre con l'editore Felice Paggi di Firenze. Senza conoscere il successo straordinario della sua opera, Carlo Collodi muore il 26 ottobre 1890 a Firenze.Le sue carte, donate dalla famiglia, sono conservate nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.Mentre le prime opere sono guidate da un intento scopertamente educativo-scolastico, Pinocchio si pone come una storia di grande carica umana: le straordinarie peripezie del ragazzo-burattino, le scoperte ora gioiose ora dolenti che egli fa del mondo e della vita, i suoi scatti di ribellione e i suoi pentimenti, la sua ansia di giustizia, le sue speranze e i suoi crucci, si compongono in un racconto nitidissimo, che è da tempo giudicato un vero classico e, tradotto in molte lingue, costituisce il capolavoro della letteratura italiana dell’Ottocento più conosciuto nel mondo. Di recente la critica ha studiato i vari risvolti del libro e le motivazioni anche inconsce che gli sono sottese, sottolineando come esso trascenda i limiti della letteratura per l’infanzia (ritratto della situazione sociale e culturale di un’Italia povera e contadina, allegoria della favolosa condizione infantile, celebrazione della libertà e dello slancio della fantasia contro le regole del perbenismo borghese ecc.). Questo atteggiamento ha condotto anche a un rinnovato interesse per altre opere collodiane, tra cui i Racconti delle fate (1875).Fonti: Italica Rai, Enciclopedia della Letteratura Garzanti 2007La copertina della prima edizione completa in volume dell'opera di Collodi

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