Cos'è una poesia
Una poesia è un esercizio di dissidenza, una professione di incredulità nell’onnipotenza di ciò che è visibile, stabile, appreso. Una poesia è una forma di apostasia. Non c’è vera poesia che non faccia del soggetto un fuorilegge. Una poesia obbliga a pernottare nella solitudine dei boschi, in campi innevati, in rive incontaminate. Che altra verità esiste nel mondo se non quella che non appartiene a questo mondo? Una poesia non cerca l’inesprimibile: non c’è uomo pio che, nella concitazione della sua pietà, non lo cerchi. Una poesia restituisce l’inesprimibile. Una poesia non conquista la purezza che affascina il mondo. Una poesia abbraccia precisamente l’impurezza che il mondo ripudia.
(Da José Tolentino Mendonça, Estranei alla terra, Traduzione di Teresa Bartolomei, Prefazione di Alessandro Zaccuri, Crocetti, Milano 2023)
Molte volte ci viene chiesto che cosa sia la poesia. A questa domanda elementare cerca di rispondere (o forse si aggira nei dintorni di essa) José Tolentino Mendonça, nato nell’isola di Madeira, in Portogallo, nel 1965. Lo fa in un componimento scritto in prosa, come a guardare la poesia al tempo stesso da dentro e da fuori (è infatti una prosa-poesia). Esso è contenuto nel libro La strada bianca, 2005, ora raccolto in traduzione italiana, con testo portoghese a fronte, in Estranei alla terra, Crocetti, 2023.
Come è ovvio, le ipotesi di risposta contenute nel testo sono molteplici, ma vanno in una direzione convergente. Il primo punto messo in luce è chiaro e radicale: la poesia è un esercizio di dissidenza. Se consideriamo che Tolentino scrive questo testo da sacerdote (oggi è cardinale ed è Prefetto del Dicastero vaticano per la Cultura e l’Educazione), ci chiediamo che cosa intenda per dissidenza. Ed ecco che la parola ci si spalanca in tutta la vastità dei suoi significati. Indica un atteggiamento di oltranza, lo sguardo di chi non si ferma, di chi non accetta la realtà come ci si mostra (torna in mente Montale: «[…] gli scorni di chi crede / che la realtà sia quella che si vede»). Infatti il testo prosegue parlando di una «professione di incredulità nell’onnipotenza di ciò che è visibile».
Il volume presenta al lettore italiano due dei libri più importanti di José Tolentino Mendonça, poeta tra i più influenti nella letteratura contemporanea di lingua portoghese. Ad accomunare "Strada bianca" (2005) e "Teoria della frontiera" (2017) è la testimonianza di un autore che riconosce nella poesia “una forma di apostasia” rispetto ad appartenenze e credenze altrimenti date per scontate.
Seduti di fronte ai nostri schermi, di varie forme e specie, abbiamo le immagini negli occhi e la loro realtà pare irrefutabile, assoluta, come quella quotidiana che scorgiamo uscendo dalle nostre case. La poesia sospende l’abitudine, obbliga a interrogarsi sullo sguardo. Davvero quello che vedo è tutto, è la totalità della posta in gioco? O forse c’è un significato più profondo, più pieno, più umano che non riesco a riconoscere? Si tratta di disinnescare l’abitudine del cuore, di metterlo alla prova. Immaginiamo di guardare con altri occhi, da altre feritoie: ecco il suggerimento della poesia. Non è scontato che le cose esistano.
Perciò la poesia è anche una apostasia: l’abbandono di un partito preso, per riscoprire il vivente. E il poeta (ma anche il lettore) è all’improvviso libero dalle maglie che lo stringono e dagli schemi imposti: cerca, come ancora Montale suggeriva, un varco, l’anello che non tiene. Non la legge, dunque, ma il suo punto di rottura, dove può generarsi dal nulla, inatteso, un miracolo, cioè l’infrazione di ogni ordine dato, una rivelazione purissima, gratuita. La poesia obbliga, dice ancora il testo, a pernottare nella solitudine dei boschi. Ci porta a un passo da ciò che non abbiamo ancora visto: una verità. E questa verità che la poesia insegue non è del mondo (è, semmai, nel mondo). Se dopo i boschi il testo cita delle «rive incontaminate», alla fine sorge l’immagine dell’impurità rifiutata dal mondo, in cui invece il poeta fissa lo sguardo.
Proprio ciò che il mondo rifiuta è il cuore pulsante della scoperta instancabile della poesia. Essa trasforma la negazione in un sì più pieno, più compiuto, che non esclude, ma invita, che non tiene fuori, ma accoglie. Sotto la superficie che il mondo adora, più a fondo: lì la poesia apre uno spiraglio, su altro.
Di
| Crocetti, 2023Di
| Piemme, 2023Di
| Vita e Pensiero, 2023Di
| Qiqajon, 2022Di
| Edizioni Romena, 2021Di
| Vita e Pensiero, 2021Di
| Edizioni Romena, 2020Di
| Vita e Pensiero, 2019Di
| Vita e Pensiero, 2018Di
| San Paolo Edizioni, 2017Di
| Vita e Pensiero, 2016Di
| San Paolo Edizioni, 2016Di
| Paoline Editoriale Libri, 2011Scopri altri poeti
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