Alessandro Robecchi, giornalista, nota voce di Radio Popolare e scrittore di successo, è stato nostro ospite per un’intervista incentrata soprattutto sul suo nuovo libro Una piccola questione di cuore.
Qui potete leggere e ascoltare la nostra chiacchierata con Robecchi e, se siete interessati ad una recensione del suo romanzo, potete leggerne una molto interessante a questo link.
Interrogato su quale fosse il suo libro cult da consigliare ai nostri lettori, non ha avuto dubbi e ci ha suggerito con grande entusiasmo Racconti di Pietroburgo di Nikolaj Gogol
Tuffatevi in quei racconti come si farebbe in una piscina e ogni angolo vi sorprenderà, ogni riga conterrà un’ironia molto sottile e molto malinconica che vi resterà appiccicata per parecchio tempo
Pietroburgo non è una città: è un progetto, un sogno, un miraggio, un'allucinazione, o un incubo, se volete, ma non è una città. E non c'è un autore che meglio di Gogol' abbia visto e reso tangibile la sua realtà. I suoi "Racconti di Pietroburgo" ci restituiscono l'essenza di questa città, che è la cultura che vi è germinata.
I racconti inseriti in questa raccolta sono cinque: La prospettiva Nevskij - Il naso - Il ritratto - Il cappotto - Memorie di un pazzo. Sono tutti ambientati nella città di San Pietroburgo di metà Ottocento, che si mostra in tutto lo splendore della Prospettiva Nevskij, delle carrozze, delle luci dei negozi e delle dimore signorili o dei viali lungo le acque della Neva, ma anche nella sinistra inquietudine dell’ombra e del fango, del freddo e della miseria dei vicoli e dell’indifferenza della gente. Un personaggio anch'essa, dalla forza dirompente.
In questi racconti si coglie la cifra gogoliana in cui il sarcasmo e l’ironia sono mischiati con una malinconia morbida ma che riesce a ferirti.
In ogni racconto Gogol prova a indagare nella nostra umanità fatta di contraddizioni, di conflitti banali, di quotidiani patimenti rivelandoci la più nuda verità: che siamo sempre in balia del destino, di un evento casuale che può sconvolgere anche la più regolare delle esistenze. Ma lo fa senza eccessi drammatici, con un tono spesso leggero, ironico, sarcastico, sebbene non privo di commovente malinconia.
I suoi antieroi non vincono mai, eppure Gogol ci racconta le loro storie senza cadere nel patetico, riuscendo in questo scopo utilizzando elementi stravaganti, bizzarri, perfino sovrannaturali, che offrono un’alternativa alla prospettiva opprimente del reale. È così che ci ritroviamo tra le strade di San Pietroburgo a inseguire un naso o a danzare con addosso un cappotto nuovo, sospesi tra sogno e realtà. Anche se, alla fine, il risveglio sarà sempre brusco, perché nulla può nascondere la mediocrità umana.
Ma più strani di tutto sono i fatti che accadono sulla Prospettiva Nevskij. Oh, non fidatevi della Prospettiva Nevskij! Quando ci passo, m’avvolgo sempre più stretto nel mantello, e mi sforzo di non guardare gli oggetti che mi vengono incontro. Tutto è inganno, tutto è sogno, tutto è differente da quel che appare!
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