Centottanta anni fa, nel 1843, a Londra, Charles Dickens pubblicava per Champman & Hall A Christmas Carol. In Prose. Being a Ghost-Story of Christmas, tradotto poi come Il Canto di Natale. E cioè, in prosa, Una storia natalizia di spettri.
Tintinnare di monete e frusciare di banconote: solo a questo pensa il vecchio e avaro Ebenezer Scrooge. Ma tutto cambia nella magica e spaventosa notte di Natale quando Scrooge riceve la visita di tre spiriti che lo costringono ad aprire finalmente gli occhi. E il cuore. La più celebre storia di Natale, toccante parabola fantastica di Charles Dickens, in un volume illustrato da Iacopo Bruno. Età di lettura: da 8 anni.
È la storia di Ebenezer Scrooge, banchiere vecchio, tirchio e avaro che riceve, la notte della vigilia di Natale, la visita di una serie di spettri che cercano di ammonirlo riguardo il suo stile di vita. Il primo fantasma che gli si presenta davanti è quello del suo ex socio in affari, Jacob Marley, morto sette anni prima quello stesso giorno. Marley si presenta come una visione terribile: attorno alla vita porta una catena forgiata di timbri, portamonete, assegni e banconote, ossia cose che gli hanno impedito (a suo stesso dire) di fare del bene agli altri.
Rimpiange il suo stesso egoismo e ammonisce Scrooge riguardo la vita che sta conducendo, avvertendolo che la catena che si sta forgiando lui stesso è ben più pesante. Introduce infine l’arrivo dei successivi tre fantasmi che faranno visita al banchiere: quello del Natale Passato, Presente e Futuro. Dopo le visioni che tutti e tre gli spettri gli sottopongono, Scrooge si redimerà e ne uscirà un uomo cambiato, più generoso e gentile.
L’opera è una tra le più famose dell’autore, scritta in un periodo durante il quale i Britannici stavano rivalutando le tradizioni natalizie, riportando in auge alberi di natale e cartoline d’auguri. Fu il racconto giusto al momento giusto, tant’è che la prima edizione andò esaurita il giorno di Natale.
La nuova e rinnovata atmosfera natalizia, e la visita che fece alla Field Lane Ragged School, istituto per i bambini poveri di strada a Londra, furono di grande ispirazione per Dickens che, fedele al suo stile irriverente e polemico, critica in modo sarcastico le classi alte della Londra Vittoriana.
Dickens, che ancora bambino aveva conosciuto sulla sua stessa pelle lo sfruttamento del lavoro minorile in fabbrica e la povertà, trasforma il Canto un romanzo di denuncia sociale, dal quale emerge forte il tema della solidarietà. Unisce così l’autobiografismo agli stilemi del romanzo gotico, di cui era appassionato, dando un’impronta perturbante a un romanzo di Natale.
Come scrive Gianrico Carofiglio nell’introduzione del volume edito da Rizzoli, Il Canto di Natale è un romanzo sociale, un racconto gotico, una favola commovente che dipinge in maniera caricaturale ma anche poetica la vita nel periodo vittoriano. Ebenezer Scrooge e l’arco narrativo che compie, e che lo porta a cambiare radicalmente alla fine del romanzo, diventano un'allegoria sulla possibilità di cambiare il proprio destino.
Ma perché allora, pur essendo stato scritto centottant’anni fa, il Canto di Natale rimane un classico ed è ancora in grado di produrre al lettore moderno una commozione universale?
Il Canto di Natale è un dramma diviso in cinque atti, durante il quale il protagonista viene portato a un profondo cambiamento da tre spiriti. Le apparizioni che compaiono a Scrooge si aprono e chiudono tra un sipario e l’altro, e le stesse tende del baldacchino dove dorme diventano quinte teatrali.
Dal punto di vista tecnico la storia è piuttosto semplice, tanto da risolversi con un deus ex machina: il cambiamento radicale di Scrooge avviene troppo in fretta e i personaggi sono bidimensionali, con poco spessore e poca profondità. La storia è ricca di simbolicità religiose e melodrammaticità. È un racconto fantastico che racchiude verità profonde.
È grazie allo stile di Dickens, alla sua scrittura, che il Canto assume i tratti della fiaba, denunciando le condizioni sociali e politiche e riuscendo a commuovere. Il lettore viene trascinato dentro alla storia, prima grazie alla dimensione visiva e poi tramite evocazioni impalpabili che coinvolgono tutti i sensi.
Si sente il freddo dell’inverno, si sentono i profumi dei cenoni della vigilia che vengono preparati, si sentono le campane e il clangore delle catene dei fantasmi; si vede lo studiolo dell’impiegato Bob Cratchit e si vede la gigantesca dimora, fredda e asettica di Scrooge.
A contribuire alla longevità del celebre racconto ci sono di sicuro le moltissime rielaborazioni: dal Canto di Natale di Topolino a Festa di Natale in Casa Muppet; esiste persino una versione di A Christmas Carol di Barbie. Non solo, il personaggio di Paperon de Paperoni (in inglese, Uncle Scrooge) è fortemente ispirato a Ebenezer Scrooge.
A Christmas Carol è una storia che coglie una serie di aspetti del Natale, rivalutati nello specifico periodo vittoriano, e poi rimasti punti fissi per la concezione del Natale così come elaborata da noi Occidentali. La sua rilettura diventa, quindi, una specie di rito per evocare l’atmosfera e lo spirito del Natale.
In questo piccolo libro di spiriti ho cercato di evocare lo spirito di un’idea, che non porterà malumore ai miei lettori nè verso se stessi, nè l’uno verso l’altro, nè verso il periodo dell’anno, e neanche verso di me. Che esso possa visitare con piacevolezza le loro case, e che nessuno si auguri di esorcizzarlo. Il loro fedele e umile amico
Scopri altri poeti
Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone? Scrivi alla redazione!
Conosci l'autore
Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente
Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente